La storia della più grande avventura coloniale del Regno d’Italia
Rovereto. «Verso la guerra Italo-Turca», titolavano i giornali alla fine di settembre del 1911. Fra questi, anche il Trentino, al tempo diretto da Alcide De Gasperi. E così i trentini, al tempo sudditi austro-ungarici, ebbero modo di conoscere gli eventi bellici della guerra di Libia del 1911-1912: quella che fu la grande avventura coloniale del Regno d’Italia.
Il conflitto tra l’Impero Ottomano e il Regno d’Italia scoppiò il 29 settembre 1911. A determinare le cause del conflitto furono le spinte imperialiste di Roma. L’Italia, nata nel 1861, appena 50 anni prima, e al tempo alleata di Vienna e Berlino con la Triplice Alleanza, desiderava espandere i suoi domini nel Mediterraneo. I primi tentativi, quelli di fine Ottocento in Abissinia (ora Etiopia), non ebbero esito positivo. La sconfitta dell’esercito italiano nella battaglia di Adua contro l’esercito etiope indusse Roma ad abbandonare, ma solo momentaneamente, l’esperienza coloniale.
Il contesto generale
A fine Ottocento l’Egitto e il Marocco erano già rispettivamente sotto il controllo britannico e francese. La Germania si era già ritagliata un posto in Africa. Esclusa l’Austria-Ungheria, mancava solo l’Italia, la quale, in questo scenario geopolitico, puntava a controllare una porzione dell’Africa settentrionale. L’Italia quindi si affacciò sulla scena coloniale in ritardo rispetto alle altre nazioni europee. Le sue prime esperienze iniziarono, come già accennato, a fine Ottocento con le spedizioni in Eritrea e Somalia e con il tentativo di conquista dell’Abissinia che però si concluse con la sconfitta ad Adua nel 1896.
La guerra Italo-Turca del 1911-12 va collocata, quindi, in questo scenario internazionale. Con la dichiarazione di guerra il conflitto si concentrò in Tripolitania e in Cirenaica, l’attuale Libia. Il governo italiano guidato da Giolitti, dopo essersi accordato con Parigi e Londra per la sistemazione delle rispettive aspirazioni coloniali nell’Africa settentrionale, intimò alla Turchia di sgombrare la Libia. Ovviamente, Costantinopoli rifiutò e iniziò così la guerra e l’avventura coloniale italiana in Africa. A sostegno della guerra vi fu anche una forte campagna di propaganda che aveva al centro il ruolo dell’Italia, non solo come potenza militare, ma anche come istituzione morale capace di portare la libertà alle popolazioni assoggettate al giogo ottomano.
Le ostilità in Libia
Il corpo italiano di spedizione fu inizialmente composto da 34.000 uomini, per poi raggiungere i 100.000 nel 1912. Dalla parte ottomana, vi erano circa 5.000 uomini in Tripolitania e 2.000 in Cirenaica, a cui si aggiunsero le forze autoctone. Le operazioni militari iniziarono il 5 ottobre 1911 con l’occupazione delle città costiere: dopo Tripoli e Tobruk, furono prese anche Derna, Bengasi e Homs. Il 5 novembre 1911 re Vittorio Emanuele III proclamò l’annessione di Tripolitania e Cirenaica all’Italia. Fu una guerra faticosa e impegnativa per l’Italia, principalmente a causa della scarsa conoscenza del territorio. Tuttavia, fu anche l’occasione per sperimentare nuove armi e mezzi, come dirigibili, aerei, mitragliatrici di nuova concezione, nuovi pezzi di artiglieria, il telefono e il telegrafo.
Successivamente l’Italia spostò la guerra nell’Egeo per ottenere basi di appoggio con l’obiettivo di bloccare le coste turche. Tra aprile e maggio del 1912, truppe italiane occuparono l’isola di Stampalia, costringendo i Turchi alla resa a Rodi e successivamente occupando il Dodecaneso. I timori di sollevazioni nella penisola balcanica furono cruciali nel convincere i Turchi a avviare trattative per la resa. La pace fu firmata a Losanna il 18 ottobre 1912, con l’Italia che ottenne la Libia e l’amministrazione del Dodecaneso.
La prima guerra aerea
Durante il conflitto, si ebbe l’uso dell’aviazione a scopi militari per la prima volta nella storia. La popolazione civile iniziò a conoscere la guerra aerea attraverso le pagine dei giornali.
«Questa mattina», scriveva il Trentino di Alcide De Gasperi il 21 novembre 1911, «il capitano Piazza (l’aviatore Carlo Maria Piazza) con il suo Bleriot si è innalzato dirigendosi con volo risoluto e rapido verso la parte orientale dell’oasi…” Il capitano Piazza ha effettuato un bombardamento aereo con bombe svedesi, segnando un momento significativo nella storia dell’aviazione militare».
Al Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto si trova un piatto di ceramica che raffigura un bombardamento aereo del 1º novembre 1911, quando il tenente Giulio Gavotti lanciò quattro ordigni su Ain Zara e sull’oasi di Tagiura.
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