Lavis, prosegue la guerra alla processionaria. «Sperimenteremo nuove tecniche»

Il tecnico comunale: «Abbiamo individuato una trentina di nidi e siamo a metà del lavoro». Ecco perché è così importante intervenire

LAVIS. Prosegue celermente il lavoro di rimozione dei nidi di processionaria tra Lavis e le sue frazioni. A fornire le spiegazioni pratiche è Marco Dalle Carbonare, dell’ufficio tecnico comunale. «Come ogni anno facciamo il controllo sui nidi di processionaria, assieme alla Cooperativa Paganella che ha incarico dal Comune per la manutenzione del verde. Ci sono due modi per rimuovere i nidi: o con il tree climbing, ovvero l’arrampicata sugli alberi, oppure con l’uso di piattaforme autocarrate, dove è possibile arrivare con questo tipo di mezzi».

«È importante agire prima che le larve escano dai nidi, per completare il proprio ciclo vitale a terra. Va detto che, a oggi, non esiste un disciplinare tecnico condiviso su come effettuare la distruzione. A Lavis ci attrezziamo presso il cantiere comunale e con la presenza dei Vigili del fuoco: i nidi vengono bruciati in un bidone, con l’ausilio di un combustibile. Il rilievo di quest’anno riferisce di una trentina di nidi e, al momento, siamo a circa metà del lavoro: siamo partiti dalle zone più sensibili».

L’assessore all’ambiente Franco Castellan aggiunge: «Nel corso di quest’anno verrà sperimentata sulle conifere del Parco urbano don Paride Chiocchetti la lotta alla processionaria attraverso l’endoterapia, che elimina le larve nei primi stadi di sviluppo ed evita così le operazioni di salita sulle piante per l’asportazione manuale dei nidi e i relativi costi di personale e di noleggio dell’autoscala. In pratica verrà iniettato nel tronco delle conifere un insetticida sistemico che, attraverso la linfa, raggiungerà il fogliame e impedirà ai voraci insetti di nidificare. Valutati i risultati, si potrà estendere la pratica a tutto il territorio».

«È un intervento che va fatto in estate, quando le piante sono nel pieno della loro vigoria vegetativa. Un intervento simile è stato fatto lo scorso anno sugli alberi di leccio di via Rosmini e di alloro di via dei Colli, infestati da un tipo di cocciniglia cerosa particolarmente resistente ai trattamenti con oli vegetali che erano stati ripetutamente eseguiti», spiega Castellan. «Questo parassita non è nocivo per uomini e animali, ma danneggia molto le piante, tanto da aver indotto qualcuno a pensare che gli alberi non fossero adeguatamente curati. In realtà le piante avevano subito un forte attacco. Il trattamento endoterapico presenta diversi vantaggi: protegge la pianta per più anni (circa 4 o 5) e risulta molto più economico rispetto alle operazioni di rimozione dei nidi».

La rimozione è un obbligo di legge? Risponde il tecnico Dalle Carbonare «Lo era, ma adesso non lo è più. Resta l’indicazione, ai Comuni, di agire. Noi non abbiamo boschi ma, per i Comuni che li hanno, adempiere all’obbligo di legge sarebbe stato semplicemente impossibile. Noi garantiamo la rimozione sul territorio urbano e su quello frequentato dalle persone».

Il ciclo vitale


La processionaria del pino, Traumatocampa pityocampa, è una specie termofila (amante del caldo) che si nutre delle foglie dei pini e altre conifere. Il suo nome deriva dalla caratteristica abitudine, quando è nello stato larvale, di muoversi sul terreno in fila, formando una sorta di processione. Questo lepidottero è un infestante molto aggressivo e distruttivo, che può portare alla defogliazione totale dell’albero che lo ospita ed essere molto pericoloso per uomini e animali domestici.

In estate gli esemplari adulti emergono dal suolo in forma di farfalla e danno inizio all’accoppiamento. Terminato l’accoppiamento le femmine cercano un luogo adatto alla deposizione delle uova, mentre i maschi muoiono. Ciascun esemplare femmina può deporre fino a 300 uova, che vengono disposte lungo gli aghi di pino. Trascorse circa 4 settimane, le uova si schiudono e danno origine alle fameliche larve che cominciano a nutrirsi degli aghi di pino e si muovono in gruppo, alla ricerca di nutrimento.

In autunno, quando le temperature diventano progressivamente più rigide, le processionarie formano un nido sericeo, nel quale affronteranno l’inverno. L’attività riprende in primavera, quando abbandonano la pianta ospite e in fila indiana si dirigono in processione verso un luogo adatto in cui interrarsi, a circa 15 cm di profondità. Qui i bruchi raggiungono la maturità trasformandosi in farfalle e chiudendo così il ciclo vitale.

I danni


La processionaria è estremamente dannosa quando si trova nello stato larvale. Questi bruchi nonostante le piccole dimensioni, hanno forti mandibole, che gli permettono di nutrirsi anche degli aghi di pino più robusti e in poco tempo possono defogliare interi rami mettendo a repentaglio la vita delle piante che li ospitano.

Inoltre il loro corpo è ricoperto di peli urticanti, che si disperdono molto facilmente e possono provocare reazioni epidermiche e allergiche sia agli umani sia agli animali domestici. Cani e gatti sono particolarmente esposti al pericolo della processionaria, perchè annusando il terreno potrebbero inavvertitamente inalare i peli urticanti di questo infestante. I problemi che ne derivano all’apparato digerente o respiratorio dell’animale potrebbero anche essere fatali.