Trento. Il film di cui vi vogliamo parlare oggi è ormai dimenticato ma ha rappresentato la prima grande produzione internazionale girata quasi totalmente in Trentino. Nel 1949 la casa di produzione cinematografica London Film scelse proprio le nostre vallate come location principale per girare un film di avventura. Gli ingredienti per scuotere una sonnacchiosa provincia che si stava lentamente riprendendo dalle ferite della seconda guerra mondiale ci sono tutti: un thriller, una caccia all’uomo, un cattivo, una storia d’amore e un cast di attori internazionali.
Sull’Alto Adige del 7 agosto del 1949 un giornalista riporta con queste parole l’incontro fortuito con Glynis Johns, l’attrice protagonista:
Per oltre due mesi la troupe girò le varie località del Trentino, con l’ordine ferreo di non fare trapelare nessuna informazione sul film.
La casa cinematografica inglese scelse proprio il Trentino per via delle sue bellezze artistiche e naturali, ma anche perché il capoluogo mostrava ancora i segni della guerra da poco conclusa che ben si adattavano come scenografia alla trama del film e inoltre la città e gli ambienti di montagna erano vicini e ben collegati da vie comunicazione comode e rapide.
1.Siamo nello stato totalitario di Vosnia guidato dal dittatore Niva. Molti all’epoca videro dei chiari riferimenti ad alcuni stati socialisti dell’Est Europa. Su Der Spigel del 1950 si scrisse esplicitamente che Vosnia non è altro che la Jugoslavia e che Nova sembra “un Tito più anziano con l’ulcera”.
In questo contesto un noto chirurgo americano viene chiamato per curare il dittatore gravemente ammalato. Durante il delicato intervento il dittatore però muore e il colonnello Galcon, capo dell’esercito, non vuole che questa notizia si diffonda. La morte del dittatore avrebbe fatto insorgere il popolo che mal sopportava la dittatura. Il colonnello mette quindi un sosia al posto di Niva e poi cerca di eliminare John Marlowe, il chirurgo, in quanto unico testimone di questo “Segreto di Stato”.
John però riesce a fuggire, aiutato anche da Lisa, una ballerina americana che lavora a Strelna, la capitale dello stato di Vosnia. I due verranno braccati prima in una Trento surreale e poi sulle nostre montagne più belle. Dopo una serie di rocamboleschi inseguimenti i due vengono catturati, ma proprio mentre stanno per essere giustiziati giunge la notizia dell’uccisione del sosia del dittatore e della caduta del regime.
1.Le riprese iniziarono ufficialmente a Trento lunedì 8 agosto del 1949. Nonostante l’attento lavoro di scenografia il film rappresenta anche una preziosa documentazione su come si presentava Trento e le località limitrofe in quegli anni. Questo film rappresentò anche una prima forma di promozione turistica su larga scala della nostra provincia.
Tra le scene importanti del film ci sono anche quelle girate a Zambana, pochi anni prima che la frana spazzasse via l’intero paese e la funivia che collegava il fondovalle e l’abitato di Fai. Chiaramente oltre al cast e ai tecnici sul luogo venivano reclutati anche manovali e tante comparse come Camillo Pilati, undicenne, che, insieme ad altri ragazzini, aveva il compito di fuggire all’arrivo dei soldati nella piazzetta del paese.
2.Chiaramente un evento come la realizzazione di un film porta con se numerosi aneddoti. Uno di questi, inedito, è legato proprio alle riprese fatte a Zambana e ci è stato raccontato da Elsa. La giovane attrice Glynis Johns, da alcuni definita come una persona capricciosa, era impegnata da ore nelle riprese fatte nella piazza del paese e sulla funivia. Come tutte le persone, anche gli attori di fama internazionale hanno bisogno di alcuni momenti di pausa per espletare le funzioni corporali che non possono essere rimandate. Il problemi possono sorgere quando, ormai abituati ai lussi e alle comodità delle grandi metropoli, ci si trovi in un bagno rustico di un piccolo e povero paese contadino del Trentino.
Glynis Johns in tutta Zambana non riusciva a trovare un bagno che le desse la comodità e l’intimità necessarie: la produzione fu così costretta a una corsa forsennata per portare l’attrice all’Hotel Trento, dove alloggiava e dove c’era una toilette di suo gradimento.
3.Altro aneddoto divertente risale alle riprese in montagna. Girando in alta quota bisognava portare a spalla anche le grandi batterie per le cineprese. Queste nella salita si inclinavano negli zaini e facevano colare l’acido al loro interno sulle spalle dei facchini. Uno degli assistenti ebbe la brillante idea di incappucciare le batterie con alcuni preservativi e subito venne mandato in una farmacia di Bolzano per comprarne una grande scorta, una dozzina di scatole. Il titolare della farmacia, tra l’imbarazzo e l’ammirazione dei presenti, prese da parte il giovane per chiedergli che cosa se ne facesse di una quantità così importante di preservativi.
Il giovane, che era una persona di spirito, in un primo momento rispose che erano per uso personale. Davanti agli sguardi increduli dei presenti e del farmacista resse per qualche minuto il gioco ma poi “confessò” il reale utilizzo e tornò con il prezioso carico sul luogo delle riprese.
4.Come detto alcune scene furono girate in alta quota e per quelle più tecniche fu necessario sostituire gli attori con controfigure esperte. Alcune di queste erano personaggi ben noti dell’alpinismo locale.
Douglas Fairbanks Junior ebbe come controfigura Rolly Marchi, nativo di Lavis e già famoso come atleta, sciatore e giornalista sportivo. A impersonare il dottor Marlowe nelle scene più difficili di arrampicata furono anche le guide Arturo Castelli e il “topo” Carlo Sebastiani. Annalisa Bazzanella fece invece la controfigura di Glynis Johns, che ad onor del vero sulle montagne si era dimostrata più coraggiosa e a suo agio rispetto al collega americano.
5.Ecco il cast che portò il Trentino alla ribalta internazionale:
Nel 1938 i due lavorano anche con Alfred Hitchcock alla realizzazione del film “The Lady Vanishes”. Tra i loro maggiori successi ricordiamo “The Great St. Trinian’s Train Robbery” del 1966, “The Rake’s Progress” del 1945 e “Green for Danger” del 1946.
Grazie alla sua fisicità viene chiamato ad interpretare personaggi possenti e risoluti, anche se non sempre in ruoli da protagonista. Lo troviamo tra gli attori de “Il prigioniero” del 1955, “Il ponte sul fiume Kwai” del 1957, “Lawrence D’Arabia” del 1962, “Ben-Hur” del 1958 e “Zulu” del 1964.
Walter Rilla (generale Niva). Nato a Neunkirchen in Gremania nel 1894. È stato un grande attore tedesco e nella sua carriera lavorò a oltre 130 film. In “Segreto di Stato” ebbe un ruolo marginale in quanto il dittatore compare in pochissime scene, a differenza invece del suo volto che è stato invece più volte ripreso sui cartelloni disseminati ovunque nello stato di Vosnia.
6.Questo film oltre ad avere un significato particolare per i trentini ha anche un altro motivo di interesse che va oltre i confini locali e che spesso è stato trascurato anche quando uscì nelle sale. Si tratta di uno dei primi film realizzati in un momento storico particolare. La seconda guerra mondiale era terminata da pochi anni e già il mondo si stava dividendo in due blocchi: stava nascendo la guerra fredda. Anche nella cinematografia questo dualismo stava diventando protagonista e molte pellicole avevano anche un intento propagandistico.
Le produzioni americane erano più esplicite rispetto a quelle inglesi dove il messaggio era forse più cauto ma anche in questi casi il sentimento antisovietico spesso è presente.
Nel caso di “Segreto di Stato” l’ambientazione e la trama sembrano collocare il film in questo filone. Come detto sopra, il richiamo ai regimi comunisti era stato colto dalla critica del tempo. I buoni erano gli occidentali costretti a sfuggire ai soldati di un regime autoritario e non democratico. Un paese ostile dove anche comunicare diventa difficile. Sicuramente le simpatie degli spettatori erano indirizzate verso John e Lisa.
A distanza di anni sarebbe interessate riproporre questa pellicola in qualche cineforum locale. Gli spunti per riflettere su un periodo storico in fin dei conti non troppo lontano sarebbero molti.
I testi e le foto riportate in questo articolo sono stati tratti dal libro:
Mauro Bonetto e Tiziana Rusconi, SEGRETO DI STATO, Curcu & Genovese, Trento, 2010
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