Lavis. A inizio Novecento uno dei problemi più sentiti era quello del prezzo del pane eccessivamente alto. Per ovviare a questo, molte comunità trentine avevano deciso di investire risorse importanti nella costruzione di panifici comunali. Anche a Lavis venne presa questa decisione.
Come possiamo leggere negli Annali Lavisani curati dallo storico Aurelio Rasini ed editi dall’Associazione Culturale Lavisana nel 1909…
L’edificio, oltre a essere funzionale, venne concepito anche per essere particolarmente curato ed elegante. La costruzione richiama infatti i dettami dello Jugenstil. Oltre all’eleganza delle linee e alle modanature, le chiavi di volta delle aperture principali sono adornate con lo stemma comunale di Lavis: tre verghe legate da un nastro a simboleggiare l’unione delle comunità di Lavis, Pressano e Masi.
Il panificio venne dotato di un forno “Viennara” costruito dalla ditta Verner e Pflaiderer di Vienna. Ancora oggi il camino del forno è visibile sul lato nord-ovest dell’edificio.
Il 10 marzo del 1910 il periodico “Vita Trentina” dedicò al nuovo panificio comunale un ampio articolo, ricco di dettagli e fotografie. Già dal titolo si capisce l’importanza che aveva in quel periodo il paese di Lavis e quale fosse la portata di questo evento: “Le borgate moderne. Il nuovo panificio comunale di Lavis”.
Nell’articolo si legge:
Sempre leggendo l’articolo è possibile scoprire come era organizzato il panificio:
Dopo aver riportato altri dettagli tecnici sul funzionamento del panificio e sulla sua dotazione di macchinari, l’articolo termina in questo modo:
Singolari sono due documenti datati 1916 che intrecciano la storia del nostro panificio comunale con quella della prima guerra mondiale. Entrambi i documenti provengono dall’archivio comunale.
Nel primo emerge in maniera cruda e drammatica tutta la difficoltà e la povertà in cui versava la popolazione. Si tratta di un’ordinanza con la quale si rendeva obbligatoria l’aggiunta al pane di cavoli navoni nella percentuale del 15%. Il pane con la nuova ricetta, sfornato dal panificio comunale di Lavis, approvvigionava anche Meano, Nave San Rocco, Zambana e Faver.
Nel secondo documento invece il sindaco di Lavis chiede al Comando del 1° Reggimento Kaiserjäger che un soldato in licenza a Lavis, di professione panettiere, possa restare ancora qualche settimana in paese per gestire il panificio comunale vista l’indisponibilità del panettiere comunale. Questo soldato era Mario Sosi, capostipite della nota famiglia di panificatori trentini. Ma questa è una storia che vi abbiamo già raccontato.
Con il passare degli anni la funzione di panificio venne meno e il prestigioso edificio fu destinato a nuovi usi. Durante il periodo fascista divenne Casa del Fascio.
Per molti anni negli scantinati dell’ex panificio operò la fabbrica di pettini dei Molteni.
Dal 1932 al 1963 gli ambienti del secondo piano divennero l’abitazione e l’ambulatorio di Aldo Stainer, il dottore buono e il medico dei poveri. Ed è proprio con Aldo Stainer che la storia dell’ormai ex panificio e delle scuole di Lavis si incontrano. Vista la carenza di spazi fu proprio il medico che mise a disposizione parte del suo appartamento per ricavare qualche aula di fortuna per gli studenti lavisani.
La campanella scolastica che aveva cominciato a risuonare nell’edificio in maniera provvisoria qualche anno dopo divenne definitiva. Nel luglio del 1973 infatti il Consiglio Comunale di Lavis approvò un progetto redatto dall’ufficio tecnico per il restauro e la sistemazione interna del fabbricato dell’ex panificio come nuova scuola, con una spesa prevista di £. 32.161.540.
Per qualche decennio l’edificio ospitò quindi alcune sezioni delle scuole elementari di Lavis.
Attualmente gli spazi dell’ex panificio sono utilizzati da alcune associazioni di Lavis, tra le quali la Banda Sociale, il Gruppo Strumentale Giovanile e la Sat. Ma chissà quanta altra storia passerà fra le mura di questo glorioso edificio, oramai più che centenario.
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