Lavis. Il ritrovamento in una soffitta di un quadro particolare, una tessera e le voci su una società segreta che riuniva i suoi adepti in una cantina. Sono questi gli ingredienti della storia che vogliamo raccontarvi oggi e che come vedremo si intrecciano anche con l’Associazione Culturale Lavisana che è l’editore di questo giornale online.
Qualche mese fa in una soffitta è stato ritrovato un grande quadro raffigurante una scena con nobili, dame e cavalli. Un disegno in bianco e nero su un grande pannello in compensato che per costumi e ambientazione potrebbe ricordare il ciclo dei mesi in Torre Aquila a Trento. La firma sull’opera è di Fortunato Cova, un artista che negli anni Settanta e Ottanta aveva lavorato anche a Lavis.
Da dove arrivava quest’opera? Abbiamo chiesto informazioni a Giovanni Rossi, memoria storia e custode di documenti importanti riguardanti la storia di Lavis e abbiamo fatto centro al primo colpo in quanto Giovanni conosceva bene l’opera e la sua storia.
Il quadro era stato commissionato da Aurelio Rasini proprio all’amico Fortunato Cova. Aurelio voleva riprodurre un’antica stampa che aveva recuperato in uno dei suoi innumerevoli viaggi alla ricerca di preziosi documenti del passato. Il pannello con la scena di un nobile che si ristorava con una coppa di vino portata da un servitore doveva abbellire la cantina dove Aurelio, membro di spicco dell’Associazione Culturale Lavisana, era solito ritrovarsi con un gruppo particolare di amici, quelli della Con.Ba.La.
Conbala era un termine che non avevamo mai sentito e indagando meglio, anche grazie all’aiuto di Tullio Pasolli (socio e cassiere di questa particolare associazione), abbiamo scoperto che si trattava si una confraternita “segreta” nata da un’idea di Aurelio Rasini con alcuni amici del Circolo Fotoamatori di Lavis. Il Circolo, che poi sfociò nell’Associazione Culturale Lavisana, si riuniva in una sala al piano terra di casa Rasini, dove c’era la pizzeria “Il Giardino”, ma non tutti conoscevano la cantina fonda alla quale potevano accedere solo i soci della Con.Ba.La.
L’idea di una confraternita nacque intorno al tavolo-cever dello spaccio-frasca di Gioele Piffer, in piazza Battisti angolo via 4 Novembre, alla presenza di alcuni amici che festeggiavano e pasteggiavano per un compleanno: c’erano Edy Scola, Antonio Moscon con alcuni suoi amici di Trento, il Sevignani dell’officina e naturalmente il geometra Aurelio Rasini.
L’idea, supportata anche dagli amici di Rasini, si concretizzò subito e nel giro di poco tempo venne fondata la Confraternita Bacchica Lavisana con tanto di tessera e sede.
Di questa associazione non abbiamo trovato memoria nei documenti ufficiali, nessuna notizia di cronaca e nessun riferimento negli archivi o nei documenti che sono giunti fino a noi. Quello che abbiamo scoperto lo dobbiamo solo ai racconti di chi ha vissuto quel periodo: Giovanni Rossi e Tullio Pasolli.
La sede della Confraternita era nella cantina fonda sotto casa di Aurelio Rasini. Visto il nome dato alla confraternita, gli elementi centrali erano il vino e la convivialità: si facevano gare bendati per indovinare se il vino era bianco o nero, poi a bottiglie coperte per indovinare la qualità e anche la gradazione del vino. L’accesso era riservato ai soci che però, oltre alla quota associativa, erano invitati ogni volta a lasciare anche un obolo nella musina (una formasela riadattata) per contribuire al rifornimento della cantina.
Qualche volta Aurelio invitava anche esperti del settore per alzare il tono delle competizioni. Un assiduo frequentatore era anche un suo amico sommellier della Mostra Vini di Trento. Naturalmente gli assaggi di vino erano sempre accompagnati da formaggi, luganeghe e grissoni, una specie di grissini fatti appositamente a mano per gli incontri dal panettiere-socio Emilio Dalprà.
Le attività della confraternita non si svolgevano solamente nel segreto della cantina. Spesso accadeva che i confratelli, in incognita e guidati da Aurelio Rasini, si recassero in visita nelle migliori e storiche cantine di Lavis, Pressano, Sorni e Masi, fino a Giovo e dintorni.
Tornando al quadro, Giovanni Rossi ci ha raccontato che il giorno della consegna venne organizzata una grande festa con i soci della confraternita e il pittore. Festa che si protrasse tutta la notte e restò impressa nella testa dei confratelli per lungo tempo.
Per dovere di cronaca il pannello è stato riacquistato dal’Associazione Culturale Lavisana e quindi, dopo un breve restauro, tornerà ad abbellire la sede dell’Associazione erede del Circolo Fotoamatori e della Confraternita Bacchica Lavisana.
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