LAVIS. Una nuova mostra d’arte a palazzo Trentini, in via Manci a Trento, sarà inaugurata mercoledì 12 luglio alle 18 e sarà poi aperta fino al 19 agosto (dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 18.30; il sabato dalle 9.30 alle 12.30). E ha una stretta connessione con Lavis, visto che sarà una monografica dedicata a Giuseppe Groff – un artista che viveva in paese, fino alla sua morte a inizio 2020.
«La proposta – spiegano gli organizzatori – ha l’intento non solo di presentare le opere di Groff, ma soprattutto di farlo conoscere ed apprezzare, valorizzando un profilo artistico che, nonostante le numerose esposizioni e per incomprensibili motivi, non ha mai goduto di una notorietà commisurata alla qualità dei suoi tratti e dei suoi colori».
In altre parole: l’obiettivo principale è riuscire a recuperare un senso di giustizia, per un artista che a Lavis è ancora particolarmente amato.
In un certo senso, così si compie il vero lascito di qualsiasi artista: il fatto che la sua memoria comunque rimane viva, grazie alle sue opere. Come se il talento fosse un dono che poi viene restituito a chiunque voglia accoglierlo, anche solo con la visita a una mostra.
Per puro caso, Groff nacque a Bari, ai tempi della guerra: era il 4 gennaio del 1946. Nello stesso anno la sua famiglia fece ritorno in Trentino, dove aveva sempre vissuto. Si interessò della pittura sin dall’infanzia. Giovanissimo, entrò in contatto con artisti trentini e non, perfezionandosi soprattutto nel disegno della natura, “all’aria aperta”, con quel gusto impressionista che non lo ha mai abbandonato.
Nel 1968, a soli 22 anni, si trasferì in provincia di Bergamo per affinare la tecnica, lavorando alla bottega di Giulio Poloni. Quando rientrò in Trentino aveva ormai deciso che l’arte sarebbe stata la sua vita. Per un po’ fece anche l’imprenditore, con un certo successo. Ma alla fine decise di lasciare tutto per vivere dei suoi quadri.
Al momento della morte, la moglie – l’amata Maria – lo ricordava così: «Io ho vissuto cinquant’anni con lui. Una volta mi hanno detto: “Signora, suo marito ha avuto anche l’arte come compagna”. Io ho risposto: “No, l’arte era la sua amante”. Si è presa i suoi pensieri, il cuore e l’anima. E lo ha reso una persona più ricca».
Per più di trent’anni Groff ha vissuto a Lavis. «Lui ha amato stare qui perché ha potuto vivere a contatto con la natura – ricordava sempre Maria –. Era una persona poliedrica: intagliava il legno e faceva il contadino. Ma, soprattutto, aveva una grande capacità di fare cose belle. Si è espresso e ha vissuto per l’arte: e questo non significa solo mettere dei colori sulla tela».
La bellezza sarà quindi la protagonista ancora, anche di questa nuova mostra nel capoluogo.
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