Il rogo del pino è una delle più antiche tradizioni legate alle festività alpine: anche le maschere storiche di Valfloriana partecipano ai riti goliardici
GRAUNO. Il Carnevale di Grauno, con il rogo del pino, rappresenta una delle più antiche tradizioni legate al carnevale alpino. Il piccolo borgo dell’Alta Valle di Cembra e i suoi abitanti diventano protagonisti, sin dall’Epifania, di un rito che affonda le radici nella notte dei tempi e che culmina il martedì grasso con l’accensione del grande albero elemento di antichi riti precristiani di propiziazione e di fecondità.
Questo momento conclusivo è preceduto da un complesso rituale che prevede il prelievo del pino dalla montagna soprastante, il suo trascinamento in piazza, la rappresentazione di una commedia con la “condanna” dell’ultimo maschio andato sposo al battezzo del pino e quindi l’innalzamento del maestoso albero nella “Busa del Carneval”.
La torcia gigantesca
Giunta la sera, dopo il suono dell’Ave Maria, si riforma il corteo per la fase conclusiva della festa: in testa i suonatori di fisarmonica intonano l’inno al carnevale, a seguire i coscritti ornati da splendidi copricapi tradizionali, quindi la folla. Spetta all’ultimo sposo dell’anno e alla sua consorte l’accensione del pino di carnevale che, come una torcia gigantesca, può essere scorto da qualsiasi punto della Valle di Cembra.
Da alcuni anni i Matòci, gli Arlecchini, i Sonadori, il corteo degli Sposi con le Bèle e i Paiaci dello storico Carnevale di Valfloriana, paese affacciato dall’altra parte della Valle, si incontrano a Grauno, il martedì mattina dove ricevono le chiavi del paese, prima di dare inizio a riti storici e goliardici tipici dei due tra i più importanti carnevali dell’Arco Alpino.
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