Bomarzo. L’Italia è piena di meraviglie, e una di queste si trova nel Lazio settentrionale. È il Sacro Bosco di Bomarzo, conosciuto anche con il nome di Parco dei Mostri. È un luogo affascinante, metafisico e surreale. Si tratta di un luogo, appunto, magico che sa incantare e affascinare.
Un bosco che è allo stesso tempo un parco, decorato e abbellito con statue in pietra locale che raffigurano personaggi della mitologia e non solo. Mostri, giganti, elefanti, sfingi e antiche divinità accompagnano il visitatore in un viaggio fantastico. I riferimenti alla classicità, al mondo antico e a quello dantesco non mancano. Ci si immerge, sin da subito, in un altro mondo; in un mondo senza tempo, un mondo fuori dal nostro mondo.
Siamo nell’Italia del Cinquecento. Nel periodo del manierismo e del Concilio di Trento. È un’Italia dinamica sotto l’aspetto culturale e commerciale. E in quell’Italia Pier Francesco Orsini, detto Vicino, decide di realizzare a partire dalla metà del XVI secolo, quello che oggi è uno degli elementi più suggestivi presenti nel panorama storico-culturale del nostro paese.
Pier Francesco Orsini, signore di Bomarzo fino al 1581, un personaggio sicuramente visionario ed eclettico, fa scolpire le rocce presenti sul posto, dando a queste pietre millenarie un’anima e delle forme, a volte minacciose e a volte suadenti. Le sculture sono creature vive che accompagnano il visitatore in un mondo fantastico. In una nicchia si legge l’iscrizione «voi che pel mondo gite errando, vaghi di veder meraviglie alte et stupende, venite qua, dove sono faccie horrende elefanti, leoni, orsi, orchi e draghi».
Il Bosco si cala perfettamente nella tradizione italiana del tempo, ma allo stesso tempo si differenzia dagli altri giardini all’italiana: il giardino di Bomarzo costituisce, infatti un unicum, fatto di silenzi, di labirinti allusioni e illusioni.
Pier Francesco Orsini, detto Vicino nasce a Roma, il 4 luglio 1523, ed è stato signore di Bomarzo dal 1542 al 1585. Morirà proprio a Bomarzo, 28 gennaio 1585. Dopo aver trascorso un breve periodo a Venezia, nel 1544 sposa Giulia Farnese imparentandosi così con la famiglia del cardinale Alessandro, l’allora pontefice Paolo III. Nel 1545 intraprende al carriera militare al servizio del pontefice e nel 1547 fa realizzare all’architetto Pirro Ligorio il suo Sacro Bosco, dedicato alla moglie scomparsa.
Fra il 1556 e il 1557 è al servizio di papa Paolo IV come comandante della fanteria di Velletri, durante la guerra fra il papato e Napoli: in questo contesto fu testimone della distruzione del paese di Montefortino, oggi Artena, ordinata dallo stesso pontefice. È la sua ultima esperienza militare.
Dopo la sua morte, avvenuta nel 1585, il giardino deve affrontare secoli di abbandono. Saranno intellettuali come Goethe e Salvador Dalì che contribuiranno a rivalutarlo.
Nel 1954 sarà Giovanni Bettini a recuperare e a valorizzare il giardino. La famiglia Bettini ancora oggi si occupa, seguendo le direttive impartite dalla Soprintendenza ai Beni Storici Artistici e del Paesaggio del Lazio, della valorizzazione e della manutenzione di questo prezioso gioiello voluto da Pierfrancesco Orsini
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