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Lavis e l’8 settembre: la storia del voto alla Madonna nel 1702

LAVIS. La ormai tradizionale Festa Votiva arriva quest’anno di domenica, purtroppo con il brutto tempo e come sempre l’8 di settembre. Festa per i lavisani, e non solo per quelli, che ricordano puntualmente questa tappa dell’antico voto ormai da ben 322 anni. Ma non solo: quest’anno c’è anche un’altra ricorrenza. L’8 settembre di 65 anni fa, al termine della processione in piazza Grazioli davanti al monumento omonimo, veniva salutato e ringraziato l’arciprete-decano don Celestino Brigà che lasciava la borgata dopo ben 34 anni di intensa ed impegnata guida spirituale

Il voto

1.Risale al 1702 il primo e più antico voto della comunità lavisana e l’idea di eleggere come speciale protettrice di Lavis proprio la Madonna, venne suggerita e programmata dal padre cappuccino Giovanni Antonio De Luca, che era in parrocchia per predicare le ormai famose Missioni al Popolo.

Questo primo voto rivolto alla Madonna era nato in considerazione dei frequenti danni arrecati puntualmente e periodicamente dal torrente Avisio e dagli insetti, pericolosi in quei tempi, che infestavano e distruggevano tutte le campagne lavisane.

La proposta del Voto fu esaminata e quindi approvata durante l’apposita riunione storica della “Vicinia” esattamente il 17 aprile del 1702, dopo la stesura di un apposito documento, il cui originale è ancora depositato presso l’Archivio Diocesano e le due copie, rispettivamente nell’archivio parrocchiale e in quello del Comune di Lavis.

La delibera dei Vicini fu fatta in quello che era un lunedì di Pasqua. Nel rogito dell’assemblea, fatto regolarmente dal notaio che era presente, si legge testualmente:

«Corendo l’anno dopo il Gloriosissimo parto dell’Immacolata sempre Vergine Maria mille settecento, e due, indizione romana decima, in giorno di luni, fu li dieci sette del mese aprile…».

Il cappuccino predicatore del 1702

Il documento

2.Assai interessante e oltremodo singolare è questo documento storico originale approvato per il famoso voto popolare istituito nel 1702. Si legge infatti:
Il nobile pubblico di Lavis ha da sempre professato il singolare ossequio e devozione all’Augustissima Imperatrice del cielo la Vergine Maria, in di un evidente testimonio per continuazione del suo zelo e devozione ridondante in beneficio non solo dell’anima ma in utile anco delli temporali bisogni, come specialmente per tenere il torrente Avisio placato nel suo confine e per distruggere i dannevoli vermi, ed intemperie, che infestano le campagne e per altri non visti devoti motivi

Nel proseguo del documento si può leggere anche che:

I lavisani si obbligano con voto formale e solenne, ogni anno nella seconda festa di Pasqua a renoverare tal devotione con esponer la Statua della Vergine in chiesa e portarla poi processionalmente per le terre di Lavis!

LEGGI ANCHE – Devozione e comunità: quando negli anni Cinquanta Lavis accolse la Madonna Pellegrina


In tempi di guerra

3.Successivamente con altro provvedimento la data ufficiale del rinnovo venne spostata definitivamente all’8 di settembre di ogni anno, questo anche perché proprio in quella giornata ricorre la festa della Natività di Maria.

Il Voto venne poi rinnovato ad oltranza ogni anno per le calamità ricorrenti e incombenti, in campagna ma anche nella vita di ogni giorno. Pestilenze, fame, inondazioni, brentane, gravi malattie nei raccolti della campagna, comprese le varie piene del torrente Avisio, la facevano da padrone in quegli anni martoriati e pieni di stenti.

Si arrivò anche alle due guerre mondiali che misero in ginocchio il paese e tutta la popolazione, segnando con una scia di dolore anche la scomparsa di moltissimi lavisani al fronte e nei campi di battaglia. Anche in questo frangente la ricorrenza del rinnovo del Voto a Maria venne rispettata e puntualmente organizzata e partecipata dall’intera popolazione, con devozione e tantissima fede.

Una festa popolare

4.In modo particolare oggi in tanti ricordano ancora la grandiosa festa di popolo in ringraziamento per la fine della seconda guerra mondiale, svoltasi nell’ultima domenica di maggio del 1945. C’è da ricordare però che nel settembre 1944 la processione esterna non ebbe luogo per disposizioni impartite dal Comune e per evitare i pericoli dei continui bombardamenti.

La statua della Madonna però rimase sempre esposta in chiesa davanti all’altar maggiore e vi rimase fino appunto al maggio del 1945 in attesa della grande festa del ringraziamento.

Quella processione è rimasta negli annali storici parrocchiali, organizzata in tutti i suoi particolari religiosi e anche logistici, proprio dall’allora arciprete-decano don Celestino Brigà insieme all’intero suo staff di cappellani e di laici al seguito.

Un pomeriggio in processione

5.Quella processione, veramente monumentale-impegnata-coinvolgente, è passata alla storia per la sua “durata”, cioè un intero pomeriggio con più di quattro ore di scarpinate sotto il sole di fine maggio. In quell’occasione, il simulacro della Vergine era portato a spalle dai reduci e dai prigionieri di guerra ritornati a casa sani e salvi.

Si era pensato persino ai ricambi durante il tragitto, i portatori tutti in divisa bianco celeste erano oltre la trentina, attorniati dai portatori di torce e di stendardi mariani. Il percorso di quella famosa e storica processione aveva toccato l’intero paese, le campagne sotto lo stradone della Nazionale del Brennero, lungo le coste dell’Avisio, con fermata sotto il ponte dei Vodi.

Quindi ripresa verso il ponte di San Giovanni Bosco, passaggio e giro completo in quel di San Lazzaro per poi far ritorno in chiesa arcipretale. Naturalmente non mancava il Coro Parrocchiale, la Banda Sociale, i gruppi dei fanciulli e fanciulle biancovestiti, i numerosi gonfaloni grandi e piccoli,compresi quelli delle varie associazioni di allora. Un vera moltitudine di popolo, piena di fede e tantissima devozione a Maria (come testimoniano i diari-documenti redatti da don Brigà) , tantissime le famiglie unite, insieme ai loro figli, nipoti e parenti.

Il “flabello”

6.Non bisogna poi certo dimenticare che dagli antichi armadi della sacrestia di un tempo, era anche uscito un antichissimo “flabello”, una sorta di grande ventaglio metallico “ante litteram”.

Veniva utilizzato anticamente nei periodi infestati dagli insetti, come aveva anche confermato lo storico lavisano Albino Casetti nel corso di un suo sopralluogo, appunto per scacciare i fastidiosi e pericolosi animaletti volanti durante le celebrazioni eucaristiche e le Messe in chiesa, ma anche per propiziarne la mancata distruzione nei campi.

Il “Flabello” recava su di un lato la figura di Sant’Udalrico e dall’altro anche la Nascita di Maria, tutti e due protettori della comunità lavisana.

Nel 1916 il Municipio di Lavis decise all’unanimità di rinnovare il Voto alla Madonna e di solennizzare pro futuro la Festa della Natività di Maria appunto per l’8 settembre di ogni anno. E dal 1995, sempre da parte del Consiglio Comunale, arrivò la delibera ufficiale che tutti gli effetti civili della Festa del Santo Patrono sono connessi ed integrati appunto alla Festa Votiva del’8 settembre di ogni anno…

Giovanni Rossi

Giornalista, scrive per "Vita Trentina". Per decenni è stato il corrispondente da Lavis per "L'Adige". Memoria storica e appassionato di cinema, ha lavorato come tuttofare per il Comune di Lavis fino alla pensione. Scrive per "Il Mulo" dopo essere stato una delle colonne del giornale digitale "La Rotaliana".

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