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Il torrente Avisio: dalla piscina naturale di Lavis alla crisi ambientale

Lavis. Nel 1947 la società magnifica comunità di Fiemme e la S.I.T presentano al ministero dei lavori pubblici un progetto di massima degli ingegneri Edoardo Mol e Arturo Brentella per la costruzione di una diga per lo sfruttamento idroelettrico del torrente Avisio: progetto approvato dalla Regione Trentino Alto Adige il 9 aprile 1949. Nel 1950 la commissione di Cavalese sceglie il piano dell’ingegnere Moll per la realizzazione della centrale bacino di Stramentizzo: una costruzione con una produzione annua di energia di 340 milioni di kw. Il 20 giugno 1950 arriva a Roma il primo nulla osta e nel 1952 viene costituita la società Avisio Spa. I lavori per la costruzione dell’opera iniziano nel giugno 1952 e terminano nel 1956. La nuova diga crea un bacino idrico con una capacità di invaso di 10 milioni di metri cubi d’acqua che sommerge completamente paese di Stramentizzo.

Il 19 maggio 1956 la centrale di San Floriano inizia la produzione di energia elettrica mentre l’inaugurazione ufficiale ha luogo il 12 luglio 1958. Nel 1963 passa all’ENEL. Le caratteristiche principali dell’opera sono le seguenti: lunghezza del lago artificiale 3,5 Km, larghezza massima 350 m; capacità dell’invaso 10 milioni di metri cubi d’acqua, lunghezza della galleria 9,70 km, salto utile 545 metri, potenza del macchinario generatore installato 3×650000 kw; produzione media annua di energia di 470 milioni di kwh.

Il torrente senz’acqua


L’opera provoca la quasi totale scomparsa dell’acqua del torrente Avisio, circostanza che causa variazioni climatiche negative nella valle e per il paese di Lavis con gravi conseguenze per l’industria e perdita della forza idraulica per l’irrigazione e la pesca.

Sono gli anni Ottanta del Novecento, e le pagine dei giornali, soprattutto nel periodo estivo, non risparmiano inchiostro per mettere in evidenza la scarsità di acqua del torrente. «Nel letto dell’Avisio c’è un arido deserto», titolava l’Alto Adige l’11 agosto del 1979. «I temporali di questi giorni -scriveva il giornale- hanno fatto ritornare l’acqua nel torrente Avisio che per diversi giorni è apparso completamente asciutto nel tratto in cui attraversa l’abitato di Lavis e S. Lazzaro. Quello offerto da questa situazione non era certo lo spettacolo migliore a vedersi, il largo letto del corso d’acqua, che all’occhio appare ancora più grande dopo i lavori di pulizia effettuati dalla Provincia, appariva solo un grosso ghiaione aridissimo, ora un po’ d’acqua è tornata a scorrere ed a portare alla zona quella brezza che la caratterizza che comunque non è più quella di un tempo quando il torrente era sempre ricco di acqua anche nei periodi di maggior siccità. È lo scotto che si deve pagare per la produzione di elettricità. A questa situazione si è infatti giunti in seguito alla realizzazione della diga di Stramentizzo che devia una parte dell’Avisio in val d’Adige e modifica il clima non solo della borgata, ma anche della vicina valle di Cembra. Anche nei periodi di maggior magra comunque l’acqua giunge fino alla località Zambel, ma in quantità tale da soddisfare soltanto le necessità dei corsi di irrigazione di Lavis e Gardolo che immettono nei loro impianti tutto il liquido disponibile necessario nei periodi di maggior caldo per l’irrigazione delle campagne della pianura di Lavis e Gardolo».

Al 17 agosto del 1979 sempre l’Alto Adige ritorna sulla questione con il titolo «Il torrente è secco per l’irrigazione. Sono stati salvati i pesci dell’Avisio».

Il 2 settembre 1980 l’Adige, per mano della cronista Antonella Mattioli scrive: «[…] l’Avisio è un cadavere, l’alveo amplissimo che un tempo era sempre occupato da molta acqua, è ora totalmente asciutto […]. è la conseguenza scaturita dalla decisione di costruire la diga di Stramentizzo con la quale parte dell’acqua viene deviata in val d’Adige per alimentare la centrale di San Floriano, è per questo che il torrente, soprattutto nel tratto in cui attraversa l’abitato di Lavis, offre uno spettacolo tanto desolante a chi si ferma anche per un solo istante ad osservarlo. L’Enel fa scorrere solo l’acqua necessaria per l’irrigazione della pianura di Lavis e di Ghiaie di Gardolo, che viene prelevata completamente nella zona Zambel ed ecco pertanto l’alveo asciutto tutto ciò ha determinato un mutamento climatico soprattutto per i rioni rivieraschi di via 4 Novembre, piazza Loreto e San Lazzaro che quando l’Avisio scorreva intero godevano di temperature estive più fresche rispetto alle altre zone della borgata essendo interessate da una pressoché continua brezza, anche nelle ore più calde della giornata. Non è poi da trascurare il lato estetico dal momento che anche il paesaggio risulta notevolmente deturpato, il vasto alveo è una pietraia arida con poche sterpaglie. La spumosa cascata che si poteva ammirare sotto il ponte in ferro è quasi scomparsa, ma anche la fauna ha risentito fortemente degli scarichi e degli sbalzi di portata, la pescosità dell’Avisio si è molto ridotta ed è scomparsa nel tratto da Lavis fino alla foce con l’Adige. Questo è il prezzo del progresso se così si può dire, che Lavis si trova a dover pagare, ma non noi che non possiamo far altro che guardare, pensiamo sia almeno consentito chiederci se non sarebbe stato possibile ottenere gli stessi risultati realizzando delle centrali che permettessero al torrente di continuare a scorrere nel suo alveo naturale senza la forzata immissione nell’Adige a San Floriano».

Problemi all’acquedotto


Le immagini del torrente in secca sono ancora vive nei ricordi di molti lavisani. Giuseppe Casetti racconta, nell’intervista rilasciata ad Anna Brugnara nell’ambito del progetto, che «andava in secca causa del prelievo fatto a monte del ponte dei 2 canali irrigui (uno per sponda trentina e Lavis). L’acqua quindi serviva agli agricoltori contadini e dal ponte alla foce non rimaneva che poca acqua nelle pozze. In quegli anni anche la diga di Stramentizzo non rilasciava acqua in estate non essendoci ancora la legge sul minimo deflusso vitale. Mio papà Pompeo mi raccontava che quando era giovane lui il torrente Avisio nemmeno in estate era attraversabile neanche dai più bravi nuotatori. Quando l’Avisio andava in secca il danno era di tipo estetico perché tanti pesci morivano e marcivano con morie di pesci di scarsa qualità».

Il 19 marzo 1989 il giornale l’Adige pubblica un articolo dal titolo «Sempre meno potabile l’acqua dell’Avisio? Crescono i timori di inquinanti» nel quale si legge:
«Sin dal 1800 gli abitanti di Lavis utilizzavano, a scopo potabile, l’acqua del torrente Avisio in località Zambel presso la Serra di S.Giorgio, situata quasi all’inizio della valle di Cembra. La presa dell’acquedotto si trovava nella falda del torrente, l’acqua viene filtrata naturalmente attraverso sabbia e ghiaia, quindi attraverso una galleria scavata nella roccia, si immette nell’opera di presa e quindi nella tubazioni principali dell’acquedotto lavisano, l’Avisio, come del resto tutti sanno, è ritenuto uno dei torrenti più inquinati della provincia di Trento e questo a causa soprattutto degli scarichi fognari, civili, industriali e delle numerose discariche abusive disseminate lungo le sue sponde. C’è da ricordare inoltre che numerosi insediamenti urbani e turistici delle tre valli dell’Avisio sono sprovvisti di depuratori e quindi liquami, detersivi, solventi, pesticidi, vengono scaricati impunemente e in continuazione, direttamente nel torrente stesso. Gli stessi scarichi si depositano sul fondo, filtrando quindi successivamente nelle sue falde. Ormai da anni l’Avisio non è più in grado di autodepurarsi e di ossigenare quindi la scarsa acqua, anche a causa della centrale idroelettrica di Stramentizzo che, specialmente nei mesi estivi, sfrutta al massimo la portata del torrente. Un ulteriore pericolo si presenterà al momento dello svuotamento a valle del fondo del bacino di Stramentizzo, con il suo carico di fogne e di residui della lavorazione della fluorite proveniente dalla miniera di Prestavel. La progettata diga di Valda poi, con il suo pesante impatto ambientale, provocherà irreparabili danni all’ecosistema della valle di Cembra e del fiume Avisio, tutto questo è stato anticipato dal consigliere regionale Roberto Franceschini che ha inoltrato in proposito un’interrogazione scritta al presidente del consiglio provinciale di Trento dott Pierluigi Angeli. Bistecca interroga il presidente per sapere se è a conoscenza dello stato di grave inquinamento del torrente Avisio, a della presenza lungo il suo corso di numerose discariche abusive, e del fatto che in esso vengono convogliati scarichi fognari civili e industriali; come intende farvi fronte, tenendo conto dei gravi danni all’ambiente ed alla salute pubblica che tutto ciò comporta. Se non ritiene di dover intervenire con la costruzione di depuratori nei centri che ne sono sprovvisti o quantomeno consigliare le fogne verso depuratori già esistenti, il consigliere di Lista verde chiede infine come intende prevenire ed affrontare i gravi problemi che si al momento dello svuotamento a valle del fondo dei bacini di Stramentizzo e con la costruzione della diga di Valda».

Di Syrio – Opera propria, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=92601131

I lavisani rivogliono il loro torrente


Fra la fine degli anni ‘80 e primi anni ‘90 emerge, di conseguenza, la necessità di stringere un nuovo legame con il torrente. Tra il luglio e il novembre del 1990 gli abitanti di Piazza Loreto raccolgono ben 600 firme per avere un punto di accesso al torrente. E nell’aprile del 1990 l’Adige pone l’interesse su l’inaccessibilità del torrente. Nell’articolo dal titolo «L’Avisio è inaccessibile la popolazione protesta» si legge che «[…] l’impresa che aveva eseguito i lavori per la Serra, aveva provveduto a tappare e realizzare quelle aperture che nel corso dei secoli passati, avevano permesso a tutti l’entrata e l’uscita più o meno ufficiale dell’intera zona, frequentatissima nel periodo estivo […] è successo ancora -ci dicono in tanti- che il vento avesse fatto cadere alcuni capi di biancheria stesi ad asciugare. Ebbene, per recuperarli, è stato richiesto anche l’aiuto dei vigili del fuoco. Gli stessi abitanti avevano sollevato proteste, avevano interessato anche l’amministrazione comunale diverse lettere sono state scritte alla Provincia e alla Pro loco […] gli abitanti degli Spiazi, e non solo quelli, chiedono l’apertura di una porticina, un piccolo pertugio in un muro nel quale possa passare una persona. Con un po’ di comprensione la cosa dovrebbe essere fattibile e significare una comodità in più per quelli che la chiedono da qualche tempo. In fondo, non si chiede sicuramente la luna nel pozzo».

Nell’estate del 1990 i giornali locali tornano sulla scarsità di acqua con il titolo «Manca l’acqua nell’Avisio ed i pesci muoiono annegati. Dove sono finiti gli accordi sui livelli?» Causa siccità il torrente è in secca da San lazzaro fino alla foce: grande moria di pesci e denuncia da parte dell’associazione pescatori; l’acqua era stata destinata all’irrigazione delle campagne: il risultato una grande moria di pesci. Sono stati salvati e gettati nell’Adige dieci quintali di pesci che si trovavano nelle pozze d’acqua.

Il 18 luglio 1990 l’Alto Adige pubblica, nella sezione dedicata alle valli, un articolo dal titolo «Avisio, acque passate. Quando il torrente era la piscina naturale di Lavis» nel quale si legge una storia mai raccontata sui libri. È la storia del rapporto fra popolazione e torrente. Già nel 1982 l’Alto Adige, a firma di Adriano Mattioli, aveva pubblicato un articolo dal titolo «Com’era bello l’Avisio di un tempo». La piscina comunale, infatti, entra in funzione nel 1970 e interessanti sono le motivazioni dichiarate alla stampa da Mons. Luigi Zadra: «togliere la gioventù dai luoghi dove solitamente andava a bagnarsi, vale a dire dalle acque dell’Avisio pericolose sotto vari aspetti».

«Fino alla conclusione degli anni Sessanta l’Avisio era considerato, così per dire, la piscina naturale di Lavis. Acqua passata: ora non passa mese senza che non si leggano denunce riguardanti la scarsità dell’acqua che vi scorre, o notizie sulla moria di pesci o sulla presenza di discariche abusive. Un tempo non era così. L’AVISIO era veramente la piscina per la gioventù della borgata. E si può ben dire che la stragrande maggioranza di coloro che oggi viaggiano oltre i quarant’anni, hanno imparato a nuotare proprio nell’Avisio, in quei tratti dove le sue acque rallentano ed è quindi più facile muovere le prime bracciate. Proprio di questi tempi infatti e fino a settembre il letto dell’Avisio era popolato di bagnanti di ogni genere ed età; ogni gruppo era solito frequentare un certo luogo fisso e così gli abitanti di via 4 Novembre e piazza Loreto erano soliti recarsi a monte del ponte di ferro, fino allo sbarramento della diga di San Giorgio – San Lazzaro invece occupavano la parte sottostante le case del paese, mentre Lavis – centro la sua “piscina” l’aveva scelta in prossimità del ponte della statale. Piazza Grazioli e vie vicine invece occupavano le “moie” più a ovest, alla Rostella. Era una festa per tutti, anche se non mancano certamente i pericoli. Ma dove non ci sono pericoli? Rispondevano i più giovani alle preoccupate raccomandazioni dei genitori. Oggi tutto è cambiato: c’è la piscina comunale – quella vera – e l’Avisio non è più quello di un tempo. Un brutto colpo l’ha ricevuto con la realizzazione dell’invaso di Stramentizzo e la conseguente deviazione di parte delle sue acque verso San Floriano. Hanno poi fatto seguito le discariche di vario genere e gli scarichi. Addio nuotare».
«Ora di quelle “moie” (punti dove il corso d’acqua scorreva più lentamente) cosa è rimasto? Ben poco, anche il letto è totalmente cambiato, ma soprattutto manca l’acqua. C’erano punti dove l’Avisio era profondo, anche in periodo di magra, due o tre metri. Oggi questo non accade più e gli anziani lo osservano con malinconia legati come sono a questo torrente che per Lavis è sempre stato gioia e disperazione».

E oggi come è vissuto il torrente Avisio? Lasciate un commento.

Fonti giornalistiche


Alto Adige, Nel letto dell’Avisio c’è un arido deserto, 11 agosto 1979, Biblioteca Comunale Lavis, Rassegna stampa, 1979.

Alto Adige, Il torrente è secco per l’irrigazione. Sono stati salvati i pesci dell’Avisio”,, 17 agosto 1979, Biblioteca Comunale Lavis, Rassegna stampa, 1979

L’Adige, 19 marzo 1989, Sempre meno potabile l’acqua dell’Avisio? Crescono i timori di inquinanti, Biblioteca Comunale di Lavis, Rassegna stampa, 1989.

L’Adige, 5 aprile 1990, L’Avisio è inaccessibile la popolazione protesta, Biblioteca Comunale di Lavis, Rassegna stampa, 1990.

L’Adige, 6 giugno 1990, Manca l’acqua nell’Avisio ed i pesci muoiono annegati”. Dove sono finiti gli accordi sui livelli?,Biblioteca Comunale di Lavis, Rassegna stampa, 1990.

L’ Alto Adige, Avisio, acque passate. Quando il torrente era la piscina naturale di Lavis, 18 luglio 1990, Biblioteca Comunale di Lavis, Rassegna stampa, 1990.

Alto Adige, “Funziona la piscina”, 10 luglio 1970, ,Biblioteca Comunale di Lavis, Rassegna stampa, 1990.

Fonti di Archivio

Ecomuseo Argentario, Archivio Memoria, Le vie dell’acqua e dell’uomo, Giuseppe Casetti intervistato da Anna Brugnara il 24 novembre 2023.

Andrea Casna

Andrea Casna, iscritto all'Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige, albo pubblicisti, è laureato in storia e collabora con l'Associazione Forte Colle delle Benne. È stato vicepresidente dell'Associazione Culturale Lavisana e collabora come operatore didattico con il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto.

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