Alla soglia dei 103 anni, Vittorio Michele Facchini è partito per il suo ultimo viaggio. Era diventato un punto di riferimento per gli emigranti. E per questo aveva ottenuto l’Aquila di San Venceslao
LAVIS. Le notizie, si sa, ai nostri giorni corrono veloci e questa mattina in pochi minuti ne è arrivata una triste da Sydney. Questa notte zio Vic è partito per il suo ultimo viaggio. Qualcuno forse non lo conosceva ma senza ombra di dubbio era il trentino più famoso d’Australia. Una bella persona che ha vissuto una vita piena e avventurosa, difficile da riassumere in poche righe.
Vittorio Michele Facchini, nato a Meano il 5 novembre del 1917 ma lavisano di adozione, era uno degli ultimi trentini superstiti dell’impero austro-ungarico. Dopo la morte del padre, nel 1934, fu costretto a fuggire e raggiunse il fratello in Australia. Il viaggio verso l’Australia avvenne a bordo della motonave Viminale, un grosso transatlantico vanto della cantieristica navale italiana varato nel 1925, e venne riportato anche in un documentario sulla storia di questa nave (al minuto 19.50 l’intervista a Vic Facchini).
La vita in Australia
Durante la seconda guerra mondiale Vic, essendo cittadino italiano e quindi, ironia della sorte, sospettato di essere un simpatizzante del regime fascista, venne internato dal governo australiano e inviato nei boschi dove veniva prodotto il carbone. I suoi lavori forzati durarono quasi tre anni.
Dopo la guerra tornò a Sydney lavorando come falegname. Lì acquistò una grande casa che divenne il punto di riferimento per tutti i trentini che per vari motivi si recavano in Australia. Emigranti, turisti, studenti o lavoratori di passaggio trovavano sempre la casa aperta, una camera per dormire e la cordialità di “zio Vic”.
Molto probabilmente casa sua ha ospitato più trentini di qualsiasi albergo nella metropoli australiana.
Il legame con il Trentino
Vittorio è sempre stato molto legato al suo Trentino e fino a pochi anni fa quasi ogni anno faceva un viaggetto in Italia per trovare parenti e amici.
Durante uno di questi viaggi, nel 1956, Vittorio era sbarcato in Italia accompagnato. La sua compagna aveva fatto parlare e aveva suscitato l’invidia di tutti gli uomini, giovani e meno giovani, che hanno avuto la fortuna di vederla. Si trattava di una Holden modello FJ, una macchina della General Motors costruita in Australia. Quell’anno “zio Vic” girò mezza Europa con la sua macchina e non negava un passaggio a chi gli chiedesse di fare un giro.
L’Aquila di San Venceslao
Vic era anche un grande amante dello sport. Durante la sua lunga vita ha vissuto in prima persona i principali avvenimenti sportivi che si sono svolti nel mondo. Era raro che Vittorio non seguisse dal vivo una fase finale dei campionati del mondo di calcio e le olimpiadi.
Solamente l’età e le sue ginocchia malconce hanno rallentato la sua voglia di viaggiare.
Uno dei suoi ultimi viaggi è stato nel 2007, quando è stato invitato dal Presidente Lorenzo Dellai per ricevere la più alta onorificenza della Provincia autonoma di Trento, l’Aquila di San Venceslao, in riconoscimento della sua generosità e dedizione a favore degli emigranti. Fra le altre cose Vic è stato uno dei soci fondatori del Club Marconi (chi è stato in Australia può capire l’importanza di questa istituzione per gli italiani) e dell’Associazione Trentini di Sydney.
Il traguardo del 100 anni
Gli anni sono passati. Quando ha spento le sue 100 candeline circondato da parenti e amici giunti a Sydney da mezzo mondo, Vittorio Facchini ha ricevuto messaggi di auguri dal Governatore Generale dell’Australia, Sir Peter Cosgrove, dal Primo Ministro Dell’Australia Malcom Turnbull e… dalla Regina Elisabetta d’Inghilterra!
Vic, sempre lucidissimo, ha voluto festeggiare il suo 101° compleanno ricordando che nel 2018 il suo nome è stato inciso sul Welcome Wall presso il Museo Marittimo di Sydney e il 102° sempre circondato dall’affetto delle tantissime persone che gli sono state vicine.
Ciao
Adesso invece, alla soglia dei 103 anni, zio Vic ha deciso di partire da solo.
Me lo immagino avviarsi con la sua andatura ondeggiante, dovuta alla fatica accumulata nelle ginocchia, le mani forti da falegname e il sorriso scanzonato. Me lo immagino salutarci ancora una volta con la sua ironia e la sua voce, in un bellissimo dialetto trentino con l’accento australiano.
Ciao zio Vic, buon viaggio.
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