Un piccolo gioiello che ha attraversato i secoli e che l’incuria dell’uomo ha rischiato di far scomparire
Faedo. Il 5 febbraio si ricorda Santa Agata, una Santa morta a Catania nel 251 dopo Cristo, venerata come protettrice contro le calamità naturali, gli incendi, i terremoti e le malattie femminili. Nel paese di Faedo c’è una chiesa a Lei dedicata, le cui prime notizie scritte risalgono al 1145, anno in cui è stato fondato il Monastero dei monaci Agostiniani di San Michele all’Adige, al quale la comunità religiosa era affidata.
Questa chiesa come la vediamo oggi è il risultato di vari ampliamenti e restauri.
Probabilmente verso l’anno Mille era un piccolo edificio sacro – sorto su un precedente luogo di culto pagano – che poi è stato ingrandito nel corso del Milletrecento, quando una pergamena conservata nell’archivio storico parrocchiale ci dà notizia della consacrazione dell’altare.
I lavori del XV secolo
Dopo il 1490 la chiesa di Santa Agata è stata completamente modificata e ingrandita da tale Silvestro da Como, un “mastro comacino”, cioè un artigiano, muratore e architetto che proveniva dalla zona del lago di Como. Il nome di Silvestro da Como ricorre in diversi documenti che trattano affitti e locazioni: per questo possiamo ipotizzare che egli abbia vissuto a Faedo per diversi anni.
La sua figura è importante in quanto fu colui il quale ingrandì la chiesa, costruì il particolare campanile sorretto da una colonna interna in arenaria e trasformò la chiesa con elementi gotici: il portale di ingresso che viene detto ogivale, i costoloni del soffitto e le finestre dell’abside.
Questi lavori del Cinquecento, seguiti poi anche da quelli del Seicento che riguardarono soprattutto gli interni, sono stati molto importanti dal punto di vista economico e certamente ci furono molti nobili che contribuirono. Tali sostegni sono documentati anche dalla presenza degli scudi in pietra sistemati sul soffitto con gli stemmi dei Duchi d’Austria, dei Conti del Tirolo, del Vescovo di Trento e dei Thun, capitani del castello Königsberg.
L’interno
Entrando nella chiesa, sulla parete di sinistra, sono raffigurate quattordici scene della Passione di Cristo, su due fascioni. Non sappiamo chi sia stato l’autore che probabilmente nel corso del Settecento realizzò quest’opera. Dei due registri, purtroppo, quello in basso è molto rovinato a causa dell’umidità e delle scialbature fatte nel corso degli anni.
A destra dell’altare maggiore c’è un affresco importante che porta la data del 1533. Rappresenta S. Anna Metterza, la madre di Maria, seduta su un trono, che tiene tra le sue braccia Maria Bambina e Gesù Bambino. Ai lati sono raffigurati Santa Caterina e San Giobbe, protettore delle malattie.
L’altare
Ma l’elemento più regale di questa chiesa è il grande altare maggiore seicentesco in legno dorato dalle linee barocche. Dentro l’altare sono inserite tre statue in legno che appartenevano al precedente altare del Cinquecento ed erano state realizzate dallo scultore Gasparo Bonn di Vignola. Le tre statue raffigurano la Madonna con Gesù Bambino seduta su un trono, alla sua destra Santa Agata con in mano la palma e un seno, simbolo del suo martirio, e a sinistra Santa Caterina con in mano una spada e la ruota.
Nel corso del Seicento queste statue vennero tolte dal vecchio altare e messe in quello che vediamo oggi, fatto dai Grober, una famiglia di artisti provenienti da Sover, in valle di Cembra.
Il gioiello salvato
Questa bellissima e antica chiesetta a inizio Novecento era diventata troppo piccola per contenere tutti gli abitanti di Faedo; nel frattempo, nel 1901, venne portata a termine la costruzione di quella nuova, dedicata al SS. Redentore. La chiesa di Sant’Agata venne quindi abbandonata.
Nel corso dell’Ottocento c’era addirittura chi voleva trasformare questa chiesa in scuola elementare e in canonica. L’ufficio dei beni artistici di Vienna però vietò questo cambio di destinazione e così la chiesa si salvò dall’imminente e pericolosa rovina. Tuttavia ci volle ancora un secolo per arrivare a un restauro vero e proprio voluto dall’allora parroco di Faedo, don Valentino Loner, che, grazie al contributo della Provincia, riuscì a salvare in modo definitivo questa chiesa.
Il culto di Santa Agata non è molto diffuso in Trentino e sono poche le chiese a lei dedicate. Non sappiamo perchè il culto di questa Santa arrivò proprio a Faedo, ma di certo quello che rimane oggi è un piccolo grande tesoro che ha ancora tante cose da raccontarci e da farci scoprire.
Forse ti può interessare anche:
-
Quarant’anni di bollicine e un premio prestigioso per le Cantine Monfort
Un riconoscimento che premia anni di.
-
Ritmi di un’infanzia tra natura e memoria: i ricordi di un viaggio nel tempo
Questo articolo fa parte del progetto.
-
Storia di un manifesto: il soldato analfabeta
La vendetta di un ragazzino nei.
-
Immagini per crescere, il grande festival dell’illustrazione per i trent’anni del nido di Lavis
Mostre, teatro, libri, illustrazioni, laboratori (per.
-
Le macchine dell’attività metallurgica: i forni fusori in Lavìs nei documenti dei secoli XV-XVI
Questo articolo fa parte del progetto.
-
La Südbahn e le rogge di Lavis
La progettazione della ferrovia del Brennero.
Lascia un commento