Quasi un centinaio di persone morirono in guerra, ma a falcidiare i lavisani contribuì anche l’influenza spagnola
LAVIS. Per meglio raccontare la Prima guerra mondiale – argomento che avevamo introdotto nella prima puntata – possiamo fare affidamento ai dati demografici. A inizio conflitto, stando al censimento del 1910, a Lavis (comprese le frazioni) c’erano circa 3645 abitanti. Il grafico descrive la ripartizione degli abitanti per borgata all’interno del comune.
A morire sui campi di battaglia, o per malattia o in prigionia in Russia furono, allo stato attuale delle ricerca, circa un centinaio di persone.
La guerra ebbe anche ripercussioni negative sulla popolazione civile. Le scarse condizioni alimentari e sanitarie, causate da un’economica rivolta esclusivamente al mantenimento dell’esercito, portarono ad un calo delle nascite.
A Trento vi furono manifestazioni e proteste, principalmente di donne, contro la guerra e contro le ristrettezze alimentari imposte dal regime. Il grafico qui sotto cerca di ricostruire l’andamento dei decessi a partire dal 1900 fino al 1918: da notare l‘aumento del tasso di mortalità a partire dal 1914-1915, per raggiungere il picco nel 1918, superando i livelli di inizio secolo, a causa dell’influenza spagnola.
Il 3 novembre del 1918 il Regio Esercito entrò a Trento. Il giorno seguente fu la volta di Lavis, San Michele all’Adige, Mezzolombardo, Mezzocorona e Salorno. Il 4 novembre un manipolo dei Cavalleggeri di Alessandria entrò a Lavis guidati dai tenenti Placido Siriani e Pietro Cantimori.
Alcuni abitanti, dato che in paese c’erano 500 soldati austriaci, si adoperarono per garantire una resa pacifica. Nel febbraio del 1919 la cittadinanza lavisana celebrò quell’evento inaugurando una lapide, tutt’ora leggibile sulla facciata del Municipio, alla presenza del Duca di Pistoia e del colonnello Ernesto Tarditti.
Con delibera del 30 dicembre 1918, il consiglio comunale, ora composto da personaggi fedeli all’Italia, modificò i toponimi di vie e piazze per celebrare la “redenzione” della borgata. E così, per fare qualche esempio, via Sant’Udalrico diventò l’attuale via Roma e Piazza del Leone si trasformò in Piazza Cesare Battisti.
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