Le storie

Quel muro pieno di ricordi e di vita “quando i lavisani i neva al cine e i paluderi i comprava le colline”

Lavis. Non avrei mai voluto vedere quella scena, ma purtroppo l’ho vista! Lunedì 6 marzo è stato abbattuto lo schermo in cemento, costruito nel 1948 dai volontari dell’Oratorio sul muro di confine con l’allora campo sportivo comunale, diventato poi scuola materna, piscina parrocchiale e infine piscina comunale.

È stato proprio a causa dei lavori alla “nuova” piscina che si è dovuto procedere all’abbattimento del muro e allo spostamento del confine con l’oratorio di circa 30 centimetri.

Quel muro, carico di ricordi per chi era ragazzino nel 1948, ha lasciato un’impronta indelebile nella comunità lavisana, specialmente in quella che ha sempre gravitato intorno all’oratorio sin dalla prima infanzia. Era stato infatti pensato e poi costruito dai baldi giovani oratoriani di allora insieme ad alcuni muratori locali per essere un grande schermo per il cinema all’aperto. La volontà era quella di ampliare  appunto l’attività cinematografica del cine-teatro interno dell’Oratorio.

Il cinema dell’oratorio


Il cinema era sorto dopo i danni della guerra e la ristrutturazione delle sale dell’oratorio. Aveva iniziato le proiezioni nel 1946. Funzionava al massimo per due o tre giorni alla settimana. Grandi proiezioni e grande successo di pubblico tanto che si cominciò subito a pensare a un nuovo schermo esterno. Questo poteva completare l’offerta cinematografica soprattutto nei mesi estivi quando era più gradevole assistere alle proiezioni all’aperto.

Il nuovo schermo in muratura venne quindi eretto nella primavera del 1948 e a inizio estate era ormai pronto. L’ultimo week end di giugno del 1948 si diede inizio alle proiezioni anche all’aperto con grande successo e partecipazione di pubblico. I volontari di allora, con in testa il primo operatore patentato Elio Rizzoli, insieme poi anche a Gustavo Toller, Guglielmo Magotti, Renzo Vitti, i fratelli Calliari e tanti altri, iniziarono l’attività: due proiezioni, il sabato e la domenica sera.

La gente gradiva e i biglietti venduti superavano anche le 500 presenze. Tutti seduti sulle panche e panchette di legno dislocate nel piazzale. La gente si sedeva anche lungo la scala esterna che portava ai piani superiori e all’appartamento dei guardiani dell’Oratorio.

Il primo schermo aveva la dimensione di 4×4 metri con un bordino nero intorno a tutta la struttura. Un quadrato appunto come erano allora i formati standard delle pellicole in distribuzione. Il pubblico proveniva anche dai paesi vicini come Giovo, Palù, Zambana, Nave S.Felice e Nave S.Rocco. Poteva anche succedere che nel bel mezzo della serata venisse un temporale o un forte acquazzone estivo. In quei casi era pronto il piano d’emergenza: tutti scattavano verso l’ingresso della vicina sala al coperto, già pronta, e anche nella loggia che poteva contenere un centinaio di posti a sedere. I meno fortunati, quando la sala era stracolma, si dovevano accontentare di stare all’esterno al riparo del sottoscala, pigiati come le sardine.

Dal 1954 arrivarono poi i nuovi formati delle pellicole, il panoramico e anche il CinemaScope. Il muro/schermo venne così ampliato nella misura che è rimasta fino all’altro giorno: 8×4 metri.


Leggi anche – La storia della fabbrica dei sogni all’oratorio: quando anche a Lavis c’era il “nuovo cinema paradiso”


Si chiude il sipario


L’attività del cinema estivo proseguì fino all’estate del 1961, poi tutto venne abbandonato perché iniziarono i primi grossi lavori alla sala interna, al nuovo atrio e al giroscale per i piani superiori dell’oratorio. Anche il cinema in sala proseguì intanto provvisoriamente con l’atrio e biglietteria esterni alla porta laterale e il proiettore invece installato nella vecchia loggia.

Con l’inizio di altri interminabili lavori a tutto l’edificio, l’attività cinematografica venne definitivamente chiusa dopo la Pasqua del 1984. Il Comune, insieme all’allora assessorato alla cultura, si mise subito all’opera per non lasciare sguarnita la proposta cinematografica locale. In estate, al parco urbano appena inaugurato, iniziò la cine-rassegna “Estate al Cinema”, mentre in autunno e in inverno le proiezioni vennero spostate all’Auditorium della Cassa Rurale di via Rosmini e all’Auditorium delle Scuole Medie di via Carlo Sette.

Nel 1993 iniziò invece ufficialmente l’attività cinematografica nel nuovo Auditorium della biblioteca, super attrezzato e con triplo proiettore. Le proiezioni proseguirono incessanti, con i soliti alti e bassi in termini di affluenza di pubblico, sia in sala sia all’aperto all’anfiteatro del parco. Con le pellicole più gradite si arrivò anche a pienoni da mille persone.

Per alcuni anni poi si ritornò anche nel piazzale dell’oratorio. A partire dall’estate 2005 e per alcune edizioni di “Estate Cinema” le proiezioni al parco urbano si alternarono con quelle all’oratorio, con la soddisfazione di tutti gli appassionati del settore.

Nel 2014 arrivò la nuova tecnica del formato digitale e anche il Comune dovette adeguare le attrezzature, partendo dall’Auditorium comunale. Le proiezioni in pellicola si conclusero nell’agosto del 2014 proprio al parco urbano, con soli 9 film in cartellone, dato che non c’erano più pellicole disponibili in quel formato storico.

Tanti ricordi


Non svaniscono però i ricordi della nostra fanciullezza in quel piazzale dell’oratorio-ricreatorio. Nella mente rimangono ancora i vecchi titoloni di quei film, quasi tutti in bianco e nero, che scorrevano settimanalmente sul muro in cemento al confine dell’oratorio con l’ex campo sportivo comunale. Di quei capolavori del passato ricordo ancora con nostalgia “Il Vagabondo alla Corte di Francia”, “Le due Orfanelle”, “Aquila Nera”, “Guglielmo Tell”, “Scarpe Grosse” e uno dei primi film a colori Technicolor proiettati a Lavis, “Il Mago di Oz” della MGM.

Sono indimenticabili quegli anni d’oro del cinema a Lavis, prima dell’avvento della TV. La gente occupava in ogni ordine di posti sia la sala interna sia la loggia ma anche il piazzale esterno nelle folli estati di allora.

Oggi c’è ancora qualcuno che mi ricorda che dalla Val di Cembra, Palù di Giovo e Mosana, si partiva il pomeriggio del sabato in comitiva per andare a vedere il film a Lavis. Poi si ritornava a casa, sempre a piedi, a notte inoltrata, felici e contenti.

Allora in voga c’era anche il celebre detto che “i lavisani i va sempre al cine e i paluderi entant i compra le coline”. Tutto vero anche questo e valido anche oggi con una sola grande differenza. Con la crisi del settore cinematografico il vecchio detto si potrebbe cambiare così: “i lavisani noi va pu al cine, i sta a casa a vardar la television e i paluderi e i montagnari i continua a comprar le coline”… quelle poche che sono rimaste ancora da vendere!

La sala stracolma
Giovanni Rossi

Giornalista, scrive per "Vita Trentina". Per decenni è stato il corrispondente da Lavis per "L'Adige". Memoria storica e appassionato di cinema, ha lavorato come tuttofare per il Comune di Lavis fino alla pensione. Scrive per "Il Mulo" dopo essere stato una delle colonne del giornale digitale "La Rotaliana".

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