Lavis. Nell’anno 1774 l’Imperatrice Maria Teresa D’Austria, preoccupata della bassa alfabetizzazione e convinta che lo sviluppo sociale ed economico della popolazione passasse anche da un livello minimo di istruzione emanò un decreto che imponeva a tutti i sudditi dell’impero di imparare a leggere, scrivere e far di conto, senza distinzione di ceto e di sesso. Nasceva la prima forma di scuola dell’obbligo, una vera e propria rivoluzione sociale che era destinata a lasciare un segno tangibile nei secoli successivi.
Una riforma di tale portata non era semplice e per essere attuata concretamente richiese ingenti investimenti e anni di preparazione.
Anche nella piccola comunità di Lavis, che era remoto territorio ai margini del grande impero, arrivò questo vento di riforma.
A onor del vero, a livello locale, già dal 1646 le autorità civili ed ecclesiastiche si erano occupate di istruzione stabilendo che i ragazzi poveri potessero imparare gratuitamente a leggere e scrivere. I più benestanti invece dovevano pagare una piccola quota e dietro accordi personali potevano aggiungere alle materie anche musica, canto e latino. Ma si trattava di una iniziativa locale e la partecipazione era di carattere volontario.
Nell’anno 1787 entrò in vigore invece la riforma Teresiana con il cosi detto ordinamento delle scuole pubbliche:
In quegli anni a Lavis i ragazzi in età scolare erano 170 e alla loro istruzione provvedeva un solo maestro e una sola maestra.
Uno dei problemi principali che dovettero risolvere le autorità locali era quello di trovare degli spazi adeguati per ospitare un numero così elevato di studenti. Nel 1846 il loro numero era salito a 340 (185 ragazzi e 155 ragazze). Era necessaria una struttura di grandi dimensione con almeno 5/6 grandi locali ma il Comune di Lavis non ne trovava nemmeno in affitto.
Nel 1848 il Comune acquistò per 6.400 fiorini il palazzo dei baroni de Coredo e vi sistemò gli uffici comunali al primo piano e le scuole al secondo. Nel 1871 alcune classi furino trasferite in una casa attigua e poi altre in un’ala della casa Bortolotti (di fronte all’attuale Scuola Media).
Solamente nel 1905 il Comune riuscì ad acquistare un’ampia porzione di terreno, la chiesura Viero, per 20.800 fiorini con l’obiettivo di costruirvi un ampio ed elegante edificio per ospitare tutte le classi. Il progetto dell’ingegner Tommaso Stolcis di Trento venne realizzato qualche anno dopo e nel 1908 il nuovo edificio aprì le porte agli studenti di Lavis: erano le scuole Grazioli.
Nell’anno 1895 venne fatto un censimento in tutta la Regione del Tirolo e fu stampato ad Innsbruck un libro in cui sono elencate le scuole in tutti i paesi, il numero degli scolari e le classi con i rispettivi maestri. Da questo censimento sappiamo che a Lavis c’erano 401 scolari divisi in 6 classi. A Pressano gli scolari erano 104 con due classi mentre a Sorni c’era una sola classe con 35 scolari.
Al giorno d’oggi sarebbe impossibile gestire un numero così alto di scolari in classe mentre all’epoca era una cosa normale e le cose funzionavano anche abbastanza bene.
Prima di tutto i bambini ricevevano un’educazione primaria dai genitori e secondo esisteva un Regolamento Scolastico piuttosto rigido e questo veniva osservato alla lettera, quindi i vari maestri potevano proseguire il loro insegnamento senza alcuna difficoltà.
Stando ai documenti dell’epoca questa organizzazione scolastica era molto valida se paragonata a quanto accadeva in altre zone.
A questo proposito riportiamo una lettera che il nostro concittadino don Giuseppe Grazioli scrisse il 30 aprile del 1890 all’amico Ottone Brentari che in quegli anni si trovava a lavorare nel regno d’Italia. Don Giuseppe Grazioli conosceva molto bene la situazione della scuola in Trentino in quanto era stato per 10 anni, dal 1770 al 1880, Ispettore Scolastico:
Tra gli antichi documenti che abbiamo avuto modo di consultare c’è ne uno molto particolare: un attestato di merito rilasciato all’alunno Benedetti Giuseppe per il suo rendimento scolastico nei due mesi di novembre e dicembre dell’anno 1858.
Da questo attestato e dall’astuccio di Giuseppe possiamo dedurre che ci fosse una competizione riguardante gli studi dei singoli scolari e che i migliori venissero premiati. Il semplice corredo dello scolaro Giuseppe, asticciola con pennino, matita e due pennini di scorta, riporta infatti sull’astuccio una scritta in tedesco: dem fleissige Schüler (lo scolaro diligente). Forse questa dotazione, oltre all’attestato, era un premio per i risultati raggiunti da Giuseppe. Ricordiamo l’estrema povertà che era diffusa in quegli anni e quindi una simile dotazione, anche se ridotta all’essenziale era una vera ricchezza.
Da notare anche la matita, molto consumata, alla quale era stata applicato una prolunga per permettere allo scolare di utilizzarla fino alla fine.
Questa organizzazione scolastica è rimasta in vigore per più di 130 anni. Con l’annessione del Trentino al Regno d’Italia nel 1919 i nuovi governanti rimasero stupiti dal grado di istruzione del nuovi cittadini. Anche nei paesini più piccoli e remoti la popolazione era in grado di leggere, scrivere e far di conto, situazione completamente diversa da quella del resto d’Italia dove gran parte della popolazione era analfabeta.
Sotto il governo italiano rimase l’obbligo all’istruzione ma cambiarono il sistema di insegnamento e il programma. Pochi anni dopo una nuova riforma con l’impronta data dal fascismo e al termine della seconda guerra mondiale un altro cambiamento a seguito della proclamazione della Repubblica Italiana.
Il vecchio regolamento scolastico di teresiana memoria era ormai superato dalle nuove modalità di insegnamento. Arrivò poi il 1968 con la promozione per tutti e in seguito l’ampliamento del numero di insegnanti per classe.
Sul nostro territorio gli anni settanta portarono anche in dotazione una nuova struttura scolastica. Nel 1971 il Comune riuscì ad acquistare (per 280 milioni di Lire) il terreno della chiesura Zippel per la costrizione della nuova scuola media. Il progetto della scuola realizzato dall’ingegner Negri e dall’architetto Giovanni Stainer venno messo in opera dall’impresa Zorzi di Trento con una spesa complessiva di 435 milioni. L’edificio che comprendeva 19 aule, una palestra, un auditorium, uffici e laboratori venne inaugurato nel 1975 e intitolato al dottor Aldo Stainer.
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