Ricordi di un’inondazione: la tragedia del 1966

Questo articolo fa parte del progetto “Le vie dell’acqua e dell’uomo: società ed economia fra passato e presente” promosso da Ecomuseo Argentario, con il contributo della Fondazione Caritro. Partner del progetto: Associazione Culturale Lavisana, Comune di Lavis, Comune di Civezzano, Rete delle Riserve Val di Cembra-Avisio e APPA

Lavis. All’interno del progetto “Le vie dell’acqua e dell’uomo: società ed economia fra passato e presente”, abbiamo elaborato una traccia per raccogliere ricordi, informazioni e impressioni, e chiesto quale sia il rapporto esistente con il torrente Avisio. Ho intervistato 20 persone che vivono a Lavis. Il lavoro è quindi una piccola parte di un’indagine che prosegue ora attraverso un questionario online disponibile a questo link.

Le risposte costituiscono ora una raccolta di racconti, testimonianze e descrizioni che uniscono il passato al presente attraverso le vite di molte generazioni, dai più anziani ai più giovani. Le interviste coprono, a livello generale, un arco generazionale che va dai 19 ai 90 anni.

L’intento è quello di trasmettere una molteplicità di visioni e sguardi con cui si vive il torrente Avisio, offrendo uno spaccato parziale che non può certo esaurirsi in questo lavoro. Le civiltà dell’acqua, che hanno accompagnato l’uomo dalla notte dei tempi e continuano a farlo anche nel III millennio, mostrano un legame ben radicato con i corsi d’acqua, spesso inesplorato.
Di queste venti persone ne sono state selezionate sette per la creazione di questo video:

L’alluvione del 1966


Alla domanda «Si ricorda l’alluvione del 1966? Vuole raccontare qualcosa?» le risposte sono un ricordo riservato principalmente a chi ha superato i 60 anni; pertanto, altri racconti sono spesso di seconda mano, trasmessi a figli e nipoti. In alcuni casi, si è trasmessa anche la paura, l’urgenza di rifugiarsi in luoghi sicuri sopra il paese e di salvare, in alcuni casi, gli animali della stalla: mucche e capre, fondamentali per la produzione quotidiana del latte.

Altri racconti evidenziano una certa consapevolezza delle criticità esistenti sul territorio in generale, dove le dighe di S. Giustina e Stramentizzo, situate ad una distanza media di 40 km, avrebbero potuto rappresentare una minaccia nella peggiore delle ipotesi se danneggiate dalle acque in piena. Chi era presente ha descritto il suono roboante dei massi trasportati dall’acqua, che facevano vibrare le case. Un ricordo comune è la fuga verso parenti e amici nel quartiere Bristol, dove si trovano le case più antiche costruite sulle rocce quando ancora il torrente non aveva argini e, quando in piena, “feroce” usciva dal suo letto distruggendo le abitazioni. Le case affacciate sugli argini furono evacuate vista l’altezza raggiunta dalle acque al Ponte di Ferro.

Certi ricordi sono ben impressi in chi vide, senti e fiutò quell’aria carica di un’energia enorme che raramente capita di sentire nella vita. Fu anche un’occasione per capire la fragilità delle infrastrutture che tutti davano per certe: acquedotto, ponti, strade. Per Lavis le abitazioni colpite dall’alluvione furono solo 2 ma ogni lavisano si sentì coinvolto in quel dramma che aveva colpito quelle famiglie e tutti per parecchi giorni dovettero riattivare vecchi metodi per rifornirsi di acqua per uso domestico in attesa della riparazione dell’acquedotto e avere nuovamente l’acqua potabile nelle abitazioni.

Riparazione degli argini

Le testimonianze


Mi ricordo come fosse adesso, avevo 8 anni, una agitazione enorme in casa, mia mamma si agitava dicendo andiamo sui Ciucioi a salvarci, se cede la diga cosa succede. Ricordo un rumore assordante di sassi che rotolano, mi ricordo l’acqua appena sotto il ponte, un grande rumore e anche gli adulti ipotizzavano cosa fare cosa non fare e dove fuggire. Poi il crollo della casa all’argine e tutti gli oggetti sparsi ovunque quando già si stava abbassando la portata per fortuna gli abitanti avevano già lasciato la casa. Poi l’aspetto dell’alveo era completamente trasformato. (Giuseppe Casetti)

Mio papà mi ha raccontato che l’acqua in quei giorni arrivava quasi fino al ponte di ferro, subito sotto, wow ho pensato però che forza…, e dal racconto si capiva che l’acqua trasportava di tutto ….confusione tronchi, rami, provenienti dalla valle di Cembra, non ho avvertito paura nel racconto. (Gabriele Casetti)

Giravano voci che facevano paura, se le dighe Stramentizzo e S. Giustina fossero cedute quali conseguenze ci sarebbero state? Raccontavano che i tronchi degli alberi scesi dalla val di Cembra viaggiavano sopra la diga di san Giorgio. I pompieri al ponte di ferro mi hanno fermato perché volevo andare con Marco Dallabetta, oltre per vedere la situazione. Con l’ombrello l’amico tocco la superficie (marrone) interrogandosi se fosse acqua o terreno! Molto pericoloso… Eravamo al “busòn” o “porta delle rogge” e lì l”acqua scorreva sopra “la rosta” (l’argine), dissi “stai qui non andare avanti! che l’acqua ci arriva sotto i piedi”. (Cirillo Odorizzi)

Mi hanno raccontato che era caduta la casa sull’argine, e mi sembra di ricordare che eravamo coinvolti anche noi … mi ricordo che un amico agricoltore mi ha raccontato che un tempo il torrente scorreva proprio dove adesso c’è il paese e la campagna e lui lavorando dei terreni per fare dei lavori ha trovato tracce dell’antico alveo grossi massi arrotondati e sabbia.” (Davide Sgrò)

Si all’epoca il tessuto urbano era diverso, mi hanno raccontato quando ero bambino che la mia famiglia aveva una stalla con 2-3 vacche qui nel centro del paese, che la grande preoccupazione era di metterle in salvo, questo patrimonio, dall’alluvione!!” (Lucio Dorigatti)

Ho il ricordo vivo, ma a Gardolo, abitavo proprio vicino alla roggia vicina alla chiesa, che causa la piena, avevano posizionato sacchi di sabbia per alzare gli argini. (Lucio Uber)

Sì mi ricordo che andavamo a vedere l’Avisio che trasportava di tutto. L’alluvione non interessò il centro del paese e l’acqua non passava nelle rogge perché bloccata su agli spiazzi (Paolo Dorigatti)

A Trento nord, Vittorio Andreatta che faceva il meccanico era stato chiamato lì a recuperare una vettura da un garage allagato e disgrazia volle che morì nel tentativo di tirarla fuori lasciando moglie con bimbo piccolo … fu l’unico morto di Lavis a causa dell’inondazione. Mi ricordo i racconti in famiglia del rumore che si sentiva e mia zia che viveva in via Orti scappò… (Pierina Valentini)

A casa di mia mamma il rumore del torrente era assordante, bim bom rombo di sassi sembravano cannoni. Tremava tutto la credenza ballava e le tazze pure. Un pezzo di rosta era caduto… una frana era caduta da sopra ai Ciucioi dal Dos Paion… Mia sorella Bruna Brugnara sposata da pochi mesi abitava nella casa cantoniera vicino al ponte e furono evacuati perché troppo pericoloso rimanere nelle case sull’argine come altri che vivevano in zona… poi la notte la casa cadde giù e mia sorella perse tutto. Mi ricordo tutte le cose di casa giù per la strada… (Tullio Brugnara)

La sera siamo fuggiti tutta la famiglia e anche gli altri abitanti della casa siamo fuggiti sul Bristol da parenti. Mi ricordo la preoccupazione che la piena portasse via gli orti che erano costruiti dentro l’alveo vicino all’argine che confina con piazza Loreto. Questa volta invece si vedeva che l’acqua piano piano portava via la terra orto dopo orto, fino a raggiungere il pollaio di mia nonna in nostro orto … il grande albero di noce fu sradicato e portato via. (Enzo Marco)

Per molti anni mi sono occupata di educazione ambientale, in particolare rivolta ai bambini attraverso il progetto A.p.p.a., utilizzando attività sul campo in gran parte del territorio provinciale. In qualità di accompagnatrice di territorio, mi dedico alla salvaguardia dell'ambiente, guidando gruppi di adulti e bambini nelle esplorazioni del nostro patrimonio naturale. Ho realizzato interviste per i progetti "Pastori nelle Alpi: storia e testimonianze nelle valli del Trentino" e "Ritratti di una passione: i soci della cantina si raccontano", incontrando coltivatori nella valle di Cembra e nel territorio di Lavis. Attualmente collaboro con l’associazione Ecomuseo Argentario, partecipando a visite guidate al giardino dei Ciucioi e organizzando attività didattiche con laboratori nelle scuole, oltre a laboratori ludico-creativi.