Gli spalti sulle roste e il campo lungo il torrente: quando nell’Avisio si giocava a calcio

A Lavis c’è stato un tempo in cui le squadre si sfidavano nel greto. Ma poi la furia dell’acqua si è portata via tutto

Storia di Giovanni Battista Tonini, il “martire ignoto” fucilato a Cembra

Brindò in onore dell’Italia e per questo fu accusato di irredentismo dagli austriaci e condannato a morte. Il suo ricordo in una targa sul municipio

Il grande ciclismo a Lavis: quando Coppi, Bartali e Charlie Gaul assalivano il Pristol

Il “Circuito degli assi” era organizzato dall’Unione sportiva e portava in paese i grandi campioni della bicicletta

La storia della ferrovia elettrica della Trento-Malé e di come ha cambiato Lavis

Un tempo i binari attraversavano il centro, adesso sono sotto terra. Nel frattempo sono state costruite tre diverse stazioni, ad accompagnare la crescita costante del paese

Morti sul campo, morti in paese: quei lutti della Grande guerra a Lavis

Quasi un centinaio di persone morirono in guerra, ma a falcidiare i lavisani contribuì anche l’influenza spagnola

Contrabbandieri sulla via della grappa: la storia della distillazione familiare a Lavis

Prima ci si riuniva intorno agli alambicchi e poi si percorrevano le strade di notte per andare a venderla

Quella “Madonina” sul Pristol resa famosa da Camillo Moser e Italo Varner

La canzone dei due artisti di Lavis ha fatto conoscere questo capitello in tutto il Trentino

Le 120 candeline per il ricreatorio-oratorio di Lavis: dal lascito Nardoni fino ai nostri giorni

Dal testamento che ha permesso la prima costruzione fino all’arrivo dei padri canossiani, è sempre rimasto uno dei luoghi più importanti della storia recente della borgata

Il Calicanto della mamma, quel fiore magico che a Lavis sboccia a ogni inverno

Fiorisce al freddo e sotto la neve, e anche in paese ce ne sono diversi esemplari in passerella. Ma questa è la storia di quello di casa mia…

“Quei bei tempi sotto la frasca”: quando a Lavis esistevano gli spacci dei contadini

Fino ai primissimi anni ’60, vendevano vino, sfuso e d’asporto in pieno centro storico. Era un modo per tenere più unita la gente sotto casa