Nei posti più impensati è possibile trovare piccoli gioielli e scoprire storie interessanti. Una di queste si nasconde dietro i capannoni industriali a Lamar di Gardolo
Lamar di Gardolo. Poco più a sud della sponda trentina dell’Avisio, vicino all’antico abitato di San Lazzaro, sorge un piccolo agglomerato di case con una bella chiesetta edificata sopra uno sperone di roccia. Questo fazzoletto di terra tra il torrente Avisio, la strada per Meano e via Alto Adige (la statale del Brennero) è il territorio di Lamar.
Il documento più antico che utilizza questo toponimo risale al 1404 e in esso si legge:
(…giovedì 21 settembre 1402, investì, a nome di locazione perpetua, Enrico detto Castollo fu Odorico da Meano, di un prato posto nelle vicinanze della roggia dell’Avisio nel luogo chiamato ai Lamari, per l’affitto di uno staio di siligine)
In un altro documento del 1749 si attesta che le case di Lamar con i relativi terreni circostanti sono di proprietà della famiglia Monte, un antico casato originario di Montevaccino, che aveva fatto fortuna con il commercio. Nel 1877 invece il catasto teresiano indica Vincenzo e Francesco Larcher quali proprietari delle case di Lamar.
Gli eredi della famiglia Larcher nel 1920 frazionarono la proprietà e la vendettero a sei diversi acquirenti:
Emanuele Caneppele acquistò la casa signorile, un rustico e terreni vari;
Antonio Casagrande un rustico e vari terreni;
Michele Facchini un rustico e vari terreni;
Massimo Chiogna due rustici;
Narcisio Demozzi vari terreni;
Giuseppe Pedrotti un campo.
Da questa spartizione restarono escluse la chiesetta, la fontana e la roggia con relativo lavatoio. Nella compravendita si decise che la fontana e il lavatoio fossero beni comuni e che dell’acqua della roggia avrebbero usufruito a turno i proprietari dei terreni.
Per quanto riguarda la chiesetta, invece,
La chiesetta di Lamar
L’esistenza di una cappella a Lamar viene attestata in un documento del 1749 relativo alla visita pastorale di Giovanni Carlo Conte di Herbstein. Nel documento si dice che la chiesetta è di proprietà di Antonio Monte ed è dedicata a San Gregorio Taumaturgo, un vescovo e santo del terzo secolo. Si racconta che questo santo dell’Asia Minore un giorno piantò il suo bastone sulla riva di un fiume per fermare le sue alluvioni che tanti danni provocavano agli abitanti del luogo. Subito il fiume mutò il suo corso salvando persone e campagne. Il bastone a questo punto crebbe fino a diventare un grande albero a guardia dell’impetuoso fiume.
Forse fu proprio questo miracolo che suggerì alla famiglia Monte di dedicare a San Gregorio la loro chiesetta.
Nei documenti della visita pastorale del 1914 troviamo scritto che:
Qualcosa negli anni successivi deve essere cambiato, perché nei documenti relativi alla visita pastorale del 14 febbraio 1927 si legge quanto segue:
Le modifiche
Non sappiamo esattamente quando e perché sia stata sostituita la pala d’altare originale. Quello che è certo è che nel 1927 San Gregorio non c’era più e al suo posto era stata messa una raffigurazione della Madonna del Rosario di Pompei con ai lati San Domenico e Santa Caterina da Siena. La pala d’altare venne donata alla chiesa dalla famiglia Caneppele.
La piccola e semplice chiesetta, protetta da due grandi ippocastani, che forse vennero piantati in ricordo del miracolo di San Gregorio, fu oggetto di restauri e ampliamenti nel 1969.
L’aumento della popolazione e la frequentazione alla Santa Messa rendevano poco agevoli gli spazi dell’edificio sacro. L’aula, originariamente costituita da tre piccole campate coperte da volta a botte, venne stravolta. Il muro a sud venne abbattuto e alla struttura venne aggiunto un nuovo corpo in grado di ospitare nuovi fedeli. Sicuramente l’armonia dell’edificio originario ne risentì, ma questa soluzione permise l’accoglienza di un numero di fedeli maggiore.
Tutti i lavori di ampliamento e sistemazione vennero finanziati dagli abitanti di Lamar e dalle donazioni delle industrie del vicinato. La stessa cosa avvenne anche per i lavori di ristrutturazione che negli anni a seguire interessarono la chiesetta e che le permettono di essere ancora in buono stato stato e di essere utilizzata per le celebrazioni.
La chiesetta nel cuore
Sei case, una chiesetta e una piccola comunità. Basta poco per creare un legame forte e in grado di sopravvivere al tempo e alla lontananza.
Una testimonianza ci arriva dalla lontana Australia, da Vittorio Facchini, un caro amico e lamarotto doc (si dice così?). Vic, emigrato in Australia nel 1934, è sempre stato molto legato alle sue origini e anche stando dall’altra parte del mondo non ha mai voluto abbandonare la sua Lamar. Vittorio era solito mandare agli amici e parenti lunghe lettere e cartoline particolari. Una di queste venne spedita in Italia nel 1974:
Mi sono portato qua l’altare della chiesetta di Lamar… che per me è come l’altare della Basilica di San Pietro a Roma, dato che qua anch’io facevo il chierichetto e servivo messa.
Be come state tutti?
Mi dispiace che non mi sono fermato più a lungo ma sarà per la prossima volta. Saluti Vittorio
Vittorio ha vissuto una vita lunga e avventurosa. È stato punto di riferimento e aiuto per tutti i trentini che per vari motivi si sono recati a Sydney. Nel 2007 è stato insignito della Croce di San Venceslao, massimo riconoscimento della Provincia di Trento, proprio per la sua generosità e dedizione a favore degli emigranti. Zio Vic è salito in cielo nel 2020, alla soglia del suo 103° compleanno.
Siamo certi che lassù si sia portato anche una “cartolina” della sua amata chiesetta di Lamar.
Leggi anche – Addio “zio Vic”, il trentino d’Australia
Fonte:
P. Remo Stenico, La Chiesetta di Lamar di Gardolo, Biblioteca San Bernardino, Trento, 2010
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