La foto della famiglia Armellini

Una vecchia foto ritrovata in una soffitta ha acceso la nostra curiosità e abbiamo cominciato a ricostruire la sua storia. Puoi aiutarci anche a tu a completare le nostre ricerche?

Lavis. Era quasi Natale quando il nostro socio Vittorio Pergol ha deciso di fare un regalo all’Assocazione Culturale Lavisana: una vecchia foto con una scritta sul retro “Signori Armellini Paride”.

Si tratta di una bellissima foto scattata dal fotografo Nardelli di Mezzolombardo che rappresenta una famiglia signorile e particolarmente numerosa. Pochi altri indizi se non quelli che l’amico Vittorio ci ha confidato. La foto era arrivata fini a lui perché la sua famiglia aveva lavorato per il Signor Paride Armellini.

Paride Armellini! Chi era costui?


Dopo alcune ricerche e con l’aiuto delle memorie storiche di Lavis siamo riusciti a scoprire qualcosa di più sulla storia che questa foto racchiude.

Paride Armellini era nato nella seconda metà dell’ottocento in una famiglia che non doveva essere particolarmente agiata. Come moltissimi altri trentini di quegli anni decise infatti di cercare fortuna emigrando all’estero e la sorte benevola lo portò negli Stati Uniti. Paride fu uno dei tanti avventurieri che partecipò alla “corsa all’oro” in America ma a differenza di tanti quella corsa la vinse. Ebbe infatti la fortuna di trovare un buon filone del metallo prezioso e questo gli permise dei tornare a Lavis ricco.

L’intuito che lo aveva portato tanto lontano lo spinse a investire una parte della sua ricchezza in una delle poche attività economiche fiorenti nel Trentino di inizio ‘900, quella vitivinicola.

Assieme al fratello acquistò i terreni e una notevole porzione di campagna nel pressi della stazione ferroviaria di Lavis e nel 1890 ottenne i permessi per costruire lo Stabilimento Enologico F.lli Armellini. Una moderna e ampia cantina progettata dal maestro muratore Vittorio Andreatta di Lavis.

L’industria vitivinicola a Lavis e lo stabilimento Armellini


Nel Trentino di fine ottocento le sole attività economiche che andavano oltre la semplice sussistenza erano l’industria della seta, quella del tabacco in Vallagarina e quella vitiviniocola. Nel 1852 l’ispettore imperiale Agostino Perini in una sua relazione scriveva che:

sulle colline e nella pianura di Lavis si coltivano bensì i gelsi; la coltivazione principale è però quella delle viti delle quali si ritrae un vino ch’idei migliori del Trentino

Mentre Cesare Battisti scriveva ai primi del ‘900 che:

la Piana Rotaliana è il giardino vitato più bello d’Europa

Attorno a questi elementi Paride Armellini, assieme al fratello costruì la sua seconda fortuna. Come già detto nelle vicinanze della stazione fece erigere una moderna cantina che, con la Cantina Cembran, divenne un polo produttivo di primo livello. Queste due cantine raccoglievano e lavorano la quasi totalità delle uve prodotte in zona. Secondo una statistica del Comune di Lavis la cantina del fratelli Armellini aveva una capacità di lavorazione di 30.000 ettolitri di vino mentre quella di Antonio Cembran di 20.000.

Lo smercio di questi vini era rivolto soprattutto verso nord, nel cuore dell’impero Austro-ungarico e in Germania. Questa attività era talmente importante che il Comune di Lavis, in prossimità della stazione, aveva acquistato un terreno per la costruzione di una tettoia e di un raccordo ferroviario per facilitare la spedizione di uva e vini.

Nel progetto dell’imponente edificio della Cantina Armellini i due fratelli avevano anche voluto realizzare nel giardino verso la ferrovia un elegante padiglione in metallo con cupola a bulbo (gloriet) dove i clienti potevano intrattenersi conversazioni frivole o in incontri d’affari degustando il vino prodotto nello stabilimento.

L’attività doveva essere particolarmente redditizia ed erano numerosi gli operatori economici che raggiungevano Lavis in treno. Questo spinse i fratelli Armellini a farsi anche promotori della costruzione di un albergo. Ai primi del ‘900 l’Albergo alla Stazione, oltre all’attività di ricezione e ristorazione disponeva anche di una rivendita di tabacchi e bolli e di uno dei primi telefoni della zona che aveva il numero 3.

L’Albergo alla Stazione e sulla destra il “gloriet” delle Cantine Armellini – foto tratta dal libro “Lavis immagini che fanno storia”

La foto racconta…


Ma torniamo alla foto. Grazie all’aiuto di Giovanni Rossi, nel gruppo siamo riusciti a riconoscere i due sacerdoti in seconda fila al centro. Quello alla nostra destra è don Sisto Mazzoldi che era rimasto cappellano a lavis per un paio anni dopo l’arrivo di don Brigà, quindi fino al 1929/30 e successivamente divenne un vescovo missionario. Il sacerdote a sinistra invece è don Giovanni Marconi. Di lui vi abbiamo già parlato raccontando la sua tragica morte avvenuta nel 1934 avvenuta per avvelenamento.

Possiamo quindi dire che la foto risalga alla fine degli anni venti del secolo scorso. Nella nostra breve indagine non siamo riusciti a scoprire altro. Magari qualche nostro lettore potrà aiutarci a svelare altri segreti custoditi in questo vecchio documento riemerso da una soffitta.


Leggi anche – Il bicchiere avvelenato e la tragica morte di don Giovanni all’albergo del tram di Lavis


P.S. il complesso della Cantina Armellini passò poi di mano e venne gestito prima dalla famiglia Bolognani e adesso dalla famiglia Simoni proprietaria delle Cantine Monfort.

 

Nato a Trento nel 1972, laureato in Economia Politica all'Università degli studi di Trento. Impiegato commerciale è appassionato di economia e di storia. Attualmente è vicepresidente dell'Associazione Culturale Lavisana.

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