Mezzolombardo. Venerdì 25 marzo nuovo appuntamento del ciclo di conferenze “Ricerche e studi recenti di storia e arte trentina” organizzato dall’Associazione Castelli del Trentino. Sarà la volta dello storico medievista prof. Andrea Tomedi che presenterà il suo recentissimo volume dal titolo “I da Mezzo. Storia e affermazione politica di una casata signorile della Piana Rotaliana”. L’incontro si terrà a Mezzolombardo in Sala Spaur, Piazza Erbe, alle ore 20.30, in presenza secondo le consuete modalità (green pass rafforzato, distanziamento e mascherina FFP2).
Alla presentazione interverranno sia il presidente dell’Associazione Castelli del Trentino Bruno Kaisermann, sia il professor Marco Bettotti, autore fra l’altro del volume imprescindibile per ogni ricerca che affronti lo studio della nobiltà nella regione tridentino-tirolese: La nobiltà trentina nel medioevo (metà XII-metà XV secolo), Bologna, Il Mulino, 2002. La loro presenza permetterà di allargare il respiro della presentazione stessa, inserendo l’analisi della casata dei da Mezzo, anche in ottica comparativa, nel più ampio contesto dei poteri locali dell’episcopato di Trento.
Andrea Tomedi ha studiato nelle università di Padova, Venezia, Verona e Trento conseguendo laurea, laurea magistrale e dottorato di ricerca in Scienze storiche. Conta al suo attivo diverse pubblicazioni. I suoi principali ambiti di ricerca sono la storia del vescovato di Trento nei secoli XII-XV e la storiografia tridentina dell’Otto- e Novecento. Attualmente insegna presso le scuole di Secondo Grado.
Durante la presentazione saranno evidenziati i punti salienti della storia familiare e politica dei da Mezzo, ossia quei momenti che segnarono la loro affermazione nel panorama dei poteri signorili della regione tridentino-tirolese: dalla nascita della casata grazie alla concessione della corona di Mezzo alla sua struttura familiare, dalle strategie tramite le quali i suoi membri crearono un’area di influenza alle fasi che portarono alla costituzione di un patrimonio di beni, diritti e castelli esteso in gran parte della regione, dalle modalità mediante cui essi esercitarono la propria preminenza sociale, politica ed economica sulle comunità rurali loro soggette ai rapporti, talvolta conflittuali, che si crearono in tal modo tra questi due poli; infine, le cause che portarono alla loro estinzione nella seconda metà del XV secolo.
Dal punto di vista metodologico la ricerca è stata condotta secondo le pratiche della storia regionale. In questo senso, sono state oggetto di attenzione anzitutto le caratteristiche geomorfologiche della regione tridentino-tirolese e della Piana Rotaliana, dalle quali fu inevitabilmente influenzata l’ascesa dei da Mezzo. Per esempio, il fatto di essersi radicata in un’area di collegamento tra nord e sud consentì alla famiglia rotaliana di condurre un gioco di equilibrio tra i due signori territoriali dell’area (i vescovi di Trento e i conti di Tirolo), strategia che guadagnò ai da Mezzo ricche investiture da entrambi.
In secondo luogo, l’attenzione si è concentrata sulle fonti utili alla ricostruzione della storia dei da Mezzo. La ricerca si è qui dovuta scontrare con una difficoltà che caratterizza il panorama documentario locale, ossia l’assenza di consistenti archivi di famiglia per i secoli XI-XV. A tale mancanza è possibile ovviare in parte facendo ricorso alle fonti conservate negli archivi dei vescovi di Trento e dei conti di Tirolo, in cui si sono individuate notizie essenziali in merito alla nascita e alle strategie che favorirono il consolidamento della famiglia rotaliana.
Infine, i dati così evidenziati sulla parabola dei da Mezzo sono stati confrontati con quanto emerge in merito alle altre casate nobili della regione, così da evitare di cadere nell’errore di indagare il caso particolare isolatamente dal contesto storico in cui si inserisce. Grazie a tale analisi comparativa, lo studio dei da Mezzo ha messo in evidenzia non solo aspetti che accomunano l’ascesa signorile di questa casata con quelle di altre famiglie nobili, ma anche elementi che la distinguono dalle stesse e che trovano origine nelle peculiari caratteristiche della Piana Rotaliana.
Da tutto ciò è emerso chiaramente come la famiglia da Mezzo nacque come ramo della casata nonesa dei da Livo i quali, nel tentativo di ampliare la propria sfera di potere, decisero di impegnarsi in quell’area strategica rappresentata dalla Piana Rotaliana.
In origine essi erano ministeriali dei vescovi di Trento, erano sottoposti a quest’ultimi da un legame di tipo servile. La vicinanza al signore territoriale garantita da tale legame consentì però ai tre fratelli da cui ebbero origine i da Mezzo, Rodegerio, Arnoldo e Anselmo da Livo, di ottenere l’investitura di un castello, lo strumento essenziale per dare avvio alla costituzione di una propria sfera di influenza signorile. Si trattò della “corona”: la fortificazione incastonata nel monte che domina l’odierno paese di Mezzocorona, nel 1183, da parte del vescovo Salomone. A partire da questa investitura e giostrandosi abilmente tra la fedeltà ai vescovi di Trento e quella ai conti di Tirolo i da Mezzo riuscirono a prendere parte ai principali eventi che segnarono la storia dell’episcopato di Trento fino alla metà del XV secolo e nello specifico a edificare un’area di preminenza signorile assai estesa, che si allargò ben oltre i confini della Piana Rotaliana, da Merano e Bolzano a Arco e Riva e da Mezzana e Romeno a Pergine e Cembra.
Grazie alla posizione strategica della Piana Rotaliana, i da Mezzo ebbero un ruolo da veri protagonisti nella storia della regione tridentino-tirolese. Fra l’altro parteciparono in prima persona alle rivolte antivescovili sollevate dalla nobiltà contro i presuli Corrado da Beseno e Federico Wanga; di contro, affiancarono questi e altri vescovi nella loro attività di governo, fecero da testimoni alle loro investiture, parteciparono alle riunioni della curia episcopi, il consesso che si riuniva attorno al presule per stabilire le norme che avrebbero informato la vita politica, sociale ed economica dell’episcopato di Trento.
Furono d’altro canto al fianco dei conti di Tirolo nei momenti cogenti dalla loro ascesa. In particolare nell’atto con cui i cittadini di Trento cedettero a Mainardo II il castello del Buonconsiglio nel 1267 e nella divisione ereditaria del 1271 fra lo stesso conte tirolese e suo fratello Alberto. Questa duplice fedeltà non deve stupire poiché in essa non si ravvisa una scelta di parte ma una strategia volta a favorire la propria famiglia, strategia che ebbe pieno sviluppo nel Cinquecento e che portò alla lunga all’acquisizione del titolo di conti imperiali.
Di certo le scarne fonti a disposizione non permettono di conoscere bene come vorremmo i meccanismi di gestione dell’immenso patrimonio di beni e diritti accumulato dai da Mezzo nel corso della loro storia. Peraltro è certo che, mediante pratiche di potere efficaci e pervasive, si trattò di una gestione assai attenta che diede ampi frutti e permise di contrastare a lungo la forte concorrenza signorile cui la famiglia dovette far fronte nel contesto della Piana Rotaliana. Ciò fino alla loro estinzione, avvenuta nel 1465 alla morte di Giovanni, ultimo erede maschio della famiglia.
Dopo alcuni passaggi di mano, i beni e i diritti dei da Mezzo passarono per via ereditaria ai Firmian che, dalla loro originaria posizione subito a sud di Bolzano, diedero avvio alla loro affermazione nella Piana Rotaliana perpetuando anche nella memoria collettiva, l’eredità dei da Mezzo.
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