Quasi cento musicisti e ballerini per un viaggio nella musica country (e non solo): così si è chiuso fra gli applausi il carnevale a Lavis
LAVIS. A un certo punto è andato in scena anche un duello. Quel volpone di Carlo Refatti è stato più veloce a estrarre la pistola e ha avuto la meglio sul povero Francesco Nicolini.
Il concerto
Così si è chiuso il carnevale a Lavis, domenica 3 marzo. Con la musica della banda sociale, accompagnata dai balli degli Iron Boots. E poi il gruppo dei Blues Cousins e i violini guidati da Ester Wegher (da Salò): quasi cento persone solo contando musicisti e ballerini.
Nell’aria del Palavis si sono alzati i cappelli dei cowboy. È stato un viaggio nel mondo western: dalla tradizione celtica delle origini, fino alle rivisitazioni più moderne.
Musicisti e ballerini
«Di solito siamo noi a cercare nuove collaborazioni, questa volta invece sono stati loro a trovare noi», spiega Adriano Magagna, poliedrico maestro della banda sociale di Lavis.
Loro sono appunto gli Iron Boots, associazione di Lavis abituata a ballare quella che tecnicamente si definisce “Line dance”: «Ma è stata una bella sfida anche per noi – spiega Cesarina Brugnara – noi siamo abituati a ballare sulle registrazioni. Esibirsi con una banda è tutta un’altra cosa».
Il viaggio
L’intero concerto è stato concepito come un viaggio. E non solo in quell’America selvaggia, fatta di duelli sotto il sole, come ci ha abituato anche la tradizione dei film western.
È stato soprattutto un viaggio all’interno di una tradizione musicale. E in questo sta il valore didattico del concerto andato in scena al Palavis.
Per il resto, c’è quella solita abitudine che rende unica la banda di Lavis: la capacità di contaminarsi ed evolvere. Passando dalle marce al metal, dal blues al country. Essendo insieme musicisti ed esploratori.
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