Lavis, paese delle fontane, ne ha una che ha una storia davvero singolare
Lavis. Passeggiando nel centro storico di Lavis, in uno dei cortili interni del Ronch è possibile notare una curiosa fontana, dalla forma insolita, ricavata da una grossa pietra di marmo.
Già a prima vista è evidente che il brenz in pietra ha una lavorazione particolarmente strana: all’esterno il lato sinistro scende diritto mentre quello desto scende obliquo. Osservando con più attenzione è possibile notare che anche l’interno non è omogeneo: sul lato destro c’è un gradino. Una forma davvero insolita per una fontana.
Le origini
E infatti questo strano manufatto non era nato come fontana, ma come una vasca da bagno. E a questo punto è interessante raccontare la sua singolare storia.
Questa vasca da bagno era installata, probabilmente ancora nell’800 nella casa dell’ex notaio Benamà, ora Sette-Taxis in via 4 novembre. Negli anni ‘30 del secolo scorso la vasca era diventata ormai obsoleta e i proprietari decisero di cambiarla con una più pratica e moderna, che seguisse i dettami della moda in voga allora.
Venuto a conoscenza della sostituzione, Silvio Bentivoglio chiese la vasca ai proprietari per adattarla e posizionarla come fontana nel piazzale davanti a casa sua. I proprietari della pesante vasca in pietra acconsentirono a patto che il trasporto fosse a carico di Silvio.
Un trasporto problematico
La distanza da percorrere non era molta, qualche centinaio di metri, ma la vasca era decisamente pesante e il trasporto fu una vera avventura.
Silvio Bentivoglio era un contadino e aveva un carro, non molto grande, trainato da un bue per i lavori di campagna. Aiutato da alcuni amici caricò la fontana sul suo carro,. Per affrontare con tranquillità il trasporto venne anche rinforzato el scalar con delle grosse assi.
Dovete sapere che la pavimentazione di allora in paese era formata da un selciato in ciottoli dell’Avisio, el salesà, per cui il viaggio del carro, con le ruote dai raggi in legno e il cerchione in ferro, era un continuo traballare. Infatti, fatte poche decine di metri il carro, a causa degli scossoni e del troppo peso, detto in buon trentino “el sa enmucià”.
Fu subito cercato un altro carro, un po’ più forte e con un’altra faticosa lavorata gli amici riuscirono a caricare nuovamente la fontana sul nuovo mezzo di trasporto.
Ma come in una Via Crucis, appena ripreso il cammino, giunti alla salita del ponte sulla roggia vicino alla chiesa, una ruota di questo secondo carro si ruppe. Il carro cedette quindi sul fianco facendo cadere la vaca a terra che fortunatamente non si ruppe.
Fu necessario cosi un terzo carro per completare il trasporto e finalmente, dopo mille fatiche, la fontana arrivò a destinazione e venne posizionata dove ancora oggi la vediamo.
Naturalmente come ogni fontana che si rispetti la vasca venne dotata anche di una spina dell’acqua che rimase attiva fino a quando l’acquedotto restò comunale con l’acqua che aveva un costo molto basso.
Per l’occasione venne inciso con la ponta e mazot anche la data dell’avventura, visibile ancora aggi: 1932.
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