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Scuole e istruzione a Zambana

Zambana. Nel 1774, ai tempi del decreto con cui l’imperatrice Maria Teresa d’Austria aveva di fatto istituito la scuola dell’obbligo, anche il piccolo abitato di Zambana, come tutti i comuni dell’impero, aveva dovuto attrezzarsi per garantire un livello minimo di istruzione ai suoi ragazzi. Sappiamo attraverso gli Atti Visitali che ai primi del 1800 nel paese alle pendici della Paganella c’era una scuola che veniva gestita dal curato, coadiuvato qualche volta dal sacerdote primissario (il sacerdote cioè che aveva come obbligo principale quello di celebrare la messa prima nei giorni festivi, e che a Zambana fu istituito nel 1733 per volontà testamentaria di Andrea Clementel).

Il fatto che l’autorità ecclesiastica si preoccupasse non solo dell’insegnamento della dottrina cristiana e dell’educazione morale,  ma anche della gestione dell’istruzione in generale, non deve sorprendere. Era cosa assai frequente che le autorità pubbliche, a causa della carenza di maestre e maestri, dovessero ricorrere all’aiuto dei sacerdoti per gestire le scuole. Molto spesso queste figure erano le uniche persone istruite nei paesi.

Altra elemento comune a molti piccoli centri abitati era la dislocazione dell’edificio scolastico. Accadeva spesso che i locali adibiti a ospitare i ragazzi per le lezioni fossero la stessa canonica e qualche aula messa a disposizione proprio dalla chiesa. E questo è il caso della scuola di Zambana a inizio Ottocento.

La scuola in canonica


Da una relazione del 1837 sappiamo che la scuola di Zambana era promiscua ed era frequentata da poco più di 30 alunni. L’anno scolastico durava sei mesi e il salario che il comune pagava al maestro era di 50 fiorini. In quegli anni le lezioni si svolgevano in un locale della canonica.

I locali della canonica ospitarono per decenni gli alunni. Da una relazione (datata 1880) di don Rocco Baldracchi, curato di Zambana, sappiamo inoltre che:

Il troppo frequente mutar di maestro o maestra nuoce a questa scuola promiscua. I genitori trovano con troppa facilità motivo di lagni ingiusti nei docente. Evvi difetto di persone virili nel paese. Da due anni la scuola è affidata a Santa Calovini di Livo. La frequentazione è trasandata, specialmente nelle belle giornate. Il bestiame, la legna, ogni mestier o affaruccio di famiglia per tanti è occasione di tener a casa il figlio o la figlia.
I frequenti rapporti estesi dalla maestra si fermano inefficaci presso il Comune. Io vado con piena libertà nella Scuola in qualunque momento; anzi fin ora si brama che ne prenda cura sott’ogni aspetto. Cerco però di attenermi possibilmente a solo contegno morale ed a far si, che non manchino i libri e attrezzi necessari.

Pur ospitando ancora gli alunni nei locali della canonica, le lezioni erano tenute da una maestra sotto la supervisione del curato. Entrambi però segnalavano uno scarso interesse da parte di alunni e genitori: ogni occasione era buona per “bigiare” le lezioni.

La scuola del 1928 oggi

Dal Vaticano alla nuova scuola del 1928


Non sappiamo quando ma a un certo punto i locali della canonica non vennero ritenuti più idonei per ospitare le classi e la scuola elementare venne trasferita nei locali di un edificio che per la sua mole veniva chiamato “il Vaticano” e che sorgeva nella parte nord del paese. Questo edificio ospitò generazioni di ragazzi fino al 1928, quando venne eretto un nuovo edificio scolastico all’inizio del paese.

La costruzione del nuovo edificio si rese necessaria e urgente a causa della vetustà del “Vaticano”, divenuto inadeguato per accogliere la crescente popolazione scolastica e per assolvere decorosamente al suo servizio.
Il 7 agosto 1926 l’allora podestà, Federico Marcolla, diede il via ai lavori di costruzione della nuova scuola. Il progetto, elaborato dall’architetto Pio Giovannini, prevedeva una base d’asta di £400.000 che venne vinta dall’impresa Luigi Debiasi di Lavis.
I lavori partirono immediatamente ma dopo pochi mesi un misterioso incidente bloccò tutto. Per cause mai chiarite una parte dell’edificio che era già stato realizzata crollò e si rese necessaria la demolizione totale con la rimozione di tutti i rottami.

Il 22 ottobre del 1927 il Comune deliberò la ripresa dei lavori con un nuovo progetto realizzato dall’ingegner Aldo Ciaffi. Rescisso il contratto con l’impresa Debiasi, i lavori furono affidati all’impresa Pio Giovannini e F.lli di Trento.
L’opera venne completata in meno di un anno e il 28 ottobre del 1928 venne inaugurata la nuova scuola alla presenza di numerose autorità.

Nel nuovo edificio trovarono spazio anche gli uffici comunali e, al piano terra, un teatro, i servizi e una cucina per la refezione a cui accedevano gli scolari più bisognosi.
Nel terreno retrostante era stato previsto anche un campo sportivo, il Campo Sportivo del Littorio, la cui realizzazione venne però rimandata a causa dell’eccessiva spesa.

La nuova scuola continuò a ospitare i giovani cittadini di Zambana fino al 1955 quando una frana sconvolse la vita tranquilla del piccolo paese alle pendici della Paganella. Ma questa è un’altra storia che vi abbiamo già raccontato.


Leggi anche – Il paese fantasma. Come la frana rischiò di far scomparire per sempre Zambana Vecchia


Fonte:

Tarcisio Chini, “Zambana, pagine di storia” , in “Lavis e Zambana. Uomini, fatti e cooperazione”, Casa Editrice Publiulux, Trento, 1983

 

Daniele Donati

Nato a Trento nel 1972, laureato in Economia Politica all'Università degli studi di Trento. Impiegato commerciale è appassionato di economia e di storia. Attualmente è vicepresidente dell'Associazione Culturale Lavisana.

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