Le macchine a energia idraulica sul territorio dell’Ecomuseo Argentario nelle fonti documentarie dei secoli XIII-XVII

Questo articolo fa parte del progetto “Le vie dell’acqua e dell’uomo: società ed economia fra passato e presente” promosso da Ecomuseo Argentario, con il contributo della Fondazione Caritro. Partner del progetto: Associazione Culturale Lavisana, Comune di Lavis, Comune di Civezzano, Rete delle Riserve Val di Cembra-Avisio e APPA

Trento. Nel precedente articolo si è descritto il sistema idrografico dell’altipiano del Monte Calisio e della piana d’Adige compresa tra Lavìs e Trento costituito dai tre corsi d’acqua principali: i torrenti Avisio, Silla e Fersina con i loro 10 rivi tributari dall’altipiano, ai quali si aggiungono il Rivo di Carpené e la Roggia di Gardolo. Su questo sistema idrografico venne ad impostarsi nel corso del tempo il complesso delle macchine a energia idraulica: principalmente i mulini in forma diffusa e puntuale sull’intero territorio quali elementi fondamentali nell’economia agricola del tempo; in seconda battuta le segherie nei contesti locali di lavorazione e commercio del legname da opera (Albiano, la piana di Campotrentino, Lavìs borgata e la sua piana verso i Vòdi); a seguire, i frantoi e i pestoni dei minerali di argento e rame funzionanti nei periodi di fioritura dell’attività mineraria sull’altipiano e nelle zone di Lavìs-Pressano e Giovo-Faedo, poi dismessi; infine – in numero molto limitato – i folloni, ovvero le macchine per la follatura tramite compressione meccanica dei tessuti, in particolare la lana.

Nelle due Appendici di questo articolo si presentano 50 attestazioni dirette offerte da documenti datati dalla seconda metà del Duecento a tutto il Seicento, e alcuni riferimenti toponomastici dello stesso periodo come elementi integrativi: rinviando per i dettagli alle due Appendici, si propongono qui alcune considerazioni di sintesi e spunti di lettura dei dati.

Le macchine a energia idraulica


Le 50 attestazioni di macchine riguardano in molti casi apparati attivi in uno stesso sito per lunghi periodi di tempo, oppure macchine disposte a breve distanza l’una dall’altra sul medesimo corso d’acqua servente. Lo furono ad esempio i numerosi mulini censiti nella zona di Lavìs, i quattro mulini attivi sul corso del Rio Papa a Meano, la decina di mulini sul torrente Silla nelle zone di Fornace e Civezzano, i sette mulini sulla Fersina nelle zone di Civezzano e di Cognola, e ancora i tre mulini ad Albiano nella Val del Camin; per confronto si possono citare i quattro edifici di mulino presenti un tempo a Verla di Giovo sul Rio Molini (Stenico R. 1985, pp. 182-187). La motivazione è solo in apparenza banale, essendo essa strettamente connessa alle modalità di interazione dell’uomo con le vie d’acqua: con l’avvento dell’energia elettrica per conversione dell’energia idraulica fu possibile trasferire l’energia motrice dal sito di produzione a un altro di utilizzo, anche molto distante, mentre prima – mancando l’anello intermedio della trasformazione – l’energia idraulica era utilizzata direttamente in loco come forza motrice delle macchine.

Dunque, individuato in antico un sito adatto all’installazione del mulino da grano, della sega, del pestone o della fucina con il maglio, in quello stesso luogo molto spesso si succedettero nel corso di secoli diverse generazioni di proprietari della macchina (è bene osservare che il suo impianto richiedeva un notevole investimento in denaro): per i mulini in particolare troviamo i signori Roccabruna a Civezzano e Fornace (documenti nn. 2-4, 7-10, 12), il Capitolo della cattedrale di Trento a Meano (documenti nn. 1, 5, 6), i signori a Prato e Guarienti a Civezzano (documenti nn. 17, 19, 23; documento n. 29), a Lavìs i signori dinasti della giurisdizione di Königsberg (nel 1600 i Castelletti, documento n. 41; poi i Thun e in seguito gli Zenobio).

Ancora a proposito di proprietari delle macchine o aventi diritti reali sulle stesse, negli anni 1381, 1457 e 1537 (documenti nn. 11, 14 e 26) era attivo un mulino a Civezzano di proprietà e a gestione comunitaria esercitata dai sindaci della pieve di Santa Maria, affittato di volta in volta ai conduttori esercenti i quali pagavano un affitto annuo alla pieve stessa; in un documento del 1566 viene menzionato un mulino ad Albiano posseduto da Giovanni Filippi, il quale l’aveva acquistato dalla comunità (documento n. 35). Accanto ai proprietari vanno poi ricordati i molti gestori materiali delle macchine, ossia i conduttori in affitto per lo più a tempo, che troviamo precisamente menzionati nei documenti.

L’evoluzione tecnologica


La macchina stessa, specialmente il mulino, fu mantenuta grosso modo nella sua antica posizione evolvendosi nel tempo con il migliorare delle conoscenze tecnologiche, oggetto di un approfondito studio pubblicato da Giuseppe Šebesta (Šebesta 1977). Ne troviamo una prima descrizione nel documento n. 10 datato al 1358 riguardante un mulino dei Roccabruna posto sotto Nogaré sulla Silla, costruito in muratura, fornito di una ruota, pietre da macina, apparati in ferro, canali e rogge serventi. Le migliorie erano apportate in primo luogo alle strutture portanti e agli apparati di movimentazione, ma anche nella copertura come del resto accadde per gli edifici in generale: nel 1457 è nominato un mulino presso Civezzano coperto in paglia (documento n. 14), nel 1491 (documento n. 16) si descrive un mulino sotto Nogaré sulla Silla coperto in parte da lastre – probabilmente in porfido, visto il contesto geologico della zona – e in parte con scandole.

I documenti mettono in luce la ‘convivenza’ o l’avvicendarsi nel medesimo luogo o sul medesimo corso d’acqua servente di più macchine, ad esempio i mulini e gli apparati di frantumazione, lavaggio e selezione del minerale grezzo estratto. Nel 1340 e 1358 era attivo nella valle della Silla sotto Nogaré e Seregnano un mulino di proprietà Roccabruna in località “Slache” (documenti nn. 9 e 10; “slache” è termine derivato dall’antico lessico minerario germanico che indica scoria di lavorazione / fusione di minerale grezzo), il che indica una trascorsa presenza di apparati di lavorazione dei minerali estratti dalle non lontane miniere argentifere dell’altipiano del Calisio. In altra località denominata anch’essa “Slache”, posta questa a sud di Civezzano sotto il Monte Celva e dal significato appena sopra spiegato in breve, sorgeva nel 1514 un mulino di proprietà a Prato (documento n. 23); nella medesima zona sono nominati nel 1632 i pestoni della miniera (documento n. 44). Più a nord, appena sotto Montevaccino, sul Rivo del mulino (parte superiore del Rivo di Valcalda) era attivo nel 1496 un frantoio per il minerale (documento n. 18). Il Rivo di Santa Colomba sopra Civezzano serviva almeno un mulino (documento n. 11) e nella seconda metà del Cinquecento diversi edifici di lavorazione del minerale (documenti nn. 34, 37-38), che una volta preparato era inviato ai forni fusori di Pergine oppure a quelli di Lavìs.

Quelli proposti in questo articolo sono solo alcuni degli spunti offerti dai documenti. Fra gli altri che si possono suggerire – invitando i volenterosi ad affrontare la lettura dei documenti di appendice – vi sono quelli importanti riguardanti le persone che un tempo lavorarono su quelle macchine e che ora animano i documenti che ci sono pervenuti, uomini che hanno pensato, progettato, costruito e fatto funzionare per secoli quelle macchine.

APPENDICE 02a
Le macchine a energia idraulica sul territorio dell’Ecomuseo Argentario dei secoli XIII-XVII: i dati e le fonti documentarie


Nel file Appendice 02a Macchine XIII-XVII secolo documenti sono presentati in ordine cronologico 50 dati rilevati dalle fonti di riferimento, di archivio o bibliografiche, con dettagli e spunti di approfondimento soprattutto per quanto riguarda la localizzazione del sito della macchina e la sua permanenza in attività nel corso del tempo. I dati sono poi riassunti nell’Indice posto in fine dell’appendice.

I documenti sono presentati in forma di regesto (sunto essenziale) e in ordine cronologico indipendentemente dal dato geografico: l’indice in calce a questa Appendice permette di raggrupparli per territorio.
In corpo minore si indicano le fonti archivistiche e bibliografiche di riferimento.

Si propone laddove è possibile una corrispondenza del sito antico della macchina con un elemento cartografico (edificio di mulino, fucina, sega) indicato nelle Mappe asburgiche di metà Ottocento.
Per il territorio di Lavìs e Pressano si rinvia ai dati presentati in Casetti 1981, pp. 7-9, 21-24 e 77-82 con Figura 16 sugli antichi edifici industriali sull’Avisio e sue rogge (nota bibliografica in calce a questa appendice).
Per Albiano si rinvia a Casetti 1986, pp. 111-112, più volte citato come fonte in queste schede di appendice.

1) 1267 ottobre 23, Trento
Il “dominus” Giovanni “de Rivo” [da Meano] dona a Zambono “magister murarius”, ricevente come amministratore della “fabrica” del duomo di San Vigilio in Trento, la proprietà di un mulino e il diritto di esigere in perpetuo sopra il mulino stesso un affitto annuo di 30 soldi di denari veronesi piccoli destinato al “laborerium” della cattedrale; l’affitto è versato da Stefano figlio di “Cortesanus” da Meano conduttore. Il mulino si trova presso il castello di Meano, vi confina d’intorno il terreno della comunità di Meano.
Notaio: Aicardo “de Amichis” dal Dosso
Fonte: ADT, ACD, pergamene, capsa della Fabbrica, rotoli corti, n. 2; regesti in I documenti del Capitolo 2000, n. 315, Stenico 2004, p. 29.
Il mulino è localizzabile in Valgela (o Valzela, o ancora Val dei Molinari) sotto l’antica strada che portava e porta tuttora da Gazzadina a Meano per Camparta Media tagliando il versante nord del dosso di San Martino, sulla sommità del quale si trovava il castello di Meano, documentato sul periodo 1212-1339, scomparso.
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Meano: sì, dettagli al n. 6.

2) 1286 maggio 13, Trento
La “domina” Pegorina figlia del fu Adelpreto di Roccabruna e suo marito, il “dominus” Ropreto di Albiano dall’una parte, e Oliverio di Roccabruna fratello di Pegorina dall’altra, eleggono Benvenuto “Tascheta” di Trento e Odorico da Cognola al ruolo di arbitri compositori con il mandato di procedere per sentenza alla divisione dei beni ereditati dal fu Adelpreto loro padre e sinora goduti in comune. A Pegorina e Ropreto sono assegnate le case in Magnago di Civezzano con tutte le pertinenze e relativi diritti; a Oliverio pervengono, fra gli altri beni, la casa di Roveré di Civezzano, le case di Vigolo, e “unum mollendinum iacentem et positum cum uno prato simul ad Sillam” confinante con la via comune e il torrente Silla da un capo.
Notaio: Giovanni da Levico, notaio del sacro palazzo.
Fonte: ASTn, Archivio Salvadori Roccabruna, pergamene, capsa 5, busta 10, n. 9-01 (ex 544/a)); edizione in Gobbi 1987, pp. 255-257, n. 21.
Per una possibile localizzazione dell’edificio si vedano i nn. 3, in alternativa i nn. 7-10, ai quali si rinvia.

3) 1306 gennaio 8, nel castello di Roccabruna
Marsilio fu Giordano di Roccabruna vende a suo fratello Gabriele per 105 lire di denari veronesi piccoli la posta di un mulino (“de una posta molendini cum omni suo edificio super imposito”) con tre terreni aderenti coltivati a orto; il mulino e i terreni si trovano presso il Dosso di San Mauro in pieve di Piné (“in plebatu Pinedi apud dossum Sancti Mauri”).
Notaio: Enrico notaio del sacro palazzo
Fonte: Bettotti 1989-1990, n. 19.
Questo mulino Roccabruna torna al 1330 (Bettotti 1989-1990, n. 154).
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Fornace: sì, edificio con ruota di mulino p. ed. 229 fra le pp. ff. 1047 / 1053, al piede sud del Dosso di S. Mauro, sul ramo superiore di una roggia servente derivata a monte dal torrente Silla in due rami separati da una “ussara” (quello inferiore serviva probabilmente per l’irrigazione dei campi e prati circostanti), poi riuniti in roggia poco oltre l’edificio; la roggia defluiva poi nell’emissario del Lago di Valle poco a nord dell’attuale rotonda delle Quadrate circa all’altezza del km 7 della S. P. 71 Fersina-Avisio.

4) 1310 aprile 2, Trento
Guglielmo fu Giordano di Roccabruna affitta in locazione perpetua, da rinnovare ogni 29 anni, a Trentino fu Bartolomeo da Roveré di Civezzano un mulino con un prato e un terreno arativo posti sotto il villaggio di Torchio in pieve di Civezzano presso il torrente Silla (“super ruçealle Sile et penes ruçealle Sile aput lectum veterem Sile”), presso la via pubblica e il comune; Trentino deve versare a Guglielmo proprietario un affitto annuo di 4 staia di frumento da conferire alla scadenza di San Michele, e ha l’obbligo di macinare i cereali per Guglielmo locatore e per la sua “familia” senza percepire la “moltura” ossia la quota stabilita per consuetudine e per statuto, del grano macinato spettante al mugnaio in compenso del servizio svolto.
Notaio: Trentino notaio del sacro palazzo
Fonte: Bettotti 1989-1990, n. 37.
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Civezzano: idronimo “Ruscello di mulino”, roggia derivata dal torrente Silla; la roggia seguiva probabilmente un tratto dell’alveo antico del torrente, poi rettificato e spostato a valle verso est nel nuovo alveo prima della data di questo documento. Al n. 12 si trova una successiva attestazione.

5) 1311 maggio 22, Trento
Boninsegna detto “Malagamba” da Meano dichiara ai canonici della cattedrale di Trento di tenere in locazione perpetua dal Capitolo della cattedrale stessa un mulino con il condotto dell’acqua, un orto e un piccolo prato posti situati nelle pertinenze di Gazzadina pieve di Meano, vi confina da ogni parte il terreno della comunità di Meano; Boninsegna dichiara di dover versare al Capitolo alla scadenza di San Michele un affitto annuo sul mulino di 10 soldi di denari veronesi piccoli destinato alla “fabrica” della cattedrale, come appare da una locazione a lui concessa a suo tempo da parte del fu “magister murarius” Zambono rettore della “fabrica” stessa; Boninsegna dichiara infine di possedere il mulino e di aver versato l’affitto sopra indicato da oltre 15 anni a questa parte.
Notaio: Giacomo detto “Squalus”
Fonte: ADT, ACD, pergamene, capsa della Fabbrica, rotoli medi, n. 1; originale su pergamena.
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Meano: sì, dettagli al n. 6.

6) 1321 ottobre 14, Trento
Il Capitolo della cattedrale di Trento, presente e consenziente il “magister” Bonino rettore e provveditore della “fabrica” della cattedrale, investe in locazione perpetua, da rinnovarsi ogni 29 anni, Antonio figlio del fu Boninsegna detto “Malagamba” da Meano. di un mulino con annessi un piccolo prato e un orto, posti in unico complesso situato nel territorio di Meano in località Gazzadina presso il castello di Meano; al mulino di Antonio confinano da una parte la via comune, da un’altra parte il casale del mulino posseduto dagli eredi del fu Gennaro da Gazzadina, dalla parte di sotto il casale di un altro mulino posseduto dagli eredi del fu Siccardo da Meano; il conduttore Antonio deve versare al Capitolo alla scadenza di San Michele un affitto annuo di 30 soldi di denari veronesi piccoli destinato alla “fabrica” della cattedrale.
Notaio: Gislimberto “de Mayeris” notaio di autorità imperiale
Fonte: ADT, ACD, pergamene, capsa della Fabbrica, rotoli medi, n. 5; citato in Perugini 1908, pp. 11-12.
Questo mulino corrisponde a quello citato nel documento n. 1 di questa Appendice; ritorna in una successiva locazione del 27 gennaio 1341 (ADT, ACD, pergamene, capsa della Fabbrica, rotoli lunghi, n. 4).
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Meano: sì. Sono indicati tre edifici di mulino posti lungo il corso del Rio Papa, sotto il Dosso di San Martino lungo la Val dei Molinari nel tratto compreso fra la confluenza del Rio di Cortesano nel Rio Papa a monte, e il caseggiato posto poco sotto il ponte sullo stesso Rio Papa sulla strada che porta da Camparta Media a Camparta Alta a valle; sulla mappa, nell’ordine dal monte a valle, gli edifici con mulino sono contrassegnati con i numeri catastali 431, 433 e 434 di p. ed. (vedi anche sopra ai nn. 1 e 5).
Un quarto edificio di mulino è indicato sulla stessa mappa sul Rio Papa, p. ed. 435, a valle dei tre sopra indicati, posto in Camparta Bassa a nord dell’incrocio fra la strada che scende da Camparta Media e quella che porta dall’attuale Maso Bianco in Camparta Bassa; la sua posizione corrisponde a quella attuale nucleo abitativo di Camparta Bassa.

7) 1327 marzo 10, Trento
Mocino di Fornace fu Gabriele di Roccabruna e i suoi fratelli Antonio, Federico e Giordano sono proprietari, fra gli altri beni lasciati loro in eredità dal padre Gabriele, di un prato posto nelle pertinenze di Fornace “ad Vallem inferiorem de supra molendinum dicti Muçini et suorum fratrum”; il prato in oggetto è posseduto in affitto da Bonaventura detto Tura fu Pietro da Fornace.
Notaio: Nicola fu Adelpreto “Waterus” notaio del sacro palazzo
Fonte: Bettotti 1989-1990, n. 124. Il mulino qui in oggetto è nominato ancora al n. 8 successivo.
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Fornace: sì, edificio con ruota di mulino p. ed. 232 sotto le pp. ff. 1108 / 1110, sotto Fornace su un ramo di emissario del Lago di Valle defluente nel torrente Silla. L’edificio (ora ruderi) è indicato sotto l’attuale rotonda delle Quadrate entro una ristretta zona di terreno compreso fra la rotonda e la prima parte del vecchio tronco stradale di collegamento fra la S. P. 71 e la S. P 83 di Piné.

8) 1330 maggio 15, Fornace
Mocino di Fornace e i suoi fratelli Antonio, Federico e Giordano figli del fu Gabriele di Roccabruna dividono i beni di famiglia. Fra questi vi sono un casale ossia sedime di mulino posto presso il dosso di San Mauro con prato annesso assegnati a Mocino e Giordano, inoltre un mulino con le condotte dell’acqua e un prato annesso posti nelle pertinenze di Fornace “in Val in loco qui dicitur a la Selva” vicino al torrente Silla assegnati ad Antonio e Federico. Rispetto a questo prato, nel conguaglio del valore dei beni assegnati alle due parti (Mocino e Giordano la prima, Antonio e Federico la seconda) e per i conseguenti patti, Antonio e Federico devono dare 25 lire di denari veronesi piccoli a Mocino e Giordano.
Notaio: Bartolomeo notaio del sacro palazzo, creato notaio da Ruffino conte palatino
Fonte: Bettotti 1989-1990, n. 154.
Questo mulino dei Roccabruna torna al 1332 (Bettotti 1989-1990, n. 169) e al 1340 (Bettotti 1989-1990, n. 233).
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Fornace: sì, dettagli al n. 7.

9) 1340 ottobre 13, Trento
Mocino di Fornace fu Gabriele di Roccabruna affitta in locazione perpetua, da rinnovare ogni 29 anni, a Odorico detto “Huale” fu Geroldo da Nogaré di Pergine la metà di un mulino con le condotte dell’acqua, posto nel territorio di Nogaré “ad Sillam” in località “alle Slache”; Odorico deve versare a Mocino un affitto annuo di 4 staia di segale, 2 staia di miglio e 10 soldi di denari veronesi piccoli, da conferire alla scadenza di San Michele (29 settembre).
Notaio: Nicola fu Adelpreto “Waterius” notaio del sacro palazzo
Fonte: Bettotti 1989-1990, n. 239.
Vi sono tre possibili localizzazioni dell’edificio:
1) Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Fornace: sono indicati due edifici aderenti ciascuno con propria ruota di mulino, p. ed. 236 e p. ed. 237, posti su una roggia servente derivata dal torrente Silla e poi defluente nel medesimo a valle dei due edifici; la posizione in mappa corrisponde alle coordinare geografiche dell’attuale Osteria della Valle.
2) Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Nogaré: vi è riportato il toponimo “Mulino Roccabruno” (attuale “Foladori” in DTT), ma in quella posizione non sono indicati a metà Ottocento edifici di mulino: il toponimo antico ne richiama la trascorsa presenza, ed è probabilmente da riferire alla presenza del ‘doppio mulino’ di cui sopra.
3) Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Nogaré: vi è riportato il toponimo “Mulino Celva”, corrispondente a quello attuale/moderno schedato in DTT, in sinistra idrografica del torrente Silla nella profonda valle dello stesso, all’altezza di poco oltre il km 4 della S. P. 71 Fersina-Avisio; sull’edificio indicato (p. ed. 102) non compare tuttavia il simbolo del mulino: anche in questo caso il toponimo trasmette memoria di presenze trascorse.
Nel 1321 il toponimo “Slache” è assegnato alle pertinenze di Seregnano di Civezzano (Bettotti 1989-1990, n. 83, documento 1321 maggio 7), mentre al 1340 è riferito al territorio di Nogaré di Pergine, vedi anche al n. 10 seguente.
Per quanto riguarda il toponimo “Slache” documentato negli anni 1321, 1340 e 1358, esso viene attribuito a località sul torrente Silla nella valle fra Seregnano e Nogaré, quindi sicuramente diverso dall’identico “Slacche “ di località a sud-est di Civezzano vicino al confine con Pergine (Mappa asburgica 1855-1856 c.c. Civezzano: toponimo “Zlache”).

10) 1358 marzo 17, Fornace
Giovanni fu Trentino da Albiano abitante a Fornace riconsegna a Mocino da Fornace fu Gabriele di Roccabruna un mulino in suo possesso “murato, cum lapidibus, feris, rota, canalibus, aquaductu et toti furnimento dicti molendini” posto nelle pertinenze di Nogaré in località “al Pra dale slache”, presso il torrente Silla e presso il territorio della comunità di Nogaré; Giovanni aveva venduto l’utile dominio ossia il possesso del mulino per 53 lire e 10 soldi di denari veronesi piccoli a Enrico fu Corto da Nogaré; Mocino investe quindi in locazione perpetua Enrico nuovo conduttore del mulino in oggetto; Enrico deve versare al proprietario e locatore Mocino un affitto annuo di 3 staia di segale e 3 di miglio, alla scadenza della Domenica delle Palme.
Notaio: Bartolomeo del fu David da Trento, notaio per autorità imperiale
Fonte: Bettotti 1989-1990, n. 309.
Il mulino qui in oggetto è lo stesso di cui al documento precedente n. 9, al quale si rinvia.

11) 1381 febbraio 13, Civezzano
I rappresentanti della comunità di Civezzano e del colomello di Barbaniga di Civezzano affittano ad Ancio del fu Tura da Orzano un mulino posto nelle pertinenze di Civezzano in località “Val ai Bussi”, per un affitto annuo di 4 carantani di moneta meranese da versare alla chiesa pievana di Santa Maria di Civezzano, e destinato alle spese di illuminazione dell’edificio sacro.
Fonte: Gobbi 2006, p. 225, regesto, dal quale si riprendono gli elementi essenziali del contenuto.
Questo mulino corrisponde a quello nominato sotto al n. 14 (3 gennaio 1457) e al n. 26 (28 dicembre 1537).

12) 1399 febbraio 27, Trento
Antonio e Martino fratelli figlio del fu Preto da Roveré di Civezzano riconsegnano a Giacomo fu Enrico di Roccabruna un prato con un mulino denominato “molendinum a codognariis” posto nel territorio di Torchio di Civezzano sopra il torrente Silla; Antonio e Martino avevano venduto l’utile dominio ossia il possesso del mulino per 14 ducati d’oro a Bartolomeo “Casonus” fu Pellegrino da Canzolino abitante a Seregnano; Giacomo investe in locazione perpetua il nuovo conduttore Bartolomeo, il quale deve versare a Giacomo di Roccabruna proprietario un affitto annuo di 4 staia di frumento da conferire alla scadenza San Michele (29 settembre).
Notaio: Guglielmo di Paolo cittadino di Trento, notaio per autorità imperiale
Fonte; Bettotti 1989-1990, n. 448.
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Civezzano: idronimo “Ruscello di mulino”, roggia derivata dal torrente Silla. Vedi sopra al n. 4 e sotto al n. 29.

13) 1415-1417
Su istanza dei consoli di Trento, il giudice vicario e il capitano di Trento, agenti a nome del duca d’Austria e conte del Tirolo Federico d’Asburgo, avviano un’inchiesta contro alcuni privati di Gardolo per utilizzo indebito dell’acqua della Roggia di Gardolo, per derivazioni non autorizzate di rogge dal torrente Avisio serventi i loro edifici di mulino e sega posti fra Gardolo e Lavìs e per l’irrigazione di prati, e per aver dirottato acque stagnanti dai loro terreni verso i pascoli comunali, avendo causato con il loro agire gravi danni alla viabilità della zona, specialmente alla strada pubblica principale di Campotrentino di collegamento fra Trento a Lavìs. Dopo l’ispezione ai luoghi e apparati, viene emessa sentenza:
Federico fu Lorenzino di Gardolo dovrà ripristinare l’alveo originario della Roggia di Gardolo scorrente verso il fiume Adige, da lui manomesso a scopo irriguo;
Giacomo Brunelli, macellaio in Trento, dovrà ripristinare l’alveo originario della roggia derivata dal torrente Avisio, da lui raddoppiato per aumentare la portata dell’acqua servente i suoi edifici di mulino e di sega attivi fra Gardolo e Lavìs;
“Menele” di Gardolo dovrà rimettere nel suo alveo originario pedemontano la roggia scorrente dalla sorgente detta “Setfontane”, che egli aveva deviato dal suo prato verso i terreni comunali allo scopo di bonificarlo facendolo asciugare.
Fonte: ASCTn, Comune di Trento, Sezione antica, ACT1-3271; edizione in Welber 1997, pp. XIX-XX.

14) 1457 gennaio 3, Trento, nella casa del notaio Cristoforo [Marchetti] figlio di “ser” Marco da Cadine
Antonio detto “Pasolus” fu “ser” Pasio da Arco abitante a Civezzano vende per 29 ducati d’oro a Domenico fu “Vantinus” da Stenico delle Giudicarie, abitante a Civezzano, il possesso e utile dominio su un mulino coperto di paglia con il condotto dell’acqua servente e con tutte le rispettive pertinenze, posto fra ossia sotto i villaggi di Orzano e di Garzano in pieve di Civezzano, confinante con la via pubblica, la roccia (“apud saxum”) e la roggia. Antonio cedente riconsegna quindi il mulino a Paolo fu Cesco da Terlago abitante a Civezzano, ricevente ed agente in qualità di sindaco della chiesa pievana di Santa Maria di Civezzano titolare del dominio diretto ossia proprietà del mulino stesso; quindi Paolo investe in locazione perpetua all’uso del mercato di Trento Domenico nuovo conduttore del mulino: questi dovrà versare alla chiesa di Santa Maria di Civezzano alla scadenza di San Michele un affitto annuo perpetuo di 4 grossi di moneta di Trento, sotto le usuali condizioni dei contratti di locazione perpetua.
Sono testimoni all’atto il notaio Cristoforo sopra nominato, il nobile Odorico fu “ser” Antonio di Roccabruna abitante a Seregnano, Luchino fu “ser” Giacomo da Gargnano, cittadini di Trento, e Delaito fu Giovanni da Stenico.
Notaio: Graziadeo fu “ser” Antonio da Castello di Terlago, cittadino di Trento, notaio di autorità imperiale
Fonte: ASCC, pergamene, n. 67; citato in Gobbi 2006, p. 227.
Considerato l’ammontare del canone annuo di affitto, si ritiene che il mulino qui nominato sia lo stesso dei documenti n. 11 e n, 26.

15) 1485 novembre 19, Trento, Contrada del Cantone, nella casa della signora acquirente
Biagio del fu Gasparino da Orzano, pieve di Civezzano, vende alla “domina” Apollonia vedova del fu “ser” Tremeno “de Perociis” come tutrice dei suoi figli in minore età e a Leonardo altro figlio di Tremeno un prato misurante un’opera di falciatore posto nelle pertinenze di Civezzano in località detta “sora el Molin” fra i suoi confini qui specificati (nessun elemento geografico rilevante), al prezzo di 40 lire di buona moneta.
Notaio: Antonio dalla Berlina di Trento, notaio di autorità imperiale
Fonte: BCTn, BCT1-1939/1, c. 3v (numerazione moderna; c. 14v della numerazione originale).

16) 1491 febbraio 21, Trento
Baldassarre fu Gaspare dal Puel di Montagnaga in pieve di Piné vende in libero allodio a Giorgio fu Antonio Stefani di Fornace, pieve di Piné, un mulino “muris et lignamine edifficatum”, coperto “partim lastis et partim scandulis”, con le rogge d’acqua e condotti serventi di pertinenza, situato nelle pertinenze di Pergine “in loco ubi dicitur el Molin soto Nogaré”, inoltre “unam postam a molendino” vicina al mulino sopra nominato, e un prato di mezzo piovo posto a Seregnano in località detta “el Pra dal aseno”, il tutto al prezzo complessivo di 45 ragnesi al computo di 5 lire per ragnese.
Notaio: Antonio dalla Berlina di Trento, notaio di autorità imperiale
Fonte: BCTn, BCT1-2259, c. 26r-v (della numerazione moderna; 23r-v della numerazione originale).
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Nogaré: toponimo “Mulino Celva”.

17) 1496 novembre 2, Trento
Domenico fu Odorico Lunelli da Torchio di Civezzano, agente anche a nome dei suoi fratelli Leonardo e Antonio, estingue un debito di 125 ragnesi a loro carico verso il “dominus” Giacomo a Prato “ab Oleo” di Pergine, cittadino e abitante di Trento, qui agente e ricevente come tutore di Giovanni Battista e Antonio figli ed eredi del fu “ser” Giroldo a Prato cittadino e abitante di Trento, e agente anche a nome del “dominus” Giovanni Antonio Pona secondo tutore dei medesimi pupilli, cedendo in libero allodio al detto Giacomo a Prato un prato misurante sei opere di falciatore con un edificio di mulino situato nelle pertinenze di Civezzano in località “ad Pratum Vacharum”, confinante verso sud con la località “al Ceré”.
Notaio: Gaspare fu Giordano da Vigolo, cittadino e abitante di Trento, notaio di autorità imperiale
Fonte: APTn, Archivio Famiglia baroni a Prato di Segonzano, n. 227; regesto in Famiglia baroni a Prato 2012, al n. di inventario.
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Madrano: sì, edificio con ruota di mulino p. ed. 103 e p. ed. 104 aderenti in località Ciré su idronimo “Roggia del molino” servente derivata dal torrente Silla a monte sotto il villaggio di Torchio e confluente nello stesso sotto il mulino stesso; il prato con mulino qui nominato è riferito alle pertinenze di Civezzano, mentre l’edificio segnato in mappa è posto in c.c. Madrano, in prossimità del confine con Civezzano.

18) 1496
Gaspare “dal Pes”, gestore dell’osteria “Al Pesce” in Trento, riceve dal giudice minerario di Trento una concessione per la costruzione e utilizzo di un frantoio del minerale (“ain hutschlag”) in Gardolo di Sopra (oggi: Masi di Meano) presso il Rio del mulino (“pey dem Mühlpach”) nella valle sotto Valcalda di Montevaccino.
Fonte: Das “Verleich buoch” 1959, p. 56.
Il rivo qui nominato corrisponde al Rio di Valcalda (tratto superiore del Rio di Carpine; il sito del mulino forse corrisponde a quello del toponimo “Molin del Diaol”, documentato nel XVIII secolo e attuale (DTT, c.c. Meano).
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Meano: nel sito con coordinate geografiche indicate in DTT non è indicato né l’edificio di mulino né il toponimo, in realtà attribuito a un tratto della valle superiore del Rio di Carpine, impervia e incassata, poco a ovest della linea di confine fra il c.c. Meano e il c.c. Montevaccino, a nord e sotto il Maso Librar, a sud e sotto il Maso di Valcalda. Vedi anche sotto al n. 42.

19) 1499 dicembre 20, Trento
Il nobile “dominus” Vigilio fu “dominus” Antonio di Seregnano di Civezzano vende al “dominus” Giovanni Antonio Pona, ricevente e agente come tutore di Giovanni Battista e Antonio figli in minore età ed eredi del fu “ser” Giroldo a Prato, la proprietà e il diritto di riscuotervi un affitto annuo perpetuo di 8 staia di frumento, al presente posto a carico di Lorenzo da Orzano di Civezzano, di un mulino e un prato annesso situati nelle pertinenze di Civezzano presso il torrente Fersina in località detta “il Molin del Diavol”, posto fra i suoi confini non specificati in questo atto; sul solo mulino grava un altro affitto di 8 staia di frumento: il venditore Vigilio riserva a sé questo secondo affitto e i relativi annessi diritti di proprietà sul mulino in oggetto. Il prezzo di vendita complessivo ammonta a 32 ragnesi, computati i 22 versati all’atto in contanti.
Notaio: Nicolò fu “dominus” Aprovino Aprovini, cittadino di Trento, notaio di autorità imperiale
Fonte: APTn, Archivio Famiglia baroni a Prato di Segonzano, n. 254; regesto in Famiglia baroni a Prato 2012, al n. di inventario.
Il “Molin del Diavol” di proprietà a Prato è poi nominato negli anni 1500, 1504, 1528 e 1673 (nn. 257, 1113 c. 140r, 463 e 1070 del medesimo fondo archivistico); nel 1504 (n. 1113 c. 140r) si nominano il prato e il mulino contiguo di cui sopra citati al 1499, posti nelle pertinenze di Civezzano “apresso la Fersena in logo dit al Molino del Diaol”, sul quale gli a Prato riscuotevano l’affitto sopra indicato; nel documento del 1673 (n. 1070) è nominato un terreno prativo in parte ghiaioso posto vicino alla Fersina, dove un tempo sorgeva il mulino detto “del Diavolo”.
Gli a Prato erano proprietari di altri mulini ed edifici ad acqua, gestiti direttamente o dati in conduzione perpetua: a Segonzano compreso quello a servizio del castello e residenza signorile, un mulino con fucina e maglio alla Vela di Trento, e un mulino con due macine (“mole”), roggia e acquedotto serventi posto a Faver in località “ala Sega” sul torrente Avisio (n, 296 dello stesso fondo archivistico).
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Civezzano: sono indicati due siti corrispondenti alle coordinate geografiche del Molino Dorigoni e del Molino Pontalti; il primo è un terreno p. f. 822 (non compare il simbolo di edificio abitato), il secondo è un edificio privo di numero di p. ed.; per entrambi sembra indicato l’usuale simbolo del mulino (la mappa non è perfettamente leggibile nei due punti); terreno ed edificio sono posti su una roggia derivata a monte dal torrente Silla in località Campagnole, servente nel suo corso prima il Pontalti, poi il Dorigoni, e reimmessa poco dopo il Mulino Dorigoni nel medesimo torrente, poco prima della sua confluenza nella Fersina.
Toponimi moderni/attuali: “Molino Dorigoni”, “Molino Pontalti”, “Slacche”.
Vi sono due altre possibili localizzazioni per il sito del “Molino del Diavol” nominato in questo documento del 1499: si tratta del “Molino sotto la Croce di Civezzano”, o più probabilmente del “Molino di Civezzano o sia Bus del Verme al sbocco del Rivo di Civezzano” (ASCTn, Comune di Trento, Sezione antica, ACT1-3712/6, p. [12] e p. [13] rispettivamente, anno 1752); la località “Bus del Verme” coincide con la zona di Cantanghel (“da Cantanghel o sia Bus del Verme perfino a Pontalto”, ivi, p. [13]), il “Rivo di Civezzano” è l’attuale Rio Farinella.
Una “Preda del verme” è nominata nelle Designazioni dei terreni comunali di Trento del 1339 (Statuti di Trento 1858, p. 328, capitoli 83 e 84, traduzione): “scendendo per la valle del Rio Farinella in linea retta seguendo il rivo fino al villaggio di Civezzano e fino alla Fersina, e dal rivo predetto in dentro verso il monte di Calisperg e il dosso di Castelvedro; appartiene al Comune di Trento lo stesso dosso fino alla via pubblica per la quale si va e si viene a e da Trento, e fino alla Preda di Pila e alla Preda del Verme, da questa via e da questi confini fino alla sommità del monte di Calisperg; poi il vigneto posto in località detta alla Gola fra le roccce (“ad Gollam de Intersassos”), poi la costa sotto la via che transita per quella località fino alla Fersina e fino alla Preda del Verme”. Il luogo corrisponde alla località “Bus del verme” o gola di Cantanghel così denominata nel 1752.

20) 1504 maggio 8, Trento
“Ser” Vigilio fu “ser” Antonio da Seregnano, [regolano maggiore della comunità di Civezzano], affitta in locazione perpetua a Leonardo fu Gasparino da Garzano di Civezzano un appezzamento di terreno comunale posto nelle pertinenze di Civezzano in località “ala Fornas” presso il torrente Fersina su una roggia derivata dal torrente stesso (“de uno loco seu vado aque nominate dala Fersena”), sul quale terreno Leonardo potrà edificare un mulino sul corso dell’acqua derivata dal torrente; Leonardo dovrà versare al locatore Vigilio un affitto annuo di 6 grossi di moneta di Trento alla scadenza di San Michele.
Notaio: Antonio dalla Berlina di Trento, notaio di autorità imperiale
Fonte: BCTn, BCT1-2266, cc. 99v-100v (numerazione originale); Stenico 2009, p. 277, nota 27.
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Civezzano: dettagli al n. 19.
Toponimo moderno/attuale: “Fornas” in c.c. Civezzano, “terreno con ruderi, situato fra il Molino Dorigoni e il Rio Farinella a NO delle Slacche” (descrizione da DTT, scheda “Fornas / Fornaci in comune di Civezzano). In Mappa catastale asburgica non è indicato alcun simbolo di edificio nel sito di questa località.

21) 1507 maggio 3, Trento
“Zenarius” fu Leonardo “Zenarii” da Orzano di Civezzano investe in locazione perpetua secondo l’uso del mercato di Trento Odorico fu Antonio fu Leonardo “Zenarii” da Orzano medesimo del possesso di metà pro indiviso di un mulino, la cui altra metà è posseduta in utile dominio da Angelo figlio di Domenico Angeli da Orzano, posto nelle pertinenze di Civezzano in località detta “zo ala Fersena”, al quale confina da due parti il terreno comunale di Civezzano; l’annuo affitto a carico di Odorico ammonta a 6 staia di siligine e 2 staia di frumento alla misura di Trento, da conferire alla scadenza di San Michele.
Notaio: Antonio dalla Berlina di Trento, notaio di autorità imperiale
Fonte: BCTn, BCT1-2261, cc. 91r-92r (è presente la sola numerazione originale).
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Civezzano: dettagli al n. 19.
Toponimi moderni/attuali possibili corrsipondenti: “Molino Dorigoni”, “Molino Pontalti”, “Slacche”.

22) 1512 dicembre 18, Trento
“Zenarius” fu Leonardo “Zenarii” da Orzano di Civezzano cede in permuta al nipote Odorico fu Antonio fu Leonardo “Zenarii” da Orzano l’utile dominio di un prato con metà di un mulino (la cui altra metà è in possesso di Angelo da Orzano) posto nelle pertinenze di Civezzano in località detta “apresso el Molin”, a est confina Battista da Orzano, a sud il torrente Fersina e il terreno comunale, a ovest e a nord la “rugia seu vadum molendini”; questo prato è gravato da un affitto annuo di 22 grossi da pagare alla cappella di San Volfango di Orzano; in cambio Odorico cede a Gennaro un broilo sotto Orzano, una chiesura a Orzano “ala Poza”. Si stabilisce che Odorico è tenuto a pagare ogni anno a Gennaro alla scadenza di San Michele o sua ottava vita durante di Gennaro 4 staia du frumento e 4 di siligine; inoltre lo stesso Odorico, sempre vita durante in vita Gennaro, “mazinare et pistare” ogni anno tutti i grani che Gennaro porterà al mulino per uso suo e della sua famiglia senza dover lasciare a Odorico alcuna quota del macinato in pagamento del servizio prestato (“sine aliqua moltura sive mercede”).
Notaio: Antonio dalla Berlina di Trento, notaio di autorità imperiale
Fonte: BCTn, BCT1-2262, cc. 227v-228v.
Il mulino qui in oggetto è quello nominato al n. 21 (datato 3 maggio 1507). A norma dello Statuto di Trento (XV-XVI secolo) al mugnaio spettava la quota di 1/16 del grano macinato che egli tratteneva per sé a titolo di “moltura” in pagamento del servizio di macinatura (Casetti 1981, p. 135).
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Civezzano: dettagli al n. 19.
Toponimi moderni/attuali possibili corrispondenti: “Molino Dorigoni”, “Molino Pontalti”.

23) 1514 gennaio 21, Trento
Gasperino fu Leonardo da Garzano di Civezzano, agente anche a nome del fratello Biagio, vende al “dominus” Giovanni Battista a Prato cittadino di Trento un mulino (“unum mollendinum et postam mollendini”) e un terreno arativo misurante un quarto e mezzo di semente di superficie, annesso all’edificio, posti nelle pertinenze di Civezzano presso la Fersina in località detta “le Slachie” (oggi: Slacche; ndT); sul mulino e sul terreno grava un affitto perpetuo annuo di 32 grossi da conferire alla scadenza di San Michele a Battista fu Antonio Angeli da Orzano di Civezzano, proprietario del mulino e del terreno, consenziente a questo atto; prezzo di vendita: 48 ragnesi complessivi, compresi i 15 ragnesi versati all’atto.
Nella stessa data Battista fu Antonio Angeli da Orzano di Civezzano cede in permuta a Giovanni Battista a Prato l’affitto di 32 grossi con la proprietà e diretto dominio del mulino e del terreno di cui sopra, e ottiene in cambio un affitto annuo perpetuo di 4 staia di frumento riscosso su un terreno arativo e in parte prativo posto a Garzano di Civezzano, d’ora in avanti percepito da Battista Angeli.
Notaio: Nicolò fu “dominus” Aprovino Aprovini, cittadino di Trento, notaio di autorità imperiale
Fonte: APTn, Archivio Famiglia baroni a Prato di Segonzano, n. 353-01; regesto in Famiglia baroni a Prato 2012, al n. di inventario.
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Civezzano: dettagli al n. 19.
Toponimi moderni/attuali: “Molino Dorigoni”, “Molino Pontalti”, “Slacche”.

24) 1523 maggio 19, Trento
“Ser” Bernardino Sirena, fu mastro Giovanni Sirena “aromatarius”, cittadino di Trento investe in locazione perpetua Valentino fu Odorico Caldonazzi da Villamontagna, ricevente anche a nome di suo fratello Odorico, e Giordano da Vigolo Baselga di alcuni beni posti nelle pertinenze di Barbaniga di Civezzano, fra questi un mulino “cum una rotta” in località detta “intra le Frate” con il condotto dell’acqua servente il mulino; i conduttori verseranno al locatore Bernardino Sirena un affitto annuo di 20 staia di frumento, da conferire in Trento alla scadenza di San Michele.
Poco prima, con atto rogato dallo stesso notaio sottoscritto alla data di cui sopra, i conduttori sopra nominati avevano venduto a Bernardino Sirena i beni che ora egli affitta loro.
Notaio: Antonio dalla Berlina di Trento, notaio di autorità imperiale
Fonte: BCTn, BCT1-1939/3, c. 11r-v (numerazione moderrna; 12r-v della numerazione originale).
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Civezzano: toponimo “Molino del Masetto”; dettagli al n. 36.
Toponimi moderni; “Fratte”, “ex Mulino del Masetto”.

25) 1526-1528
Il “maistro Zuan Andrea marangon” paga al comune di Trento un affitto annuo di 6 lire alla scadenza del primo marzo per il possesso e uso di “certe peze de tera a Lavis apreso la sega”, come risulta dal libro degli affitti del comune. Il 12 settembre 1527 i soprastanti del comune di Trento misurarono la superficie dei terreni affittati a Giovanni Andrea, calcolandola in 8 piovi e 620 pertiche, corrispondenti a circa 2,8 ettari complessivi. I terreni affittati a Giovanni Andrea, e l’edificio della sega nominato sopra, si trovavano nella zona degli Spini di Gardolo, oltre l’alveo del torrente Avisio verso Trento.
Fonte: ASCTn, Comune di Trento, Sezione antica, ACT1-4020/A, c. 123.

26) 1537 dicembre 28, Civezzano, nella canonica di Santa Maria
Presente il reverendo “dominus” prete Rinaldo da Cremona, curato della pieve di Civezzano, Giovanni fu Salvatore “Fistarus” da Torchio di Civezzano, agente in qualità di sindaco della chiesa pievana di Santa Maria di Civezzano, rinnova al “providus vir” Bernardino fu Odorico da Orzano di Civezzano il contratto di locazione perpetua da rinnovarsi alla scadenza dei 19 anni avente come oggetto un mulino in muratura e legname, con ruote, condotte dell’acqua e ogni pertinenza posto sotto i villaggi di Orzano e di Garzano confinante a mattina con la roccia (“apud saxum”), a mezzogiorno il rivo, a sera e settentrione la roggia [servente]; Bernardino conduttore dovrà versare alla pieve di Santa Maria alla scadenza di San Michele un affitto annuo perpetuo di 4 grossi carentani di buona moneta.
Notaio: Gerolamo fu “dominus” Antonio Carioli cittadino di Trento, notaio di autorità imperiale
Fonte: AP Civezzano, pergamene, n. 21; regesto in Gobbi 2006, p. 225; il millesimo 1538 della datazione originale è ricondotto al 1537 in datazione moderna (venerdì 28 dicembre).
Il mulino qui in oggetto è nominato sopra al n. 11 (13 febbraio 1381) e al n. 14 (3 gennaio 1457).

27) 1539 marzo 22, Trento
Francesco Berloffa da Vezzano abitante a Meano riceve in locazione dal comune di Trento il possesso “de una predera de mole” posta nella località “ala Costa del Malgaveder” sotto Meano verso Lavìs, verso un affitto annuo di 2 lire e 6 grossi da versare al comune di Trento alla scadenza del primo marzo.
Fonte: ASCTn, Comune di Trento, Sezione antica, ACT1-4020/A, c. 295. Il toponimo “Predera” sotto Meano, derivante dal sito di estrazione di pietre da macina, è attestato poi al 1568 e 1577 (fonte: ASCTn, Comune di Trento, Sezione antica, ACT1-4024, c. 92v, c. 12v rispettivamente).
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Meano: toponimo “Morgovedere” (così per “Malgaveder”).

28) 1542 settembre 3, Civezzano, nella contrada del Broilo, nella casa di Antonio Quetta cittadino di Trento
La comunità di Civezzano, a nome della quale agiscono Matteo fu Tomè Lorenzi da Orzano, Giovanni fu Giacomo “Maineta” da Mazzanigo, Andrea fu Martino “Piva” da Barbaniga, e Guglielmo Paissan da Terlago abitante in Civezzano come sindaco della comunità stessa, vende per 4 fiorini al computo di 5 lire per ragnese ai fratelli Valentino e Odorico figli del fu Odorico Caldonazzi da Villamontagna abitanti a Civezzano un appezzamento di terreno comunale grezzo “cum una posta molendini” di circa uno staio di superficie posto nelle pertinenze di Civezzano in località “alla Fersena”, misurante in superficie uno staio di semente, sul quale i compratori Caldonazzi potranno costruire l’edificio di un mulino.
Fonte: ASTn, Notai del Giudizio di Trento, Matteo Caldonazzi, b. 1, vol. 5 protocollo 1542, c. 96r-v (numerazione moderna = numerazione originale); Stenico 2009, p. 277, nota 27.
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Civezzano: per i dettagli vedi sopra al n. 19.
Toponimi moderni possibili corrispondenti: “Molino Dorigoni”, “Molino Pontalti”, “Slacche”.

29) 1544 gennaio 20, Civezzano
Donato e Leonardo fratelli figli del fu Cristoforo dal Dosso di Seregnano, agenti anche a nome di Domenico altro loro fratello, vendono per 3 ragnesi al “dominus” Simone fu Matteo Guarienti cittadino di Trento il diritto e permesso di costruire e far passare una roggia attraverso un loro prato posto nelle pertinenze di Torchio di Civezzano in località detta “al Machaso” confinante dalle quattro parti con altrettanti diversi possessori; la roggia sarà costruita sul tratto di terreno compreso fra i termini che fisseranno due uomini esperti di Civezzano, e servirà il mulino del signor Simone Guarienti posto nella detta località presso il torrente Silla (“apud flumen Sylæ”), dal quale verrà derivata l’acqua della roggia stessa; il prato dei fratelli venditori sarà così soggetto in perpetuo alla servitù passiva a favore dei signori Guarienti, loro eredi e aventi causa, di transito della detta roggia servente il loro mulino, fatti salvi i diritti di dominio diretto pertinenti al castello di Pergine.
A sua volta il signor Simone Guarienti affitta per tre anni ai detti fratelli venditori il mulino sopra nominato, con l’onere di pagare ogni inizio anno l’affitto di 10 staia di siligine, sotto queste altre speciali condizioni:
– la roggia sarà costruita e derivata a spese comuni del locatore e dei conduttori del mulino;
– le spese di manutenzione del mulino sotto i 12 grossi saranno a carico dei conduttori, sopra quella somma saranno a carico del locatore;
– i conduttori potranno usare l’acqua della roggia del mulino anche per irrigare il loro prato, senza però recare pregiudizio all’efficienza del mulino medesimo;
– i conduttori sono tenuti a macinare tutti i grani che il signor locatore utilizza per sé e la sua famiglia e che porta al mulino di sua proprietà, senza prelievo da parte dei conduttori della quota di macinazione (“moltura”) normalmente pagata da chi conferisce grani al mulino.
Fonte: ASTn, Notai del Giudizio di Trento, Matteo Caldonazzi, b. 1, vol. 7 protocollo 1544, c. 33r-35v.
l sito di questo mulino Guarienti corrisponde presumibilmente a quello già proprietà Roccabruna, di cui al n. 12.

30) 1551
I fratelli “Thomè”, Antonio e Valentino Tomasi di Villamontagna possiedono ciascuno la terza parte di una posta di mulino posto nelle pertinenze di Cognola “sora Pontealto”; ogni quota del terzo è stimata 6 ragnesi; sul mulino si paga un affitto annuo di una brenta di vino dolce, 2 staia di frumento, 3 staia di sorgo alla Confraternita dei Zappatori in Trento, 1,75 staia di frumento e 2 staia di segala alla Mensa vescovile di Trento.
Fonte: ASCTn, Comune di Trento, Sezione antica, ACT1-4288, c. 64r, c. 67v, c. 72r (numerazione moderna).

31) 1551
“Zuan Cestar” di Martignano possiede “uno molino” posto nelle pertinenze di Cognola “in la Val dela Fersina”, stimato 100 ragnesi, gravato da un affitto annuo di 25 lire, pari al 5% del valore dell’edificio, da pagare agli eredi di “messer Zan Fostini”.
Fonte: ASCTn, Comune di Trento, Sezione antica, ACT1-4288, c. 111v (numerazione moderna).

32) 1560 ottobre 18, [Trento] Giovanni Battista Cherubini [di Trento] dichiara i beni in possesso suo e dei fratelli che verranno posti nell’estimo della città di Trento; nella massa dei beni viene indicato “uno molino con uno puocho di boscho in el tenir de Mean apresso al Lavis”, sul quale grava un affitto annuo di 7 lire da pagare agli eredi di “Zuan Berlofa” di Meano e uno staio di frumento alla chiesa di San Lazzaro.
mulino fra Meano e Lavìs.
Fonte: ASCTn, Comune di Trento, Sezione antica, ACT1-4289, n. 42 del fascicolo delle dichiarazioni.
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Meano: sì, edificio di mulino, p. ed. non leggibile in mappa, località Camparta Bassa poco a nord del ponte sul Rio Papa.

33) 1565 gennaio 28, Trento
Il principe vescovo di Trento, cardinale Cristoforo Madruzzo, concede a Francesco Caldonazzi detto “Cognola” la licenza di far trasportare a valle il minerale argentifero estratto sul Monte Vedro sopra Bosco di Civezzano utilizzando il corso d’acqua che scende dal luogo detto “Santo Sudario”, attraversa le località “Palù del Prete” e Campagnaga e arriva sotto Civezzano.
Fonte: Memoria mineraria 2018, scheda del documento di data.
Il corso d’acqua in oggetto corrisponde probabilmente al Rivo dei Opi così chiamato nel suo tratto superiore (Val dei Corni), mentre nel tratto inferiore assume il nome di Rio Farinella. Il “Monte Veder” è il rilievo sotto Bosco di Civezzano; in questa zona va localizzato il “Palù del Prete”. Francesco Caldonazzi compare anche nel documento successivo n. 34 datato 10 novembre 1565.

34) 1565 novembre 10, Trento
Francesco Alessandrini, consigliere del principe vescovo di Trento Cristoforo Madruzzo e commissario in causa, decide con sentenza una vertenza sorta fra il notaio Giuseppe Ghebel di Pergine e Francesco fu Andrea Caldonazzi da Cognola riguardante la proprietà e l’utilizzo di cinque impianti di macinazione, lavaggio e arricchimento del minerale argentifero estratto nelle miniere aperte sull’altipiano del Monte Calisio nelle zone di Bosco, Monte Vedro e Santa Colomba a nord di Civezzano. Il primo degli edifici salendo dal basso verso il monte “si ritrova nel andar in su posto sotto il maso de le Frate sopra il rivo nominato il Rivo de Santa Columba”; gli altri quattro sono disposti progressivamente più in alto, nella medesima valle lungo lo stesso rivo dal quale vengono derivate le rogge serventi gli apparati di macinazione. Il minerale puro e selezionato viene portato ai forni fusori di Pergine e Canezza attivi sul torrente Fersina, gestiti da Giuseppe Ghebel.
Fonte: Memoria mineraria 2018, scheda del documento di data.
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Civezzano: idronimo “Rio di S. Colomba”.

35) 1566
“Ser” Giovanni fu Filippo Filippi di Albiano possiede un mulino vendutogli dalla comunità di Albiano situato “ne la Val de Camin”, sul rio che nel suo tratto terminale segnava allora il confine fra il territorio della comunità di Albiano e quello della comunità/pieve di Piné, a quel tempo comprendente anche il territorio di Lasés.
Fonte: Casetti 1986, p. 111.
Nella medesima valle, e sul medesimo rivo dal quale venivano derivate le rogge serventi, sono documentati fra il primo Seicento e il tardo Settecento tre mulini attivi (Casetti 1986, pp. 111-112).

36) 1580
Pietro dal Monte della Vacca (Montevaccino) con i suoi cugini possiedono “uno molin con una molla al Molin dalle Fratte” presso Bosco di Civezzano, vi confina d’intorno il terreno comunale; il mulino è stimato 30 lire.
Fonte: ADT. Archivio Alberti Poia, estimo del colomello di Barbaniga di Civezzano, c. 40r; Gobbi 2006, p. 155.
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Civezzano: toponimo “Molino del Masetto”.
Toponimi moderni: “Fratte”, “ex Mulino del Masetto”.

37) 1580
Leonardo “de Francesco” dal Bosco di Civezzano possiede metà di una casa e metà di una chiesura in località “ali Lunari osia ali Dificii” sopra Barbaniga, stimate in complesso 30 lire.
Fonte: ADT. Archivio Alberti Poia, estimo del colomello di Barbaniga di Civezzano, cc. 14v-15r; Gobbi 2006, pp. 155.

38) 1580
Il notaio Giuseppe Ghebel di Pergine possiede “doi dificii in le pertinencie de Santa Colomba alli Molinatti con le sue confini circuiti atorno il comun”, e un prato con un casale nella parte di qua dei due edifici sopra nominati, stimati 40 lire.
“item uno pra con uno casal dove che son fatto il lago da l’aqua dali dificii, de meza opra o sia mezo piovo in circha”, stimato 14 lire.
Fonte: ADT. Archivio Alberti Poia, estimo del colomello di Barbaniga di Civezzano, c. 41r: Gobbi 2006, p. 156.
Il sito dei due edifici in possesso del notaio Ghebel posti a estimo nel 1580 dovrebbe corrispondere a quello dei cinque analoghi edifici nominati nel documento n. 34 di cui sopra datato al 1565.

39) 1585 marzo 26, Trento
Alcuni uomini di Gazzadina di Meano vengono denunciati di aver condotto “legni de castagnaro all’ Avise”, esportandolo perciò dal territorio della Pretura di Trento contro la norma dello Statuto dei Sindaci del Comune di Trento, capitolo 3°; parte del legname in questione venne portato “alla fabrica del ditto logo” e quindi destinato ai lavori di arginatura del torrente sulla sponda verso Trento. I querelati sono interrogati in Consiglio generale del comune di Trento: tutti ammettono di aver tagliato piante di castagno in bosco proprio o comunale, e di averlo condotto a Lavìs; un tronco di castagno fu portato invece “ad segam Avisii” per ricavarne doghe da botte.
Fonte: ASCTn, Comune di Trento, Sezione antica, ACT1-1666.
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Gardolo: toponimo “Seghe” e p. ed. n. 209.

40) 1597 marzo 13 – agosto 8 e 12 [Trento] Pietro Crivelli di Gardolo e Pietro Bortolotti di Vigo Meano avevano derivato costruendola e arginandola con opere fisse e di dimensioni cospicue (“cum cagnonis et cavaletis”) una roggia dal torrente Avisio facendola scorrere nella zona di Lamàr al servizio dei loro due mulini attivi in quella zona. I soprastanti del comune di Trento avevano rilevato la difformità di quelle opere di arginatura rispetto a quanto era stato a suo tempo convenuto, avendo i consoli concesso a Crivelli e Bortolotti di erigere a loro spese come argini della roggia unicamente “duos strapazzones”, ossia arginature rimovibili, pennelli formati da fascine e assi rinforzati con sabbia o pietrame, peraltro non costruiti dalla controparte; erano inoltre stati rilevati gli ingenti danni causati da quell’intervento alle fabbriche degli argini dell’Avisio in sponda trentina davanti al muro dell’argine, tanto che questo minacciava di crollare a breve. Si giunge così a una nuova composizione fra le parti stabilita il 13 marzo 1597, in forza della quale si conviene quanto segue:
– Crivelli e Bortolotti, per i loro due mulini, e chiunque altro voglia edificare o possieda mulini sulla roggia derivata dal torrente Avisio, dovranno farlo a loro spese erigendo soltanto arginature rimovibili formate da fascine di legna fissate con sassi (“cum fassinis accomodatis cum lapidibus”);
– i possessori di mulini in quella zona dovranno contribuire ciascuno la somma una tantum di 100 fiorini alla cassa del comune, destinati alla fabbrica degli argini sull’Avisio in sponda trentina;
– la derivazione della roggia servente i mulini dovrà farsi secondo le norme dettate e verificate in fase di esecuzione dai periti nominati dal comune di Trento;
– i possessori di mulino dovranno far costruire a loro spese una piccola porta a norma di cui sopra attraverso la quale far scorrere verso il proprio mulino l’acqua della roggia derivata, e inoltre far costruire una “ussara” per rimettere il flusso utilizzato entro il corso della roggia;
– Pietro Crivelli dovrà far costruire a sue spese un ponte sulla strada imperiale nel tratto Gardolo – Lavìs sotto il suo mulino, sotto il quale ponte scorre l’acqua della roggia servente; Pietro Bortolotti dovrà far costruire a sue spese un ponte sulla strada che appena fuori Gardolo sale verso Meano; i due ponti dovranno essere eretti in muratura e ad avvolto (“de muro ad concam sive in voltum”) sempre a norma dettata dai periti; le spese di manutenzione dei due manufatti saranno a carico di Bortolotti e di Crivelli;
– l’edificazione di altri mulini sulla roggia passante per Lamàr derivata dall’Avisio sarà ammessa solo con permesso dei consoli di Trento;
– infine, ciascun possessore di mulino sarà tenuto a contribuire pro rata a ogni imposizione fiscale di colletta decisa dai consolo di Trento per la fabbrica degli argini all’Avisio.
Notaio: Antonio Ceschini di Trento, notaio di autorità imperiale
Fonte: ASCTn, Comune di Trento, Sezione antica, ACT1-3672, fascicolo “Scritture concernenti l’aqua di Lamar che passa per il Maso Monte”.

La questione fra le parti non si smorzò con la stipula della convenzione del marzo 1597: Bortolotti e Crivelli non avevano ottemperato in pieno a quanto stabilito nella convenzione di cui sopra, e anche per questo motivo si erano verificati danni ingenti ai possessi privati e comunali posti in zona Gardolo nord, Lamàr e Campotrentino dovuti alle piene dell’Avisio. Il comune di Trento intentò causa alle parti Bortolotti e Crivelli, condannate dal pretore di Trento al pagamento delle sanzioni pecuniarie previste; le parti Bortolotti e Crivelli chiesero la sospensione dell’esecutività della pena con ricorso al principe vescovo di Trento, accolto in attesa dei necessari accertamenti de caso.
Il 9 agosto, su richiesta di Pietro Bortolotti e di Caterina vedova di Pietro Crivelli, viene intimato agli operai che lavoravano “in loco al muro dell’Avisio”, da dove era derivata la roggia servente i mulini dei richiedenti, di cessare la costruzione in muratura dell’argine in sponda trentina per via dei danni apportati al deflusso della detta roggia.
Il 12 agosto viene accolta la supplica presentata al principe vescovo da Pietro Bortolotti e da Caterina vedova di Pietro Crivelli come tutrice dei figli. I ricorrenti affermano che loro “insieme con tutta la villa de Gardol” avevano ottenuto di tenere “il guado dell’acqua che viene et è stato solito sempre venire dall fiume dell’Avisio verso Gardol predetto, in beneficio non solo delli edificii (dei mulini; ndT), ma per le pradarie (a scopo irriguo; ndT), et sanità universale, anzi de più per la salubrità dell’aere d’essa acqua”, tanto che quando il flusso della roggia derivata si interrompeva “era talmente corrotta et fettata detta villa (di Gardolo; ndT) che quasi tutti s’ammalavano sicché era un pestilential fettore”; in più con l’utilizzo della detta roggia erano stati posti e coltura e resi quindi fruttiferi “molti luogi gerosi”; i ricorrenti espongono poi di aver dovuto pagare alla cassa del comune di Trento i 200 ragnesi previsti dalla composizione del 13 marzo scorso. Ciò nonostante e “senza formare alcun processo”, è stato otturato il punto di derivazione della roggia, il che secondo i ricorrenti è probabilmente accaduto non per mandato dei consoli di Trento, “ma più presto da alcuni di pocca charità et conscienza”.
L’ulteriore questione fu risolta con sentenza pronunciata da Giovanni Battista Busetti e Giuseppe Gaudenti commissari principesco-vescovili “ad fabricam aquarum”: nella sostanza del dispositivo si decide che le parti Bortolotti e Crivelli non possono derivare la roggia servente i loro mulini nel modo sinora seguito, ma davanti al muro di argine dell’Avisio si dovrà costruire una “arcam sive fabricam” a norma del lodo arbitrale a suo tempo stabilito e le relative conclusioni tratte dai periti, a spese per due terzi del comune di Trento e un terzo a carico dei possessori dei mulini: ciò fatto, i padroni dei mulini saranno autorizzati a derivare dall’Avisio la roggia servente secondo le modalità stabilite nell’ultimo atto concluso fra le parti in causa.
Fonte: ASCTn, Comune di Trento, Sezione antica, ACT1-4390, fascicolo processuale della causa mossa dal comune di Trento e dai vicini di Lavìs contro Crivelli e Bortolotti.

41) 1600 agosto 3, Trento
Essendo debitore verso il “dominus” Matteo fu Francesco Trentini cittadino e mercante di Trento per una somma complessiva di oltre 414 ragnesi, il “dominus” Antonio fu Salvatore Luchini da Lavìs salda il suo debito cedendo a Matteo Trentini un affitto da livello costituito e da riscuotere “super molendino sive edificio” posto nelle pertinenze di Lavìs in località detta “sotto il molin del Montagna” e su alcuni appezzamenti a orto contigui al mulino stesso; quest’ultimo è costituito da tre ruote “pro macinando et pistando”, ed è posto fra i suoi confini qui non specificati. Il canone annuo di affitto ceduto da Antonio a Matteo ammonta a 8 staia di frumento, 15 staia di siligine, 7 staia di scandela, 1 staio di “pistum” alla misura di Trento ovvero di Lavìs; il corrispondente valore in capitale ammonta a 500 ragnesi di buona moneta di Merano, al computo di 5 lire per ragnese, che Matteo incassa restituendo ad Antonio il credito a saldo pari a 84 ragnesi, 2 lire 9 carantani. Antonio possedeva il mulino per investitura concessagli a suo tempo dal “dominus” Dario Castelletti signore titolare della giurisdizione di Königsberg e quindi del dominio diretto (proprietà / diritto eminente) sul mulino stesso; a sua volta Antonio affittava il mulino a un conduttore di sua fiducia, percependo da questo il livello annuo sopra indicato. Con questa cessione Matteo diviene possessore del mulino e a sua volta potrà affittarlo ricavandone la rendita sopra indicata.
Notaio: Bartolomeo Negri di Trento, notaio di autorità imperiale
Fonte: BCTn, BCT1-1854, s.n., cc. 153r-155v.
La denominazione deriva dal cognome di famiglia di Francesco, che entrò in possesso del mulino nella seconda metà del XVI secolo (sicuramente ne era proprietario all’anno 1600); il sito del “mulino del Montagna” (capo ovest del paese, sotto la zona del Carmine) corrisponde a quello del “mulino Baispech”, dal nome di Michael Peehein detto Baispech (= Weisbeck) possessore del mulino nella prima metà del XVI secolo (Casetti 1981, pp. 81-82, 135-136)..

42) 1607
Nel corso di un processo celebrato a Trento davanti ai consiglieri commissari vescovili, riguardante una vertenza sorta fra le comunità di Montevaccino e di Trento agenti contro la comunità di Meano sui confini fra i territori delle parti nella zona del Monte Corno e Valcalda, Giuseppe Dal Monte della Vacca testimone al processo parla di una sorgente chiamata “fonte del Monte della Vacca”, che sgorga dal versante sudovest del Monte Corno di Dolàs, le cui acque scorrono verso Valcalda sotto Montevaccino, e dice che l’ha sempre sentita indicare con quel nome “dalli pastori et molinari” che frequentavano ogni giorno il territorio oggetto del contenzioso, e che i mugnai captavano l’acqua “da essa fontana per beneficio delli loro molini”.
Fonte: ASCTn, Comune di Trento, Sezione antica, Cause e processi, n. 10501 (ex ACT1-4394/1), c. 267v. Vedi al n. 18.
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Montevaccino: toponimo “Molin del Diaol”; attuale; vedi al n. 18.

43) 1623 giugno 5, Trento
La comunità di Meano decide di mettere in bandita (“ingazzare”, ossia vietare totalmente o limitare / controllare severamente il taglio delle piante) alcuni siti boschivi comunali, fra questi sono indicati i seguenti (si riportano le sole confinazioni significative in termini di descrizione geografica):
un bosco posto “alli Dossi sopra Meano, vi confinano a est il bosco di San Martino, il Campo della Croce luogo della regola della comunità generale e in parte la via comunale che porta da Gazzadina al Palù posta sotto il maso degli eredi di Giuseppe Dal Monte (Maso ai Magnoli, oggi Iobstraibizer), a sud il prato del “Rozal”, a sera la via comunale che porta da Meano “dentro alle Fornas” e poi “alla strada del Marmor” che arriva fino al mulino dei signori Sardagna, a nord il rivo e il terreno comunale “sotto al Mas del Mancinello;
un bosco nelle pertinenze di Gazzadina in località “Camparda di sotto”, vi confina a est la via che porta da Gazzadina a Camparta, a sud il rivo servente i mulini dei Bortolotti da Vigo Meano, a ovest la strada comunale che porta dai mulini a Camparta, a nord la via comunale.
Fonte: BCTn, BCT1-1996, carte n. n.
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Meano: sì, dettagli ai nn. 1, 5, 6.

44) 1632 aprile 26, Trento – 1632 maggio 12, Trento
Il 16 aprile 1632 il nobile Baldassarre fu nobile Giacomo di Roccabruna riceve per sé e i sui familiari “consortes” dal principe vescovo di Trento, Carlo Emanuele Madruzzo, la conferma di alcuni feudi vescovili anticamente posseduti dalla famiglia Roccabruna: vi sono compresi diritti di regola maggiore, onoranze, diritti eminenti di caccia e pesca, i laghi delle pievi di Piné e di Civezzano, compreso l’antico lago di Mazzanigo, il corso d’acqua del torrente Silla e dei rivi in pieve di Civezzano, e diritti di regola maggiore della pieve di Civezzano, feudi elencati nelle analoghe investiture fino dall’anno 1367.
Poco prima i signori di Roccabruna avevano venduto ai signori Guarienti di Seregnano e di Castel Malgolo una quota dei loro diritti d decima e di regola maggiore nella pieve di Civezzano: il 12 maggio 1632 Giovanni Battista Guarienti riceve dallo stesso principe vescovo l’investitura dei feudi vescovili compresi quelli che erano stati venduti ai Guarienti dai Roccabruna. Il territorio in pieve di Civezzano sui cui ora i Guarienti esercitano il diritto acquisito di regola maggiore viene precisamente indicato con i seguenti confini:
– a est la valle detta “la Val dalla Croce” seguendo i termini di confine fra la comunità di villaggio di Fornace e la comunità di pieve di Civezzano;
– a sud il corso del torrente Silla e del torrente Fersina, in parte la via che porta ai pestoni del minerale (“ad pistonos”) e in parte la valle vicino al bosco in bandita nominato sopra nel documento;
– a ovest il rivo che scende dal monte sopra Civezzano e confluisce nel torrente Fersina, denominato “el Rivo Merdarol”, la strada posta oltre i pestoni del minerale (“via ultra pistonos mineræ”), e in parte la valle vicino al bosco in bandita nominato sopra;
– a nord il territorio della comunità di Albiano, in parte la via sopra descritta che divide il territorio soggetto al diritto di regola maggiore acquisito dai Guarienti dal territorio sul quale i Roccabruna mantengono tale diritto non avendolo ceduto.
Fonte: ASTn, APV, Libri feudali, vol. 19, cc. 120v-122r (26 aprile 1632), cc. 54v-55r (12 maggio 1632).
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Civezzano: toponimo “Zlache”; attuale “Slacche”.

45) 1660
Giovanni Antonio Ravanelli possiede un prato in località detta “della Sitella”.
Fonte: Casetti 1986, p. 111.
La presenza della segheria, localizzata sul Rio della Sega (defluente nella valletta fra la chiesa di Sant’Antonio da Padova, estremo ovest del paese di Albiano, e la chiesa di San Romedio a Barco di Sopra, indicata nel toponimo “Sitella”, è confermata nel Catasto Teresiano di Albiano e dall’idronimo ‘parlante’ Rio della Sega (ibidem).

46) 1664 giugno 16, Trento
Bartolomeo, Giacomo e Valentino figli del fu Pietro Bortolotti da Vigo Meano cedono a Cristoforo Bett di Meano abitante a Trento loro creditore, essendo egli donatario della fu Maria Bett sua zia paterna e vedova di altro fu Valentino Bortolotti, alcuni terreni, fra questi un terreno arativo, con vigne, prato e bosco annessi posto nelle pertinenze di Vigo Meano “loco alli Molini”, e inoltre la quarta parte di un mulino e di un follone posti nelle stesse pertinenze di Vigo Meano “loco al Molino della valle” con la rispettiva quarta parte di bosco e orto annessi, essendo le altre tre parti di questo già in possesso di Cristoforo Bett avendole egli comprate a suo tempo da Giovanni Bortolotti.
Notaio: Giacomo Antonio Siciliani di Trento, notaio di autorità imperiale
Fonte: BCTn, BCT1-772, cc. 104v-109r.

47) 1670
Leonardo Dal Monte cittadino di Trento possiede un mulino posto a Gardolo, già Crivelli.
Fonte: ASCT, Comune di Trento, Sezione antica, ACT1-4293/A, estimo della città anno 1670, c. 225.

48) 1673-1688
La Regola generale della comunità di Meano delibera a più riprese di avviare e finanziare le spese per lavori sulla viabilità interna, in particolare sulla “strada dei Mulini” verso Camparta Media.
Fonte: ASCTn, Comune di Trento, Comune di Meano, Antico Regime, Decreti della Regola, Libro I (1668-1700), diverse date entro il periodo sopra indicato. Vedi anche ai nn. 1, 5, 6, 43.

49) 1693
Il signor Antonio Zendron cittadino di Trento tiene in affitto dal comune di Trento un terreno parte coltivato a prato e vigneto, parte bosco e grezzo, posto fra Gardolo e Lavìs [nella zona di Lamàr]; in luogo dell’affitto Zendron ha l’obbligo “d’accomodare e spredare la stradda del Lavis due volte all’anno” ossia in primavera e in autunno “principiando dal ponte o roza o sii molino Crivelli sino all’archa del Lavìs”.
Fonte: ASCT, Comune di Trento, Sezione antica, ACT1-4358, libro urbario del comune della città di Trento, c. 193r.

50) 1696 aprile 26
La Regola generale di Meano aveva a suo tempo deciso di ricostruite “il ponte al Rivo del Peston di Gardol di Mezo”, a seguito delle replicate istanze da parte del pievano di Meano don Zendroni, il quale lamentava l’estrema difficoltà di recarsi a Gardolo di Mezzo per il suo esercizio di cura d’anime. La Regola stessa ora decide di procedere al rifacimento del ponte in muratura, in questo modo: i privati vicini di Gardolo di Mezzo provvederanno al carriaggio dei materiali occorrenti, le spese per i salari delle maestranze e per la produzione della calce saranno a carico del comune.
Fonte: ASCTn, Comune di Trento, Comune di Meano, Antico Regime, Decreti della Regola, Libro I, alla data.
Mappa catastale asburgica 1855-1856 c.c. Meano: sì, edificio di mulino su Rio di Valtorchio (poi Rio di Carpine), a nord del paese di Gardolo di Mezzo servito da stradina che si stacca dall’antica strada di collegamento fra Meano e Gardolo di Mezzo a valle del ponte sulla medesima.

Indice cronologico dei documenti (a inizio stringa si indica il dato territoriale).

1) Gazzadina di Meano, sotto il castello di Meano: mulino del Capitolo della cattedrale di Trento, 1267 (poi ai nn. 5 e 6)
2) [Fornace], sulla Silla: mulino dei Roccabruna, 1286 (poi ai nn. 3, 7-10 per i possibili siti)
3) [Fornace], presso il Dosso di S. Mauro sulla Silla: mulino dei Roccabruna, 1306 (poi al 1330)
4) Torchio di Civezzano, sulla Silla: mulino Roccabruna, 1310 (poi al n. 12)
5) Gazzadina di Meano: mulino del Capitolo della cattedrale di Trento, 1311 (poi ai nn. 6 e 43)
6) Gazzadina di Meano, tre mulini, uno di proprietà del Capitolo della cattedrale di Trento, 1321
7) Fornace località Valle: mulino Roccabruna, 1327 (poi al n. 8)
8) Fornace, località Valle “in Selva” sulla Silla: mulino Roccabruna, 1330
9) Nogaré di Pergine (sotto-), località “ale Slache” sulla Silla: mulino Roccabruna, 1340 (poi al n. 10)
10) Nogaré di Pergine (sotto-), località “Pra dale Slache” sulla Silla: mulino Roccabruna, 1358
11) Orzano/Garzano, nella valle del Rio di S. Colomba: mulino della pieve, 1381 (poi ai nn. 14 e 26)
12) Torchio di Civezzano, sulla Silla: mulino Roccabruna, 1399 (poi al n. 29)
13) Gardolo, Campotrentino, Lamàr: edifici di mulino e sega, 1415-1417
14) Orzano/Garzano, nella valle del Rio di S. Colomba: mulino della pieve, 1457 (poi al n. 26)
15) Civezzano, prato di proprietà Perozzi “sora el Molin”, 1485
16) Nogaré di Pergine (sotto-), sulla Silla: mulino, 1491
17) Civezzano, località “ad Pratum vacharum”: mulino a Prato, 1496
18) Gardolo di Sopra (Masi di Meano): frantoio di minerale sul Rio del Mulino, 1496 (poi al n. 42)
19) Civezzano, sulla Fersina: mulino a Prato, “Molin del Diavolo / del Diaol”, 1499 (poi al 1500, 1504, 1528, 1673)
20) Civezzano, “ala Fornas” sulla Fersina: mulino, 1504
21) Civezzano, sulla Fersina: mulino, 1507
22) Civezzano, sulla Fersina: mulino, 1512
23) Civezzano, località “ale Slachie” (Slacche) sulla Fersina: mulino a Prato, 1514
24) Barbaniga di Civezzano, “ale Fratte”: mulino Caldonazzi, 1523 (poi al n. 36 per il sito del mulino)
25) Gardolo, località Spini: edificio di sega, 1526-1528
26) Orzano/Garzano, nella valle del Rio di S. Colomba: mulino della pieve, 1537 (già ai nn. 11 e 14)
27) Meano, località “Costa del Malgaveder”: cava di pietre da macina, 1539
28) Civezzano, sulla Fersina: mulino Caldonazzi, 1542
29) Torchio di Civezzano, sulla Silla: mulino Guarienti, 1544 (già n. 12)
30) Cognola, località Ponte alto: mulino Tomasi, 1551
31) Cognola, nella valle della Fersina: mulino Cestari, 1551
32 Meano, Camparta Bassa sopra Lavìs: mulino dei fratelli Cherubini di Trento, 1560
33) Bosco di Civezzano, Monte Veder: trasporto di minerale su acqua, 1565
34) Civezzano, Rio di S. Colomba: frantoi / magli / lavatoi del minerale, 1565 (poi ai nn. 37-38)
35) Albiano, località “Val de Camin”: mulino Filippi già della comunità, 1566 (poi al primo Seicento, al 1726, al 1782-1783 con altri due mulini)
36) Bosco di Civezzano, “alle Fratte”: mulino, 1580 (già al n. 24)
37) Civezzano, Rio di S. Colomba: frantoi e lavatoi del minerale, 1580
38) Civezzano, Rio di S. Colomba: frantoi e lavatoi del minerale, 1580
39) Lavìs: edificio di sega, 1585
40) Campotrentino / Lamàr: mulini Crivelli e Bortolotti, 1597
41) Lavìs, borgo: mulino del Montagna, altro mulino ad esso confinante, 1600
42) Montevaccino, località Valcalda: mulini nella valle del Rio di Valcalda, 1607 (già al n. 18)
43) Meano, località Camparta: mulini, 1623 (già ai nn. 1, 5, 6)
44) Civezzano, sulla Silla: frantoi (“pestoni”) del minerale, 1632
45) Albiano, Barco, località “Sitella” sul Rio della Sega: segheria Ravanelli, 1660 (poi al 1782-1783)
46) Vigo Meano, località “Molini” e “Molino della valle”: mulini, 1664
47) Gardolo: mulino Dal Monte, già Crivelli, 1670
48) Meano: lavori a più riprese sulla strada e al “ponte dei Mulini” verso Camparta Media, 1673-1688
49) Gardolo: mulino Crivelli, 1693
50) Gardolo di Mezzo di Meano: lavori al ponte “al Peston”, 1696.

Bibliografia essenziale

Casetti 1981 = Albino Casetti, Storia di Lavìs giurisdizione di Königsberg-Montereale, Trento, TEMI, 1981 (Collana di monografie edita dalla Società di Studi Trentini di Scienze Storiche, 35).

Casetti 1986 = Albino Casetti, Storia documentata di Albiano centro della zona del porfido, Cassa Rurale di Albiano (TN), Trento, Publilux, 1986.

Gorfer e Gorfer 1988 = Aldo Gorfer, Giuseppe Gorfer, La Regione dell’Adige. Elementi per una storia urbana del Comprensorio “C. 5 Valle dell’Adige”, Trento, edizioni ARCA, 1988, pp. 161-167 il paragrafo “Le industrie dell’acqua” nel territorio del Comprensorio “C5 Valle dell’Adige” (compresi Lavìs e la zona occidentale dell’altipiano del Calisio, esclusa la parte orientale con Civezzano e Fornace).

Šebesta, 1977 = Giuseppe Šebesta, “La via dei Mulini”. Dall’esperienza della mietitura all’arte di macinare, S. Michele all’Adige (TN), Museo provinciale degli Usi e Costumi della Gente trentina, 1977.

Stenico R. 1985 = Remo Stenico ofm, Giovo Comune e pieve Verla capoluogo, Trento, Edizioni Biblioteca PP. Francescani 1985 (Collana di pubblicazioni della Biblioteca dei Padri Francescani, 15).

Nel file Appendice 02b Toponomastica XIV-XVII si presentano alcuni riferimenti toponomastici a integrazione dei dati diretti presentati in Appendice 02a.

APPENDICE 02b
Le macchine a energia idraulica sul territorio dell’Ecomuseo Argentario nella toponomastica storica dei secoli XIV-XVII


I dati offerti dalla toponomastica storica possono fornire complementi e integrazioni alle attestazioni documentarie dirette presentate nell’Appendice 2a, e in qualche caso suppliscono alle assenze di tali attestazioni.
Per gli aspetti toponomastici specifici del territorio di Lavìs e Pressano si rinvia ancora una volta a Casetti 1981, in particolare Figura 16 con la sezione di legenda “Edifici artigianali e industriali”.

1308. Terreno arativo a Civezzano “alle Molle”.
Fonte: Bettotti 1989-1990, n. 27.

1340. Terreno arativo a Torchio di Civezzano posto in località “ad Dossum molendini”.
Fonte: ADT, ACD, Instrumenta capitularia vol. 3, documento n. 118; edizione in Urkunden und Forschungen 1948, n. 185, p. 209.

1357. Prato nelle pertinenze di Barbaniga di Civezzano posto in località “ad Prata ad senterium a molendino”, proprietà del “dominus” Francesco fu “Hegenus” da Trento e condotto in affitto – con molti altri beni costituenti il corpo di un grande maso – prima da Bono di Enrico da Barbaniga, poi (nel 1357) da Concio fu “Garnerus” da Caldonazzo abitante a Roncogno di Pergine.
Fonte: ADT, ACD, Instrumenta capitularia, vol. 4, documento n. 289.

1370. Mulino dei signori di Roccabruna condotto in affitto dagli eredi del fu Trentino da Roveré di Civezzano.
Fonte: Carte di regola 1991, vol. I, p. 36, capitolo <3> della carta di regola di Civezzano.

1371. Bosco a Seregnano di Civezzano in località “ai Fologni”
Fonte: Bettotti 1989-1990, n. 371.

1496. Gaspare “dal Pes” di Trento riceve dal giudice minerario di Trento una concessione di attività su un campo di miniera a Gardolo di Sopra (oggi: Masi di Meano) nel tratto superiore del Rio del mulino (“zu obern Mühlpach”).
Lo stesso Gaspare ottiene una concessione per la costruzione e utilizzo di un frantoio del minerale (“ain hutschlag”) in Gardolo di Sopra presso il Rio del mulino (“pey dem Mühlpach”).
Melchiorre “dal Pes”, oste in Trento, riceve dal giudice minerario di Trento una concessione di attività su un campo di miniera sotto Gardolo di Sopra sul Rio del mulino (“im Mühlpach unter Obergarl”).
Fonte: Das “Verleich buoch” 1959, p. 56. Sono registrate altre cinque concessioni di attività mineraria rilasciate nel biennio precedente 1494-1495 aperte nella stessa zona del Rio del mulino a Gardolo di Sopra (“in / pei dem Mühlpach”) nella valle sotto e a nord di Montevaccino lungo il corso superiore del Rio di Valcalda (ibidem, pp. 38-40. Per una di queste (dedicata a San Volfango, titolare imprenditore Oswalt da Vipiteno), nella specifica della località si indica che il campo di miniera è posto sotto un’altra concessione intitolata al Bambinello localizzata nel Rio del Mulino, dove si trovano due macine di mulino (“unter dem Kindl im Mühlpach, da die zben mülstein ligen” (ibidem, p. 40).

1504. Il pievano di Civezzano Pietro “de Rociis” da Milano affitta diversi beni fra i quali un prato posto a Civezzano “sora el Molin”.
Fonte: BCTn, BCT1-2266, c. 87v.

1551. Terreno posto nelle pertinenze di Gardolo in località “al Molin”.
Fonte: ASCTn, Comune di Trento, Sezione antica, ACT1-4288, c. 134r (numerazione moderna). Sul toponimo “al / dal Molin” si formò, documentato a Gardolo nello stesso anno, il ‘cognome’ di famiglia “dal Molino”, portato da Giorgio, Bernardino ed eredi, e Andrea (ibidem, c. 133v, c. 136r, c. 136v).

1580. Sono censiti terreni posti in pieve di Civezzano nelle località “alli Molinatti” nella zona di Santa Colomba, e “al Molinatt” sotto Garzano.
Fonte: Gobbi 2006, p. 155, p. 171.

1583. Terreni del comune dl Trento affittati in locazione perpetua posti nelle pertinenze di Trento in in località Spini “infra li remoni del Lavìs” e “sotto al Molinar”.
Fonte: ASCTn, Comune di Trento, Sezione antica. ACT1-4024, c. 52v.

1600. Nella permuta di terreni e rendite da affitto conclusa fra il signor Giacomo Sardagna cittadino di Trento e Giovanni fu Antonio Zaiotti di Gazzadina come curatore di Antonio fu Tomè “de Puttis” di Meano, Zaiotti cede al primo un terreno arativo e prativo di circa 4 piovi posto a Meano “in loco dicto al Molin”, confinante a sud e a ovest con la via comune, a est e a nord con Pietro Bortolotti da Vigo Meano e suo nipote.
Fonte: BCTn, BCT1-1828, atto n. 267, rogito del notaio Barnaba Manci di Trento 24 aprile 1600, Trento.

1632. Toponimo “la Val delle molle”, Torchio di Civezzano
Fonte: ASTn, APV, Libri feudali, vol. 19, c. 55r.

1673-1688. Toponimi viari “ponte dei Mulini” e “strada dei Mulini” da Meano a Camparta Media
Fonte: ASCTn, Comune di Trento, Comune di Meano, Antico Regime, Decreti della Regola, Libro I (1668-1700), diverse date entro il periodo sopra indicato.

1696. Toponimo viario “ponte al Rivo del Peston”, sull’antica strada da Meano a Gardolo di Mezzo
Fonte: ASCTn, Comune di Trento, Comune di Meano, Antico Regime, Decreti della Regola, Libro I (1668-1700), alla data 26 aprile 1696.

Nel territorio preso in esame sopravvivono attualmente – ancora in uso ufficiale, o vivi a memoria d’uomo – i seguenti toponimi(*):

Molin del Diaol, Montevaccino (nn. 18, 42)
Molino, Gardolo, Lamàr/Spini (n. 13)
Molino del Masetto, Civezzano (nn. 24, 36)
Mulino Dorigoni, Civezzano (sito di macchina attiva, nn. 19-23, 28)
Mulino Pontalti, Civezzano (sito di macchina attiva, nn. 19-23, 28)
Mulino Roccabruna, confine Fornace-Nogaré di Pergine, oggi “Foladori” (nn. 7-10)
Peston, Gardolo di Mezzo (n. 50)
Rio della Sega. Albiano (n. 45)
Seghe, Gardolo/Lavìs (n. 39)
Val dei Molinari, Gazzadina di Meano (nn. 1, 5, 6, 43, 48)

(*) Schede in Dizionario toponomastico trentino online consultabile nel sito di Trentino Cultura. In parentesi sono indicati i numeri dei documenti di Appendice 2a, per le possibili corrispondenze fra il toponimo attuale e il sito storico della macchina.

Nato il 10 novembre 1955 a Gazzadina di Meano (frazione di Trento), dove risiede. Nel corso della sua attività professionale di ricerca si è occupato di storia economica e sociale delle comunità rurali trentine e di altre tematiche, su incarichi di enti pubblici (tra questi i Comuni di Mezzolombardo, Pergine Valsugana, Riva del Garda e Trento), fondazioni e musei (“Edmund Mach” di S. Michele all’Adige, “Bruno Kessler” di Trento, Castello del Buonconsiglio. Monumenti e collezioni provinciali, Museo Storico del Trentino). Ha partecipato alla realizzazione di due progetti dedicati alla storia dell’attività mineraria in età medievale e moderna sull’altipiano del monte Calisio e nel Perginese, promossi dal Comune di Pergine Valsugana. Ha collaborato in più occasioni con l’Ecomuseo “Argentario” di Civezzano, e collabora tuttora nell’ambito del Progetto “Le vie dell’acqua e dell’uomo: società ed economia fra passato e presente”. È socio della Società di Studi Trentini di Scienze Storiche in Trento e dell’Accademia degli Agiati in Rovereto.