1866 – L’invasione italiana in Valsugana

Gli eventi bellici spesso modificano pesantemente il territorio e le architetture come nel caso delle fortificazioni costruite in Valsugana dopo l’invasione del 1866

Civezzano. Estate 1866, in occasione della guerra austro-prussiana (conosciuta anche come III guerra d’indipendenza) le truppe guidate dal Generale Giacomo Medici occupano Borgo Valsugana, Levico, Caldonazzo e Pergine. Si fermano a Civezzano e in Valsorda. Nel frattempo anche Giuseppe Garibaldi sul fronte occidentale entra in territorio austriaco giungendo a Bezzecca.

Dopo l’occupazione di Pergine da parte delle truppe del Generale Medici, a Civezzano gli austriaci improvvisano una difesa con la costruzione di trincee e postazioni di artiglieria. Stessa cosa in Valsorda dove gli italiani sono costretti a scontrarsi con le truppe austriache. Oggi un cippo ricorda quei drammatici eventi. In occasione di questa fase finale, che vede gli italiani arrivare alle porte di Trento, il generale Medici ordina di posizionare due pezzi di artiglieria sulla collina di Tenna.

I trattati di pace fra Austria e Prussia costringono Medici e Garibali ad abbondare il Tirolo di lingua italiana. Al termine della guerra del 1866 l’Italia estenderà i suoi domini a danno dell’Austria ottenendo il Veneto, Mantova e parte del Friuli (attuali provincie di Udine e di Pordenone).

Il cippo di Valsorda

Cronologia guerra 1866


15 giugno: la Prussia (alleata dell’Italia) dichiara guerra all’Austria

3 luglio: a Sadowa in Boemia pesante sconfitta dell’esercito austriaco contro le truppe prussiane

23 luglio: la colonna Medici occupa Levico Terme

25 luglio: scontri di Valsorda

12 agosto: firma Armistizio fra Italia e Vienna

Curiosità


Nella battaglia di Sadowa in Boemia (3 luglio 1866), le truppe prussiane utilizzarono per la prima volta fucili a retrocarica, sconfiggendo gli austriaci armati ancora di fucile ad avancarica. Rispetto alle guerre precedenti, i soldati iniziarono ad inserire una cartuccia in metallo nella parte posteriore della canna potendo sparare, anche da sdraiati, 8-10 colpi al minuto, quasi il doppio rispetto  alle armi fino a quel momento utilizzate. Da quel momento tutti gli eserciti europei iniziarono ad utilizzare questi moderni sistemi aprendo la strada alla guerra moderna.

Sbarramento – linea blu sbarramento in stile trentino anni 70 dell’Ottocento – linea rossa sbarramento di Tenna, anni 80 dell’Ottocento

Le conseguenze in Trentino


A partire dal 1867 il comando militare austriaco inizia la costruzione dello sbarramento per la difesa del settore orientale di Trento. Si costruiscono postazioni permanenti nel settore di Civezzano-Cimirlo-Maranza-Valsorda. Sono fortificazioni a prova di scheggia, costruite in pietra e protette da fossato, filo spianto e postazioni per mitragliatrici.

Fra questi lo sbarramento di Civezzano. Si tratta di un’opera composta da un forte principale e da due tagliate stradali (una sulla strada Civezzano-Trento – tagliata superiore; la seconda sulla strada Valsugana-Trento a difesa della futura ferrovia – tagliata inferiore).

Lo Stile Trentino


Fra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80 dell’Ottocento l’Austria-Ungheria progetta e realizza nuove fortezze nel settore Cimirlo-Valsorda. Sono le batterie Roncogno, Maranza, Brusaferro e Doss Fornas, che hanno l’obiettivo di bloccare una seconda e possibile avanzata nemica proveniente da Bassano.

Queste nuove fortezze, chiamate “Stile Trentino” per la loro particolarità architettonica, sono costruite con l’utilizzo della pietra locale e armate con cannoni M61 e M75. Al termine della loro costruzione, fra il 1883-1884, risultano essere già obsolete e incapaci di resistere alle nuove tecnologie belliche. Inizia così, dal 1884, la costruzione di nuove fortezze moderne e all’avanguardia: sono i forti di Tenna e delle Benne.

 

Andrea Casna, iscritto all'Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige, albo pubblicisti, è laureato in storia e collabora con l'Associazione Forte Colle delle Benne. È stato vicepresidente dell'Associazione Culturale Lavisana e collabora come operatore didattico con il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto.

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