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La bella anguana di Roncegno

Roncegno. I grandi massi che si trovano nei pressi di Maso Fraineri non sono altro che l’antica dimora delle anguane. Si narra infatti che sotto di essi vi siano ancora le stanze, collegate fra loro da lunghi corridoi, un tempo dimora dalle anguane. Ma chi sono queste anguane? Sono le donne delle acque, famose per la loro bellezza e, se stuzzicate, famose anche per loro crudeltà.

Per le popolazioni locali le anguane erano creature più simili alle streghe che non ad esseri legati al mondo della natura, dell’acqua e del bosco. Per questo gli abitanti della Valsugana (e non solo), soprattutto i giovani, cercavano di starne alla larga. «Non si sa mai – dicevano fra loro – Queste giovani donne..e..molto belle… potrebbero ingannarci appunto con la loro bellezza per renderci in schiavi..o.. addirittura ucciderci». Gli anziani raccomandavano, infatti, di stare alla larga da quei massi. Le anguane ricambiavano con il non farsi mai vedere, le si poteva però notare il venerdì quando uscivano allo scoperto per stendere il bucato sull’erba.

Foto di Victoria_Watercolor da Pixabay

La leggenda


Al tempo dei fatti qui narrati viveva a Roncegno un giovane contadino. Era di bell’aspetto e solitario. Evitava le persone del villaggio e trascorreva gran parte del suo tempo a parlare con i suoi due buoi: il Bigio e il Ciaro. Ovviamente gli abitanti vedevano con diffidenza il giovane. «Un giovane che vive da solo e parla con i suoi buoi? -si chiedevano i bigotti contadini del paese – Meglio evitate…non si sa mai».

Un venerdì il nostro giovanotto, terminato il lavoro nei campi, si trovò, con il suo carro, a passare, proprio con Bigio e Ciaro, vicino a Maso Fraineri. Ad un certo punto alzò gli occhi e vide due bellissime fanciulle, con i capelli sciolti, intente a stendere il bucato sull’erba. La scena sembrava quasi una danza. Le loro, infatti, erano movenze aggraziate e delicate. Senza pensare, così d’istinto, il giovane le chiamò per fare due chiacchiere. Le belle anguane abbandonarono i loro panni e si diressero, con i loro movimenti dolci e aggraziati, verso il giovanotto. Al corteo se ne aggiunsero altre…arrivando ad una ventina che, in men che non si dica, erano già salite sul carro. Tutte iniziarono a parlare riempendo il giovanotto di domande: «Come ti chiami? Cosa fai? Come si chiamano i tuoi buoi? Che succede in paese? …». Iniziarono poi a raccontare aneddoti sui nani e gnomi del bosco. Insomma… non smettevano mai di parlare.

Il ragazzo frastornato da tante chiacchiere («nani e gnomi poi…che gente è questa?» – si domandava il ragazzo che parla con i buoi ) iniziò subito a pensare ad un modo per salutarle. «Siamo anguane» esclamò una di esse che gli aveva letto nel pensiero strizzando l’occhio in modo malizioso. «Anguane! -pensò fra se e se il ragazzo. E ora come faccio? Gli anziani hanno sempre detto di evitarle. Mi sono proprio messo in un bel pasticcio. Ora le saluto in modo gentile e garbato, perché mai far arrabbiare un’anguana».

Il ragazzo prese coraggio. «Bene belle fanciulle. Purtroppo vi devo salutare perché per me si è fatto tardi. È stato veramente bello trascorrere del tempo con voi, ma ora devo proprio tornare a casa. Ho molto lavoro arretrato… ». «E no -disserro in coro – Ora sei nostro prigioniero e non ti possiamo lasciare andare». «Mi sono proprio infilato in un bel guaio” esclamò il giovanotto. «Oh no -disse una di loro – Ti libereremo subito. Devi solo sposare me». «Che sposi me -dissero tutte le altre in coro – Resteremo qui… tutti insieme per sempre».

«Come faccio? -si domandò il ragazzo – Non posso sposarle tutte. Una sì…. ma tutte no… Come faccio ad uscire da questo impiccio?». A quel punto intervennero i due buoi: «che la più bella resti sul carro” dissero Bigio e Ciaro. E le anguane, ridendo, scesero dal carro. Tutte tranne una: la più bella rimase lì al fianco del giovanotto. Dopo qualche giorno i due si sposarono. Fu un’unione felice e allietata dalla nascita di numerose anguane che, una volta diventate adulte, a loro volta si sposarono mettendo al mondo altre anguane.

Il mito delle anguane


E queste anguane…chi erano? Nella credenza popolare le anguane sono esseri che fanno parte del mondo spirituale/magico. Donne bellissime che, nella cultura pagana, abitano nei pressi dei corsi d’acqua ai piedi delle montagne o nei boschi. Sono figure femminili con poteri magici e fortemente legate all’acqua; quindi alla vita. Ed essendo legate ai corsi d’acqua, spesso, nelle leggende le si trova impegnate nel lavaggio dei panni: in alcuni racconti sono infatti le lavandaie del dio pagano dei boschi e delle selve.

Nell’immaginario popolare del nostro Trentino sono protagoniste di leggende positive e, a volte, anche di leggende drammatiche, in cui spesso vestono, in modo ingiusto, i panni di streghe malvagie. Con l’avvento del cristianesimo durante il processo di demonizzazione della cultura pagana, vennero infatti accostate al diavolo e agli spiriti maligni.
Le leggende a loro riferite si trovano in zone vicine ai corsi d’acqua, come le località di Mezzolombardo, Mezzocorona e in Valsugana. La loro credenza è diffusa i tutta l’area alpina del nord-est (Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli).


Leggi anche – Le leggende della Valsugana – Civezzano e il Sabba delle Streghe


 

Andrea Casna

Andrea Casna, iscritto all'Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige, albo pubblicisti, è laureato in storia e collabora con l'Associazione Forte Colle delle Benne. È stato vicepresidente dell'Associazione Culturale Lavisana e collabora come operatore didattico con il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto.

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