LAVIS. Ogni volta che si visita il giardino dei Ciucioi è come fare un salto nel tempo. Il fascino del paesaggio è capace di riportarti indietro a metà Ottocento, quando è stato progettato e costruito da Tommaso Bortolotti. Ora il Comune di Lavis ha pensato di fare un ulteriore passo, progettando un festival del Romanticismo.
La prima serata si è tenuta sabato sera, 3 giugno. Ma l’assessore Franco Castellan ha spiegato che l’intenzione è di ripetere l’evento ogni anno, fino a farlo diventare un appuntamento fisso (nella speranza che così possa essere anche più partecipato in futuro). In fondo, come ha scritto lo storico Albino Casetti, Bortolotti era un uomo che «certo ebbe amore per il bello e per l’arte».
E all’insegna della bellezza e dell’arte è trascorsa anche la prima serata di questo particolare festival, sabato. È stata dedicata alle poesie di Giacomo Leopardi, per certi versi così vicino per ispirazione allo stesso Bortolotti. Le colline sopra Lavis hanno un qualcosa della magia che avevano quelle intorno a Recanati. È facile immaginare di essere sui Ciucioi e di guardare l’orizzonte, fino a perdersi nell’infinito: «Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare».
Le poesie di Leopardi sono state recitate, a memoria, dall’attore Andrea Sirianni. I ballerini del Balletto del Sud si sono esibiti sulle musiche di Chopin, Adam, Schneitzhöffer, Brahms e Saint-Saens. Lo spettacolo aveva un valore in sé, ma ha acquistato ancora più fascino in questo contesto.
Si sono fusi insieme l’erotismo del ballo, i profumi delle piante del giardino, il volo dei pipistrelli, il vento che sembrava sottolineare il climax dei momenti più intensi dell’esibizione. Persino la pioggia che si è decisa a scendere solo a fine serata.
Il romanticismo è anche questo: la potenza dell’ingegno umano che diventa un tutt’uno con la natura, fino a quando non riesci più a capire dove inizia l’uno e finisce l’altra. Un altro spettacolo si terrà domenica 4 giugno, alle 18.30, con un viaggio nella musica da salotto di metà Ottocento: Schubert, Rossini, Bellini e Verdi.
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