Lavis. Il fiume Avisio era conosciuto nell’ottocento anche come “l’orso del Tirolo”. Dopo grandi piogge si ingrossava e diventava pericoloso. La portata d’acqua aumentava vistosamente e durante il suo percorso dalla Marmolada all’Adige spazzava via ogni genere di materiale che trovava nel suo cammino.
Molte volte le cose che non finivano nell’Adige ma restavano impigliate nel largo letto dell’Avisio verso i Vodi, specialmente i legnami che i lavisani recuperavano per riscaldarsi l’inverno.
Proprio dopo una di queste piene, negli anni 10 del secolo scorso, Luigi Depaoli trovò fra il materiale trasportato dalla furia delle acque un Cristo scolpito in legno. La statua era mancante di un braccio e il tutto assai malconcio. Luigi lo raccolse e lo portò a casa. Iniziò una ricerca per trovare il proprietario nelle valli alte dell’Avisio, però senza risultato.
Luigi Depaoli, nativo di Campitello di Fassa, da alcuni anni abitava a Lavis dove era sposato con Elvira Endrizzi e di professione faceva il pittore. In gioventù aveva frequentato la scuola di Pozza di Fassa dove aveva studiato anche disegno e scultura.
Si mise di buona lena per restaurare il Cristo ricostruendo ambedue le braccia e sistemando le parti malconcie. Con il fratello Giovanni decise di costruire anche la croce mancante con un tettuccio per protegge l’opera d’arte
Trovarono anche un posto per posizionare il crocifisso restaurato proprio vicino alla loro loro abitazione sul Pristol.
Il crocefisso rimase al suo posto per molti anni, esposto alle intemperie e con la sola protezione del piccolo tettuccio costruito dai fratelli Depaoli. Nel maggio del 1987, visto che si trovava in pessime condizioni, sorse un comitato su iniziativa del Circolo Pensionati e Anziani di Lavis per proporre un nuovo restauro del crocifisso. Il comitato con a capo Arturo Tomasi, Luigi Refatti e il pittore Ettore Bevilacqua si recò dalla Beppina, figlia di Luigi Depaoli, per chiedere il permesso di restaurare il crocifisso.
La Beppina accettò però a una condizione:
E difatti 10 metri sopra la piazzetta dove era posizionato il Cristo venne messo a disposizione di Ettore Bevilacqua un locale con la funzione di laboratorio di restauro.
Nel frattempo, visto che la parete dietro il crocifisso era tutta decrepita con parti di intonaco mancante, il comitato decise di sistemare anche quella. Per questo lavoro si offersero i componenti della Compagnia Schūtzen di Lavis. Questi montarono i ponteggi per togliere il Cristo e la croce e lavorarono al restauro del muro demolendo il vecchio intonaco e ripristinando tutto l’angolo con malte tirate a fino.
Quando si racconta una storia e difficile non divagare o perdersi in aneddoti a questa collegata. Nel nostro caso volevano riportare anche una curiosa chiacchierata fatta con un’anziana abitante del Pristol.
Mentre Ettore Bevilacqua lavorava al restauro del Cristo, veniva spesso a fare due chiacchiere la Gusta (Augusta Fravez), una arzilla vecchietta che abitava proprio nella piazzetta vicino al laboratorio, in cima alla grande scalinata del Pristol. La Gusta aveva la cucina che dava proprio su questa piazzetta. Un giorno mi disse “Qua adesso c’è un crocefisso ma sai come la chiamano i pristolani la piazzetta su dove abito? La piazzetta delle strie”.
Ho chiesto se sapesse qualcosa a riguardo. Sapevo che nella piazzetta avevano abitato anche le sorelle Santine, due belle signore e ho chiesto alla Giusta se il riferimento era una cattiveria nei loro confronti. La Giusta negò ma non ha mai voluto dirmi quale fosse l’origine di questo nome “Ah, ah Gusta no te me la conti giusta”.
Ho cercato di informarmi presso altri anziani del posto ma l’unica cosa che ho scoperto è che il riferimento alla “Piazzetta delle Strie” era vero e che si perdeva in un passato lontano.
Ma torniamo al Crocifisso del Pristòl.
Visto l’ottimo lavoro di sistemazione degli intonaci, Ettore Bevilacqua volle affrescare tutto il nuovo muro con un potpourri rappresentativo con degli scorci nostrani:
La scala sulla destra rappresenta i Pristòi e i suoi vicoli con “el scalon del Pezzi”, “el scalon del Pristol bas”,”el scalon del Pristol alt”;
Le guglie della val di Fassa da dove nasce il fiume Avisio;
Il cielo azzurro con le nuvole cariche di acqua che cadrà sulla Marmolada;
La maestosa Paganella con le antenne TV;
I muretti a secco con la classica pergola trentina di “uva Sciàva” e l’acqua azzurrasse scorre simbolo dell’Avisio, vita e forza motrice per la comunità di Lavis.
Finito tutto il lavoro un sabato sera avvenne l’inaugurazione con la benedizione e la collocazione del crocifisso restaurato. Erano presenti il Comitato la completo, la Beppina, Ettore Bevilacqua, la Compagnia Schützen in costume e il parroco di Lavis e numerosi abitanti del Pristol.
Il tempo è passato e lo storico Crocifisso del Pristol ha avuto bisogno di ulteriori lavori di restauro. Questa volta però non ci si è potuti affidare ad un comitato. Dato l’alto valore storico e artistico di questa opera sono intervenute le autorità pubbliche e il lavoro è stata affidato a dei restauratori professionisti. Però… la legge non consente più di lasciare opere di questo tipo sotto le intemperie e non protette e quindi è stato disposto il suo trasferimento in un ambiente chiuso.
Ora sul Pristol c’è solo una copia (fedelissima) del vecchio crocifisso mentre l’originale è custodito all’interno della chiesetta di San Giovanni Nepomuceno in centro a Lavis.
Cosa avrebbe detto la Beppina se una mattina uscendo di casa avesse trovato la croce senza il Cristo come è successo?
Cara Beppina questa volta purtroppo il Cristo “le na giò dal Pristol”.
Ma dovrebbe essere in buone mani.
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