Lavis. È l’8 giugno 1989. Il Consiglio Comunale di Lavis si incontra in seduta ordinaria. A guidare la Giunta è il sindaco Cornelio Moser. In quella seduta il Consiglio vota all’unanimità un ordine del giorno particolare: «Ordine del giorno contro la repressione in atto in Cina».
Sono gli anni della Guerra Fredda. Anzi, gli anni finali di quel conflitto, militare e ideologico, iniziato nel 1947 che ha visto contrapporsi due blocchi: quello occidentale rappresentato dagli USA e dalla Nato e quello orientale dell’URSS e del Patto di Varsavia. Sono stati anni, soprattutto quelli compresi fra il 1980 e il 1989, segnati dalla paura di un conflitto termonucleare che avrebbe sicuramente portato la razza umana sull’orlo dell’estinzione.
Ma gli anni Ottanta vedono anche un lento e progressivo deterioramento dei regimi comunisti europei. In Polonia sarà il sindacato di Solidarnosc a battersi contro il regime. Ma nel giugno del 1988 succede un fatto che sconvolge il mondo. In Cina, a Pechino nella poi diventata famosa Piazza Tienanmen, il 4 giugno studenti e operai, scesi in piazza per chiedere libertà e democrazia, vengono massacrati dall’esercito comunista cinese: le vittime, stando ai dati della Croce Rossa, furono più di duemila.
È un fatto, quello di Piazza Tienanmen, che fa riflettere l’intera opinione pubblica. E la classe dirigente lavisana, di quel lontano 1989, non si tira indietro. Con voto unanime il Consiglio Comunale prende posizione contro il regime comunista cinese, e approva il seguente ordine del giorno:
Non è il primo atto di denuncia contro i regimi totalitari del tempo. Nel dicembre del 1981, sempre il Consiglio Comunale, ma questa volta non all’unanimità, vota una mozione, presentata dal Partito Socialista, sui fatti della Polonia come segno di solidarietà nei confronti del sindacato anticomunista Solidarnosc. La mozione passa con 16 voti favorevoli, 1 contrario, 1 astenuto.
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