Mezzolombardo. TORNIAMO A TAVOLA! è il ciclo libero e gratuito di conferenze a cura dell’ Associazione Castelli del Trentino di Mezzolombardo che, con la cordiale collaborazione dell’ Associazione Rosmini di Trento, si tiene in modalità webinar dal 13 ottobre al 24 novembre tutti i mercoledì dalle 17 alle 18.30. Per tutti gli incontri il link è https://us02web.zoom.us/j/86939877870 Il medesimo è accessibile anche attraverso il sito della Associazione.
Il sabato precedente, ciascun intervento viene anticipato e introdotto da una intervista al relatore a cura di Daniela Larentis pubblicata su L’Adigetto, il quotidiano on line del Trentino Alto Adige. Pochi giorni dopo lo svolgimento, nella sezione Attività del medesimo sito è possibile accedere alla registrazione di ciascun intervento. La partecipazione è valida ai fini dell’aggiornamento IPRASE, previa comunicazione preventiva via mail all’associazione.
Durante l’incontro l’attenzione verrà rivolta al problema della scarsità degli alimenti durante la prima Guerra mondiale, alla difficoltà degli approvvigionamenti delle derrate, all’alimentazione dei soldati in caserma e al fronte, alle loro abitudini alimentari e al problema della fame, diffusa a livello europeo.
Sia in Italia che in Austria-Ungheria dal punto di vista logistico non era stata curata un’organizzazione tecnica che prevedesse un approvvigionamento continuo. La scarsità delle materie prime e in certi casi il blocco navale furono causa, ad un certo punto, di una situazione deprecabile. Per l’Austria-Ungheria la guerra era iniziata un anno prima, e oltretutto aveva interessato principalmente la Galizia, regione dove si coltivavano molte granaglie.
La scarsità delle derrate divenne un problema enorme molto presto. Ecco che venivano cucinate zuppe, in realtà delle brodaglie, l’unico alimento caldo disponibile, con cavoli, verze, legumi. Era utilizzato molto il fagiolo, la carne dei poveri. Al contrario l’esercito italiano riusciva a sopperire alla carenza di carne in trincea facendo una grande uso di carne bovina in scatola, in gran parte di provenienza italiana.
Dal punto di vista del valore nutrizionale degli alimenti scelti, le diete erano ben studiate in entrambi i casi. Purtroppo la difficoltà di approvvigionamento degli alimenti ha causato molti problemi, soprattutto ai soldati austro-ungarici. Un conto era ciò che era previsto, un conto ciò che veniva effettivamente portato al fronte. A grandi linee, la dieta del soldato italiano non differiva moltissimo rispetto a quella del soldato austro-ungarico, almeno in termini di valori nutrizionali. Nel periodo bellico, in trincea era previsto per il soldato italiano una razione quotidiana che comprendeva una quantità notevole di riso, una scelta meno gradita ai soldati meridionali, abituati a un altro tipo di alimentazione. Infatti in Italia le differenze alimentari fra chi abitava al Nord e chi al Sud del Paese erano forti. Il soldato austriaco aveva abitudini alimentari più simili a quelle tradizionali domestiche, sebbene consumasse pane nero anziché pane bianco.
Vi era anche una sostanziale presenza di legumi nella zuppa, i piselli erano particolarmente freddi e duri, tanto che quella con piselli in gergo veniva chiamata Shrapnelsuppe, richiamando l’immagine della granata. Venivano preparate grandi brodaglie, zuppe per lo più a base di rape e di patate.
I legumi erano soprattutto secchi, la comodità era quella di poterli reidratare in fase di bollitura. Si doveva, inoltre, cercare di proteggere i cibi dall’aggressione dei ratti, evitando il più possibile l’insorgere delle muffe, scegliendo gli alimenti più adatti allo scopo. Patate e legumi, contenuti in sacchi, si prestavano alla conservazione più di altri alimenti contenenti una maggior quantità di acqua e quindi facilmente deperibili. Comunque la dissenteria era un problema concreto e serio per tutti, come pure tifo e colera, i pidocchi e le pulci.
Il ciclo si concluderà mercoledì 24 novembre con l’intervento di Andrea Segrè, Professore ordinario di Politica agraria internazionale e comparata presso l’Università di Bologna e fondatore della campagna “Spreco Zero”, tratterà di Perdite agricole, spreco alimentare e dieta mediterranea: visione e impegno del sistema agroalimentare italiano
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